Lia Courrier: “quant’ è cambiato il corpo dei giovani allievi? c’è stata un’evoluzione o, piuttosto, un’involuzione?”

di Lia Courrier
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Da tanto tempo lavoro nel campo dell’insegnamento della danza, e mentre nei primi anni la differenza d’età tra me e gli allievi era quasi trascurabile, poiché avevo solo 25 anni, adesso comincia a farsi sentire maggiormente. Nel corso degli anni ho assistito ad una vera e propria trasformazione del corpo che danza, gli allievi di oggi sono molto diversi da quelli della mia generazione: l’evoluzione ha subito una accelerazione notevole che è sotto agli occhi di tutti.

Non sempre, però, evoluzione vuol dire progresso, a volte – almeno in certi ambiti- sembra di essere testimoni di un peggioramento. A fronte di questa nuova generazione di super danzatori, con corpi che sembrano provenire da un altro pianeta per flessibilità, prestanza, definizione, potenza e forza, o forse proprio a seguito di queste caratteristiche portate così all’estremo, penso che ogni insegnante si sia accorto di quanto i fisici dei giovani studenti siano spesso caratterizzati da debolezza, salute cagionevole presenza di patologie e problematiche che normalmente dovrebbero presentarsi molto più avanti.

F.M. Alexander, creatore della tecnica somatica omonima, già alla fine degli anni trenta parlava di una umanità che aveva già compiuto il suo giro di boa e cominciava un processo di involuzione, per quanto riguarda il corpo fisico. Certo è che ci sono molti fattori ambientali, sociali e culturali che non aiutano i bambini a sviluppare dei corpi armoniosi e sani. A cominciare dalla qualità del primo ambiente con cui si è in contatto, ossia il corpo materno (cosa mangia la madre, se fuma, se assume o ha assunto medicinali per lunghi periodi, se è stressata), fino all’ambiente nel quale cresciamo una volta nati, con tutti i condizionamenti a cui i bambini sono sottoposti quotidianamente: pare che proprio tutto remi contro la naturale tendenza del corpo, che è quella di muoversi e attraverso il movimento trovare il proprio equilibrio.

La tecnologia alla portata di tutti, e sempre più precocemente, il progressivo allontanamento dai mestieri manuali, a favore di quelli che occupano più l’intelletto, le città così inospitali per i bambini, che non possono più giocare fuori per ore come si faceva fino a qualche decennio fa, le lunghe giornate di permanenza seduti nei banchi delle aule scolastiche, anche a causa di un costo della vita sempre crescente che costringe i genitori (nello specifico le mamme) a tornare al lavoro il prima possibile dopo la nascita di un bambino, e quindi scegliere l’orario prolungato: tutto questo ha fatto in modo che fin dalla primissima infanzia si trascorra pochissimo tempo all’aria aperta a giocare, correre, scoprire il corpo attraverso il movimento. Ai bambini viene da subito chiesto di comportarsi come dei piccoli perfetti lavoratori, di avere buoni voti a scuola, di completare la lunga lista di compiti che ogni giorno devono svolgere a casa (nonostante tutte le ore trascorse in classe), partecipare a svariate attività, mentre invece per la loro salute, presente e futura, sarebbe molto meglio utilizzare il tempo in un modo adatto alle loro necessità e al loro istinto, che gli chiede una cosa sola: movimento e sperimentazione attraverso il gioco.

Non parliamo poi di un cinquantennio di cibo industriale che ha lentamente indebolito i nostri organismi, generazione dopo generazione, rendendoci soggetti a intolleranze, allergie, alterazione del senso del gusto e una perdita totale del significato profondo del cibo, diventato una merce e non più sacro nutrimento. Per fortuna vedo molte mamme attente a cosa i figli mettono sotto i denti, ma è sempre più difficile trovare alimenti davvero sani, semplici e naturali che possano preservarli dagli effetti nefasti delle sostanze chimiche e dei prodotti industriali, che purtroppo sono quelli più accessibili e meno costosi. Per non parlare dell’inquinamento ambientale, dell’acqua e della terra, una questione allarmante già da tempo.

Noto con preoccupazione che i miei giovani studenti soffrono di debolezza fisica, si stancano presto, sembrano non avere più risorse per mantenere alto il livello di energia fisica e mentale per tutta la classe, nonostante la loro giovane età. Sono frequenti gli infortuni, problemi di usura, dolori e infiammazioni a tendini, legamenti, contratture ai muscoli. Quasi ad ogni lezione c’è la conta degli acciacchi e ogni tanto mi sembra di fare lezione in un centro geriatrico.

Ho seguito una formazione nella quale avevamo in programma diverse lezioni, dalla mattina fino alla sera, per tre anni, ma non ricordo un simile scenario, eppure non è che sia passato così tanto tempo da allora. E non credo neanche che ai miei studenti sia imputabile una mancanza di forza di volontà, molte volte riscontro proprio un deficit oggettivo. Mi stupisce che nessuno parli mai di questo nel mondo della formazione coreutica, perché è diventato davvero difficile insegnare a studenti che non puoi spingere verso il limite senza paura che si facciano male o che l’indomani non debbano pagar caro quello sforzo in più.

Non date in mano il cellulare ai vostri figli prima dei 12 anni almeno, lasciate che imparino a gestire la noia, e ad utilizzare il corpo per sperimentare attraverso il movimento, preferibilmente in mezzo agli alberi, soprattutto se abitate in città. Il corpo è fatto per muoversi, e bambini sedentari diventeranno adulti ancora più sedentari e deboli, che andranno incontro ad un precoce invecchiamento del corpo, poiché attraverso il movimento non solo manteniamo in forma la struttura muscolo scheletrica, ma produciamo sostanze chimiche legate al benessere e ne eliminiamo altre che invece possono rivelarsi tossiche, mantenendo così il sistema tonico, vigile, capace di adattamento e risposta.

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