Coppélia di Ratmansky al Teatro alla Scala: la tradizione con uno sguardo alla modernità

di Nives Canetti
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Si esce spensierati e con gli occhi pieni di gioia e colori dalla Coppelia di Alexei Ratmansky, un balletto che trasmette divertimento e serenità complice la musica esuberante e orecchiabile di Léo Delibes. Finalmente un balletto ottocentesco dove una donna non muore quando un uomo le giura eterno amore. In effetti non è che Franz faccia giuramenti particolarmente teatrali, ma taglia corto: lui, Swanilda, al terzo atto la sposa e basta. Certo, prima le fa vedere qualche sorcio verde infatuandosi della bella Coppelia, che non sa essere una bambola, e quando Swanilda la smaschera lui non ci fa esattamente la figura di un’aquila. Ma tant’è: Franz è un bel ragazzotto tontone e sbruffoncello, che, se non abitasse in Galizia, potrebbe essere Fonzie.

Scherzi a parte sarà per questo che i protagonisti di Coppelia ou La fille aux yeux d’émail ci stanno così simpatici: sono schietti, diretti, vivi, pratici, reali, vicini. Swanilda non è femminista come ho sentito commentare ultimamente: è semplicemente una ragazza furba, sicura di sé, anche impertinente e un po’ “zabetta” ma tanto brillante, con le idee chiare e che agisce senza esitare. Tutta la storia ruota intorno a lei. E così è anche in questa Coppelia di Ratmansky, in prima mondiale ieri sera alla Scala, che non si discosta certo dalla drammaturgia del balletto di Saint Leon: Ratmansky è rimasto vicino alla storia originale, in una versione molto tradizionale e ha riportato sulle scene scaligere un balletto che mancava al suo repertorio coreografico e sul palcoscenico della Scala da tempo.

Non riesco però a non pensare che forse tutta questa spensieratezza che si ritrova in Coppelia a partire dalla sua prima del 1870 a Parigi sia legata al fatto di dover esorcizzare un momento storico piuttosto tragico visto che la Francia stava per piombare nel baratro della guerra franco prussiana. E sono certa che anche nella sua versione, Ratmansky abbia avuto piena coscienza del parallelismo con la situazione attuale.

Tornando allo spettacolo scaligero, Ratmansky ha imbastito una coreografia molto difficile che impegna soprattutto le prime parti sia maschili che femminili, talvolta anche in modo forse un po’ eccessivo e quasi fine a sè stesso: d’altro canto le danze di gruppo, come Mazurka e Czarda ballate da 10 coppie sono davvero stupende e le variazioni slave del primo atto impegnano le sei soliste in duetti paralleli identici difficili da ballare in una sincronia molto d’effetto. Molto bello il secondo atto: la valse de la poupée ballata in coppia con Coppelius è molto musicale e originale così come il Bolero, meno la Giga. Il celeberrimo valzer del primo atto è un po’ intricato e caratterizzato da una recitazione molto calcata: Swanilda che mostra le terga a Coppelia indispettita dalla sua immobilità, fa sicuramente ridere il pubblico ma è, diciamo, particolare.

Il linguaggio coreografico è decisamente classico con incursioni moderne rese da alcuni passi e dal modo in cui i passi classici vengono legati fra loro. La modernità si ritrova anche negli atteggiamenti che sono decisamente poco ottocenteschi. La pantomima è molto efficace ma un po’ caricaturale: il pubblico l’ha apprezzata, però la commedia forse andrebbe recitata in modo più sofisticato, per non sfociare nella comica, ossia attraverso gli atteggiamenti del corpo e non con facce buffe. A questo proposito ci sono ad esempio due bei momenti nel secondo atto: un passo deciso di Swanilda che, per sfuggire alle “avance” di Coppelius, si piazza pronta per una promenade in attitude abbastanza improbabile, e la corsa sul posto di Franz nel laboratorio di Coppelius nel tentativo di scappare dalle sue grinfie.

Volutamente non c’è stata la ricerca di un guizzo creativo, di un’idea che rendesse Coppelia più attuale, come ad esempio fece Roland Petit con il colpo di teatro di rendere Coppelius un viveur e di trasporre Coppelia in un entourage squisitamente francese. Ma non era chiaramente nelle intenzioni di Ratmansky e questo spettacolo funziona molto bene così com’è vista anche la reazione del pubblico decisamente divertito che, a sentire dai commenti nel foyer all’intervallo, Coppelia non l’aveva mai vista.

A contribuire in gran parte alla vivacità del tutto, i costumi in stile ucraino di Jerome Kaplan stupendi, colorati, sono protagonisti dello spettacolo.

Ottima la direzione di Connelly, che ha mantenuto vivi i colori della commedia nella musica di Delibes.

Nicoletta Manni e Timofej Andrjiashenko hanno dato vita e grande brio a Swanilda e Franz, ed entrambi tecnicamente hanno restituito le difficoltà della coreografia in modo impeccabile e apparentemente senza sforzo.  Nicoletta Manni in particolare ha reso con grande freschezza la sua Swanilda e il neo ruolo di étoile le sta a pennello.

Cattivissimo e nervosetto, ci piace il Coppelius di Christian Fagetti che sembra un po’ il doc di “Ritorno al futuro”: grande caratterista oltre che solista, sempre perfettamente nella parte. Bravi i quattro solisti delle variazioni delle allegorie del terzo atto, Linda Giubelli (Maternità) , Navrin Turnbull, (Amore)  Maria Celeste Losa  (Lavoro) e Rinaldo Venuti (Discordia) che vanno ballate in modo smagliante per rendere godibile e scorrevole il divertissement. Tenerissimi e precisi i bambini dell’Accademia nella loro variazione: Ratmansky ama i bambini in scena, basti ricordare ad esempio la variazione di Pollicino nella sua Bella Addormentata. Un meraviglioso corpo di ballo ha dato energia e vitalità alla vicenda dei protagonisti, bravissimi. Grandi applausi anche al lavoro incessante dei maître scaligeri e di Manuel Legris.

Grande successo di pubblico, è uno spettacolo che sicuramente merita ed è destinato a rimanere nel repertorio scaligero e di Ratmansky forse anche per altre compagnie. Inoltre fa passare una serata spensierata che di questi tempi fa un gran bene.

Si preparano molte recite ormai quasi sold out con gli altri cast che qui riassumiamo: Nicoletta Manni, Timofej Andrijashenko e Christian Fagetti ritornano in scena il 9 e l’11 gennaio. Mentre il 20 dicembre balleranno Alice Mariani, Nicola Del Freo e Massimo Dalla Mora, e successivamente il 31 alle 18 e il 5 gennaio. Gli altri cast sono Camilla Cerulli, Claudio Coviello e Matteo Gavazzi il 29 dicembre e il pomeriggio del 13 gennaio, mentre Martina Arduino, Marco Agostino e Massimo Garon, balleranno il pomeriggio dell’11 gennaio e la sera del 13.

La recita della première a è stata trasmessa in diretta all’estero su MediciTV e sarà on air su Rai 5 e Raiplay il prossimo 28 dicembre.

Coppélia – Prima rappresentazione mondiale

Nuova produzione Teatro alla Scala, Coreografia Alexei Ratmansky, Musica Léo Delibes, Scene e costumi Jérôme Kaplan, Luci Marco Filibeck, Direttore Paul Connelly, Drammaturgia Guillaume Gallienne

Foto Brescia e Amisano

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