Lia Courrier: “Il mio personale Schiaccianoci”

di Lia Courrier
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Nel mio schiaccianoci Clara si innamora dello schiaccianoci proprio così com’è, con quell’aspetto un po’ tetro e spaventoso, senza sognare che diventi un bellissimo principe, poiché è stata in grado di vedere la bellezza che c’è al di là del suo aspetto. Ha visto la sua anima gentile e nobile, e non perché possiede un titolo di principe, ma perché il suo cuore è puro. Lo ama a tal punto da non accorgersi neanche della sua gobba, da anni usata per rompere i gusci delle nocciole, e neanche di quella sua bocca gigantesca con il sorriso sdentato, a forza di schiacciare le noci. Per Clara è bellissimo proprio così, con quelle caratteristiche che forse qualcuno potrebbe trovare ripugnanti, ma per Clara sono proprio ciò che lo rende così speciale, e che mai potrebbe offuscare il sentimento che prova per lui. Non gliene frega niente che duri per sempre. A loro interessa solo bere a piene mani l’uno dall’altra, liberi dallo scambiarsi promesse che magari non riuscirebbero a mantenere.

Nel mio schiaccianoci Clara si rende conto che la sua paura per i topi è solo la conseguenza di un condizionamento culturale secondo cui questi adorabili roditori sono sporchi, brutti e cattivi. I topolini sono animaletti deliziosi e spaventati, il loro cuoricino batte fortissimo quando si trovano davanti ad un essere umano, e corrono ciechi di paura in cerca di un rifugio, prima di svenire e fingersi morti per un sovraccarico del sistema nervoso, perché anche il bambino più piccolo è un gigante in confronto a loro. Nel mio schiaccianoci nessun topo viene abbattuto a colpi di baionetta: Clara e Schiaccianoci (che rinuncia al suo titolo di principe per far sentire tutti a proprio agio in sua presenza), organizzano una piccola tavola imbandita con tutte le migliori specialità di formaggi e leccornie, piccoli piatti e candeline accese, concedendo ai topolini di festeggiare anche loro il Natale in un clima di condivisione, esattamente come dovrebbe essere ogni Natale. Dopo la cena cantano tutti insieme le carole: i topolini con le loro piccole vocine da flauti a fare le note alte, mentre gli umani si preoccupano delle parti con le note più basse.

Nel mio schiaccianoci non esistono le danze dal mondo, ma una sola danza dove tutte le etnie immaginabili formano un girotondo infinito lungo tutta la circonferenza della Terra. Ci si inventa insieme una nuova danza, che le contiene tutte; una nuova lingua, che contiene tutti gli idiomi esistenti e anche quelli solo immaginati. Tutte le separazioni, ad ogni livello, si dissolvono e si sente solo il suono delle risate e il ritmo dei passi. All’unisono. In un vento fatto di amore.

Una danza che fa tremare le terre emerse e le profondità degli oceani per la sua potenza rigeneratrice, destando tutti gli animali dalle loro tane, per invitarli ad unirsi alla festa. Ad ogni passo dalle impronte nascono fiori meravigliosi e piante rigogliose, che subito attirano farfalle, api e uccelli, giunti a rifocillarsi in un paradiso terrestre di frutti colorati e dolcissimi. Questo girotondo è di fatto la festa più bella e più lunga del mondo e sarà ricordata dai posteri come Il Grande Rinascimento dell’Umanità.

Nel mio schiaccianoci il valzer dei fiori è un rito di celebrazione per la donna, che è il fiore più bello e forte che esista, perché le donne, in fondo, sono l’origine del mondo, così come ci ha chiamate un pittore in un quadro in cui ci ha ritratte senza alcun pudore.

I fiori inseminano l’universo di amore, bellezza e freschezza, e non hanno timore di appassire, poiché sanno che questo fa parte dell’esistenza, nulla può durare per sempre e bisogna godere anche del cambiamento, accettando di essere parte di un ciclo.

I fiori perdonano anche chi ha l’arroganza di reciderli, per metterli in un vaso, con l’illusione di possederli, salvo il giorno dopo scoprire che un fiore reciso è un fiore morto ancora prima di appassire. Il valzer dei fiori ci ricorda che i fiori vanno ammirati con gli occhi, annusati per assaporarne la fragranza, accarezzati con il tocco più gentile che si riesca ad applicare, perché la loro pelle è molto sensibile e la loro anima ancora di più.

Questo è lo schiaccianoci che posso solo sognare

Ma forse tutti insieme ci possiamo provare

a che questo un desiderio non debba restare.

Allora ognuno di noi il proprio contributo può dare

affinché i bambini di tutto il mondo a Natale

non debbano sperare di ricevere solo un cellulare

ma l’amore dell’umanità tutta, che li abbracci teneramente,

proteggendoli dall’ottenebramento della mente.

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