Gala Fracci alla Scala: l’amore per Carla Fracci dà vita ad una serata di danza unica

Qualche impressione di una serata memorabile

di Nives Canetti
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All’indomani dell’intitolazione a Carla Fracci della nuova sala ballo, la Scala dimostra ancora di più tutto il suo affetto e la sua riconoscenza all’immensa artista di casa con il Gala Fracci, arrivato alla terza edizione, appuntamento doveroso, molto atteso dal mondo della danza e fortemente voluto e creato dal Manuel Legris.

Anche un’altra grandissima étoile scaligera è stata festeggiata sul palco in questa edizione: evento clou della serata è stato il ritorno di Luciana Savignano che in veste di speciale maître ha confidato alla nuova étoile Nicoletta Manni, i segreti della sua Luna, capolavoro di Maurice Béjart creato per lei nel 1976. Ricordo perfettamente quando nel corso di Héliogabale, spettacolo non riuscitissimo di Béjart, apparve lei, sulla musica ieratica di Bach, ipnotica, misteriosa, folgorante nel suo accademico bianco immerso nel buio, e tutti restammo “émerveillés”. Nicoletta Manni ha avuto il coraggio di affrontare questo confronto e ha fatto sua la Luna con un approccio giustamente diverso, forse più rotondo, ma meno sinuoso, centrato sulle posizioni chiave e meno sui passaggi e su alcuni accenti. Vero è che il risultato è stato molto convincente e al termine lunghi applausi hanno sottolineato la performance di Manni e l’apparizione di Savignano, vestita di scuro accanto alla Luna nuova, un‘immagine emozionante e indimenticabile.

Come per le precedenti edizioni il Gala dedicato a Fracci è una vetrina che mette in luce i tanti talenti di casa e propone ospiti internazionali, Nuñez e Muntagirov, Smirnova e Tissi, e fra i 12 brani in locandina si alternano i grandi classici legati a Fracci come il Lago dei Cigni, La Sylphide la Bella Addormentata, Paquita e Coppelia, ai coreografi del ‘900 come Béjart, Petit e Balanchine, e alle nuove creazioni degli anni 2000 di Valastro, Legris, De Bana e Crescenzi giovane artista del corpo di ballo.

Non ci si poteva aspettare niente di meno dall’esaltante entrata in scena di Marianela Nuñez e Vadim Muntagirov: il carisma sorridente e solare di due artisti fantastici, che hanno brillato danzando il passo a due terzo atto della Bella Addormentata, ha fatto nascere spontaneamente un applauso a scena aperta al loro arrivo. Smaglianti, non una sbavatura, una simbiosi perfetta. L’assolo di Aurora, giocato, vivace per niente melenso e lui un principe da manuale, i due principal del Royal Ballet hanno ballato una versione della coda un po’ diversa sostituendo le diagonali di piccoli salti prima dei solé en arrière in coppia con un manége di Nuñez.

Olga Smirnova e Jacopo Tissi hanno ballato il passo a due di Diamonds di Balanchine. Entrambi all’Het Nationale Ballet dopo l’uscita dal Bolshoi, belli in scena, perfetti tecnicamente, forse non hanno  reso appieno quel mistero e quella tensione emotiva un po’ distaccata e al contempo magnetica tra i due interpreti, che è chiave in questo enigmatico passo a due.

Molto intenso, morbido e romantico il cigno bianco di Maria Celeste Losa che, in coppia con Timofej Andrijashenko e con i cigni della Scala, ha aperto il Gala nel passo a due del secondo atto del Lago dei cigni. Il ballon incredibile di Claudio Coviello e la leggerezza eterea di Vittoria Valerio perfettamente in stile nel passo a due del secondo atto della Sylphide di Bournonville hanno ricevuto molti applausi, mentre il primo tempo è stato chiuso con enfasi dall’adagio e la coda di Paquita con Martina Arduino e Marco Agostino e il corpo di ballo scaligero.

Donizetti pas de deux ha aperto la seconda parte della serata, brillante esempio della classicità dello stile di coreografia di Manuel Legris, danzato magistralmente da Alice Mariani e Nicola Del Freo anche nei suoi passaggi più complicati. Lei ha una presenza e una sicurezza esecutiva che si fanno immediatamente notare e lui una tecnica davvero eccellente con una grande potenza di esecuzione.

Azzeccata in pieno la scelta della scena dal Pipistrello di Roland Petit in cui Bella, Virna Toppi, viene insidiata dall’amico di famiglia Ulrich, Christian Fagetti, che la trasforma da signora di casa a vamp di Maxim’s. Per il suo rientro sulle scene scaligere Virna Toppi non poteva trovare un ruolo più divertente, tecnicamente non difficile ma che le permette di sfoderare tutta la sua vis comica insieme ad un Fagetti fantastico ed ironico, gagà da belle époque in perfetto stile Petit. Frizzante anche il cameo di Luana Saullo, la cameriera, che con questa serata chiudeva con grande classe la sua lunga carriera nel Corpo di Ballo della Scala.

Arbakkin di Simone Valastro, presentato nel 2021 nella “Serata contemporanea” è un intenso passo a due in cui la breve relazione fra un uomo e una donna si sviluppa rapidamente: prima lei balla da sola sotto ad un cono di luce, d’improvviso arriva lui e ballano insieme, lei è stupita, sospesa, si aggrappa a lui ma alla fine lo lascia solo a scrivere la loro storia sulla sabbia. Lavoro poetico che si è rivisto con piacere, ballato con la sua tipica intensità da Antonella Albano in grande affiatamento con Massimo Garon.

Luce su musica di Philipe Glass è un lavoro di Andrea Crescenzi elemento del corpo di ballo che si è fatto notare in produzioni scaligere contemporanee, per citarne una Solitude sometime di Philippe Kratz, e dal 2019 lavora anche come coreografo. Qui presenta questo passo a tre molto musicale incentrato sul tema della luce con cui tre solisti, Linda Giubelli, Navrin Turnbull e Domenico Di Cristo interagiscono in modo rarefatto e un po’ alieno grazie a controluce, luci di taglio e dall’alto che cambiano continuamente. C’è sicuramente del talento.

Prima del brano di chiusura ecco Roberto Bolle che ha portato in scena In your black eyes con la coreografia di Patrick De Bana su musica di Ezio Bosso e a lui dedicato. Il dramma di una malattia  che ti fa sentire imprigionato in un corpo che non ti risponde più è potentemente espresso dall’interpretazione di Bolle. Solo un po’ prolisso nella ripetizione dei movimenti della seconda parte dove gli spot verticali che richiamano il solo Labyrinth of solitude ed esasperano il dramma della malattia.

A chiusura della serata, la ripresa del terzo atto di Coppelia di Alexei Ratmansky con le variazioni solistiche delle allegorie eseguite con sicurezza da Linda Giubelli, Navrin Turnbull, Gaia Andreanò e Rinaldo Venuti, il passo a due eseguito da Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko (grande elevazione all’inizio della variazione) e il brillante galop finale in grande spolvero per tutta la compagnia.

In buca il direttore David Coleman, una certezza per il ballo scaligero, e in scena prima di ogni brano un elegante contributo video delle prove e degli artisti girato da Vito Lorusso.

Al termine grandi applausi per tutti e omaggio di tutti gli artisti scaligeri e degli ospiti alla grande immagine di Carla Fracci proiettata sullo sfondo. Il successo di questa serata non può non essere replicato nel 2025 e aspetteremo con gioia la prossima data.

Foto Brescia e Amisano

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