Vittoria Maggio: “Naranjo en Flor, uno dei tanghi più poetici che siano stati scritti”

di Vittoria Maggio
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Naranjo en Flor è uno dei tanghi più poetici che siano stati scritti. La nostra rubrica coglie l’occasione di parlarne questa settimana, dando così un contributo alla giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra il 25 novembre, ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999.

Il tango è da anni solidale con questa causa:  Milano è stata la prima città nel 2015 ad accostare il ballo all’occasione, ed è stata poi seguita da tante altre organizzazioni cittadine nelle varie regioni italiane.

Perché è il tango a danzare in questa importante giornata?

Sensualità e passione sono le prime parole che solitamente si abbinano a questo meraviglioso ballo.

Il tango è invece prima di tutto ascolto, dialogo, sentire profondo col cuore, con la pelle, col respiro, con l’animo: il tango è il ballo di coppia per eccellenza, simbolo dell’intesa  fatta di ascolto e dialogo reciproco, dove i ruoli di chi guida e chi segue hanno pari dignità e importanza, nel rispetto delle  differenze, in un eterno scambio virtuoso.

Il tango è un incontro fra un uomo e una donna, incontro che parte da un abbraccio dove il sentire dell’uomo e della donna si fondano nello stesso respiro, due cuori che diventano uno, con l’uomo che decide di prendersi la responsabilità della sua dama rendendola il centro dell’attenzione della coppia danzante.

Il tango è ascolto, unione, educazione, due cuori che danzano insieme, rispetto: tutto ciò che il rapporto tra uomo e donna non è all’interno di un sentimento violento.

Ecco entrare in questa tematica Naranjo en Flor, una delicata metafora che come tale si può accogliere o discutere.

Gran parte del fascino del tango è dato infatti dalle parole dei suoi brani, paragonabili e accostabili ai versi di una poesia per il vasto utilizzo di metafore, immagini, ricordi, per gli stati d’animo evocati all’interno di una struttura ritmica. Naranjo en Flor é una delle espressioni poetiche più avanguardiste degli anni ’40.

Scritto e musicato nel 1944 dai fratelli Exposito, è stato interpretato e orchestrato da vari musicisti, ma la versione più in linea con la profondità del testo è sicuramente quella cantata nei primi anni ‘70 dal grande Roberto Goyeneche, detto il “polacco”  per la sua magrezza e per i capelli  rossi e lunghi, dalla personalità interpretativa forte, caratterizzata dal suo cantare in contrattempo.

Homero Exposito aveva certamente una sensibilità poetica fuori dal comune data dalla sua conoscenza della letteratura di Rimbaud, Eluard, Baudelaire e ben sapeva che un poema si costruisce con la bellezza delle parole.

In questo tango non ci sono gli elementi caratteristici della prosa del tango: non c’è  il barrio, non c’è il compadrito, la città coi suoi angoli e i suoi bar; ci sono fiori, fiori d’arancio, acqua, alberi, profumi, sensazioni, ci sono i non detti che lasciano intendere.

Il testo narra di una ragazza, pura e fresca come l’acqua di un fiume, e della violenza subita in una via assolata, da parte di un uomo ubriaco che un giorno confesserà in segreto la sua colpa a un poeta, davanti all’ennesimo bicchiere in un bar.

Pare che l’autore abbia impiegato settimane per rendere il dolore e la delicatezza nel testo, un testo che non dice espressamente, ma che chiaramente allude alle terribili sensazioni di un atto di sopraffazione. Il contrasto tra il candore iniziale e il dolore degli ultimi versi rende il brano quasi un cristallo, prismatico di luci e sensazioni, forte e fragile come solo il cristallo può essere.

Il brano è stato scelto per essere ballato domenica 25 novembre a Milano, da una coppia di ballerini che vuole rendere omaggio a una nuova Onlus a sostegno delle vittime di violenza, creata da sei donne coraggiose che si sono unite nell’impegno fondando La Consapevolezza di Venere.

“Era más blanda que el agua
Era più pura dell’acqua
que el agua blanda
dell’acqua pura.
Era más fresca que el río,
Era più fresca del fiume,
naranjo en flor
arancio in fiore!

Y en esa calle de estío,
E in quella strada d’estate,
calle perdida,
strada perduta,
dejó un pedazo de vida
Ha lasciato un pezzo di vita
y se marchó.
e se ne é andata!

Primero hay que saber sufrir,
Prima di tutto bisogna saper soffrire,
después amar, después partir
poi amare, poi lasciare
y al fin andar sin pensamiento.
e infine andarsene  senza voltarsi.

Perfume de naranjo en flor,
Profumo di arancio in fiore
promesas vanas de un amor
inutili promesse d’amore
que se escaparon en el viento.
fuggite nel vento.

Después, qué importa del después
Dopo che importa quello che viene dopo
Toda mi vida es el ayer
Tutta la mia vita è in quell’ieri
que me detiene en el pasado

Che mi trattiene nel passato.

Eterna y vieja juventud
Eterna e vecchia gioventú
que me ha dejado acobardado
che mi  ha lasciato spaventato
como un pájaro sin luz.
come un passero nel buio.

Que le habrán hecho mis manos?
Che le avranno fatto le mie mani?
Que le habrán hecho,
Che le hanno fatto,
para dejarme en el pecho

Per lasciarmi nel petto
tanto dolor?

tanto dolore?”

E come sempre Buon Tango a tutti e non dimenticate che Finché c’è tango c’è vita!

Un abbraccio.

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