Lia Courrier: “Dalla Cina con furore”

di Lia Courrier
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Questa settimana ritorniamo in Asia per parlare della scena di un film che ho adorato.
Potremmo considerare quest’opera una rielaborazione dei Wuxia, parola che si potrebbe tradurre come “eroe marziale”, genere cinematografico che qualcuno considera come il corrispettivo cinese dei film di cappa e spada. Il cinema è una mia grande passione, e i Wuxia occupano un posto particolarmente importante nella mia personale classifica (includerei in questo genere anche i film del Maestro Bruce Lee, anche se all’epoca venivano chiamati Gonfgu. Non solo spadaccini, quindi, dato che Lee combatteva a mani nude, il concetto importante nei Wixia è piuttosto quello dell’onore e del conflitto affrontato con la forza, fisica e spirituale).

Il film di cui parlo è del celebre regista Zhang Yimou (quello di “Lanterne Rosse”, per intenderci), e il titolo è “La foresta dei pugnali volanti”. Sorvolerei sul racconto della trama, qui fuori contesto, ma se siete anche solo affascinati da questo mondo non potete perdervelo, si tratta di una produzione del 2004, potrete facilmente trovarlo.

La scena di cui vi parlo è quella che apre la pellicola, ed è già in sé un tale gioiello di perfezione e bellezza, da poter essere pregnante e fruibile da sola, anche senza vedere il resto.

Nella casa di piacere chiamata “la casa delle peonie” giunge una nuova danzatrice, priva del senso della vista, che si esibisce in una straordinaria esecuzione: in una grande sala, la bellissima Mei (questo il nome della fanciulla) viene messa al centro di un cerchio di tamburi, tutti rivolti verso di lei, mentre i musicisti siedono tutto attorno. Sul tavolo dell’ospite della casa viene appoggiato un piatto pieno di fagioli. Il gioco consiste nel tirare un fagiolo su uno dei tamburi, lasciando che la fanciulla risponda a quel suono, come in una danza dell’eco, toccando con le lunghe maniche del suo abito tradizionale proprio il tamburo colpito.

Il botta e risposta tra i due diventa sempre più ardito quando l’ospite comincia a lanciare più fagioli contemporaneamente, colpendo tamburi anche molto distanti tra di loro, mentre lei con grazia e atletismo risponde perfettamente ad ogni suggestione, circondata da risolini e grida di approvazione da parte di tutte le ragazze della casa e dei clienti, che la guardano dall’alto dei balconi. Ad un certo punto l’ospite afferra il piatto e lancia tutti i fagioli rimasti, che rimbalzano da un tamburo all’altro, creando una nuvola cacofonica di suoni e ritmi attorno Mei, che rimane in ascolto, con i sensi in allerta, finché quel concerto non giunge al termine.

Poi, incalzata dai musicisti, si prodiga in una danza forsennata e selvaggia piena di salti, piroette aeree e gambe che volano da tutte le parti. Qui il montaggio aiuta a guidare lo spettatore verso il crescendo finale in cui la danzatrice, dopo aver toccato tutti i tamburi attorno a lei, riesce a sfoderare la spada del suo ospite, appoggiata sul tavolo, avvolgendone l’elsa con una delle maniche del sontuoso abito, facendola roteare proprio davanti al suo naso e costringendolo a muoversi più volte per non farsi decapitare. Ecco che lui, nell’impeto di colpirla, afferra il piatto ormai vuoto e lo lancia verso di lei, ma nel frattempo l’abile Mei impugna la spada al volo e sferra un colpo, centrando perfettamente il piatto, che si sfracella a terra.

Quello che non tutti forse sanno è che Zhang Ziyi, l’attrice che interpreta questo personaggio (presente anche in altri Wuxia come “La tigre e il dragone” e “Hero”, sempre di Yimou), prima di essere una star del cinema cinese ha avuto una formazione da danzatrice. Dopo aver mosso i primi passi nella Casa dei bambini, nel distretto di Xuanwu, proseguì nella famosissima Accademia di Danza di Pechino e in seguito vinse diversi titoli e riconoscimenti. Quello che voglio dire, e che aggiunge maggior valore al lavoro di questa bellissima e bravissima artista, è che non ha avuto bisogno di controfigure per girare questa scena ed eseguire i complessi movimenti che ha richiesto.

In questa pellicola, come spesso accade per questo genere (forse fatta eccezione per “la tigre e il dragone”, che gode anche di una sceneggiatura strepitosa), la storia è al servizio delle scene d’azione, che sono il cuore pulsante, la cifra estetica di ogni Wuxia, quindi ci sono moltissime altre scene in cui il movimento è assoluto protagonista e credo proprio che nessun danzatore possa rimanere indifferente a una tale bellezza estetica e stilistica. La firma di un regista come Zhang Yimou, poi, è garanzia di qualità per questa storia di ribelli, abilissimi artisti marziali, maneggiatori di pugnali, che riesce a portare lo spettatore in un mondo lontano e incantato in cui c’è posto per la battaglia ma anche per l’amore.

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