La danza in Italia: storia di un’agonia non troppo lenta di un’arte muta e sempre più mutilata

di Giada Feraudo
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Svariate volte abbiamo già affrontato la questione riguardante la situazione non solo critica, bensì disastrosa, dei corpi di ballo e dei danzatori in Italia.
Risale a pochi giorni fa il comunicato sindacale di cui è stata data pubblica lettura da una rappresentanza di ballerini del Teatro San Carlo di Napoli, prima della rappresentazione de Il Lago dei Cigni con la splendida  Marianela Nuñez nel ruolo principale. Gran parte dei danzatori ingaggiati nella produzione, si dichiara nel testo, sono precari, ovvero hanno un contratto a tempo determinato limitato al balletto in oggetto.
Non stanno meglio le altre Fondazioni lirico-sinfoniche statali, vedasi il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino ad esempio, o l’Arena di Verona.

Proprio la Fondazione Arena di Verona nel 2017, al culmine di un periodo di incertezza e di crisi, ha licenziato l’intero corpo di ballo stabile, con un provvedimento ritenuto ancora oggi di dubbia applicabilità e legittimità.

(In relazione a questo argomento, di seguito i link agli articoli pubblicati su Dance Hall News https://www.dancehallnews.it/cala-il-sipario-sul-corpo-di-ballo-dellarena-di-verona/
https://www.dancehallnews.it/arena-di-verona-ultimo-atto-licenziati-i-ballerini-del-corpo-di-ballo-e-litalia-va-cosi/
https://www.dancehallnews.it/fondazione-arena-di-verona-corpo-di-ballo-addio/
https://www.dancehallnews.it/arena-di-verona-il-corpo-di-ballo-del-teatro-alla-scala-dimostra-grande-affetto-e-solidarieta-ai-ballerini-licenziati/
https://www.dancehallnews.it/lia-courrier-ballerini-una-specie-in-via-destinzione/)

Abbiamo deciso in questa sede di dare voce alla vicenda di Annalisa Bardo, ballerina solista del Corpo di ballo dell’Arena, che lo scorso 15 febbraio si è vista recapitare, per la seconda volta, una lettera di licenziamento dopo essere stata reintegrata nella fondazione, nel luglio 2018, in seguito ad un decisione presa dal tribunale di Verona e facente seguito al primo licenziamento collettivo del 2017.

Annalisa inizia i suoi studi presso la scuola di danza diretta da Jacqueline De Min e James Urbain a Vallecrosia, in Liguria, per proseguire il proprio percorso di perfezionamento presso l’Académie de Danse Princesse Grace diretta da Marika Besobrasova, dove si diploma nel 2000. Nello stesso anno comincia la sua carriera professionale presso l’Opéra de Bordeaux, sotto la direzione di Charles Jude. Rientrata in Italia inizia a collaborare  con  la Fondazione Arena di Verona e con la Fondazione Teatro Massimo di Palermo. Nel 2010 entra a far parte del Corpo di ballo del Maggio Musicale Fiorentino, diretto da Francesco Ventriglia, mantenendo allo stesso tempo rapporti di lavoro con le precedenti Fondazioni. Nell’arco di questi anni ha l’occasione di spaziare all’interno di un repertorio molto vasto, sia classico sia contemporaneo ricoprendo primi ruoli in molte  produzioni, e in particolare modo in Fondazione Arena di Verona durante la direzione di Renato Zanella dove nel 2016, entra stabilmente come solista.

Nel 2017 arriva la prima lettera di licenziamento collettivo: la Direzione decide di eliminare il Corpo di ballo della Fondazione Arena di Verona. Annalisa e altri danzatori impugnano allora tale licenziamento ottenendo, nel luglio 2018, il reintegro avallato dal Tribunale di Verona anche  in quanto l’attività del ballo non è di fatto mai cessata e la Fondazione ha continuato e continua tuttora ad assumere ballerini per l’attività istituzionale.
Al suo rientro la dirigenza della Fondazione era cambiata rispetto al 2017 poiché c’erano state le elezioni amministrative del Comune di Verona durante le quali l’attuale Sindaco di Verona Federico Sboarina, che è anche il Presidente di Fondazione Arena, e l’attuale Sovrintendente Cecilia Gasdia hanno fin da subito e ripetutamente incentrato la loro campagna elettorale sulla volontà di ripristinare il Corpo di ballo stabile in organico, generando una grande aspettativa di rinascita.

Tra le varie dichiarazioni pubbliche ne riportiamo alcune qui di seguito:

  • Dal Corriere di Verona, 30.05.2017: «Il Corpo di ballo è stato selezionato per l’estinzione ed eliminato – ha detto Gasdia – per salvare la faccia al sindaco Flavio Tosi. Il corpo di ballo poteva essere salvato, ma eravamo nel periodo del referendum e il sindaco in cambio del suo sostegno ha chiesto che venisse tagliato per salvarsi la faccia».
  • Dal Corriere di Verona, 23.06.2017: « Sboarina ribadisce che il corpo di ballo va ripreso in organico – perché -, spiega, -la crescita di un’azienda avviene attraverso investimenti, non attraverso i tagli soprattutto se sono tagli di persone che lavorano ad alto livello».
  • Da L’Arena, 24.06.2017: « [] il candidato sindaco del centrodestra Federico Sboarina aveva detto: -No alla copertura dell’anfiteatro, no all’Arena ai privati, e riprenderò in organico il Corpo di Ballo-, toccando così uno dei temi più delicati della lunga vertenza per salvare i conti della Fondazione».

«Tante parole, belle promesse, niente di fatto» afferma con amarezza Annalisa, che, insieme ai suoi colleghi, di questi discorsi aveva sperato di potersi fidare. «Lo scorso 15 febbraio ho invece ricevuto la mia seconda lettera di licenziamento in due anni. È evidente che la nuova governance di Fondazione Arena abbia così tradito la fiducia che in essa avevo  riposto con tanta speranza.
Difatti la stessa Sovrintendente, che in campagna elettorale si esponeva in quel modo e con quelle parole, oggi è la firmataria della lettera del mio secondo licenziamento, questa volta individuale, nonostante dal mio reintegro abbia  preso parte a tutte le produzioni in cartellone, sia estive sia invernali.

In Italia i teatri che hanno un corpo di ballo sono sempre meno e la situazione sta peggiorando continuamente. Basta guardare i numeri  attuali delle piante organiche delle Fondazioni per vedere che ci sono centinaia di ballerini precari che lavorano in condizioni difficili, incerte e senza futuro. A Verona addirittura, dopo il licenziamento collettivo del Corpo di ballo per chiusura del “ramo di azienda”, hanno continuato ad assumere continuativamente danzatori con contratti a termine e, una volta reintegrata, mi hanno licenziata   una seconda volta,  pur avendo continuato  a far parte di ogni produzione, per propormi  in ultimo  sempre contratti a termine.

Ad oggi, pochissimi tra coloro che dovrebbero difendere i lavoratori (fra cui le istituzioni) si sono espressi chiaramente per tutelarci e cercare di cambiare realmente  le cose.
Penso che noi ballerini non possiamo accettare passivamente tutto ciò ma dobbiamo reagire in ogni modo. Io ci sto provando insieme ad altri colleghi, andando incontro a mille difficoltà che hanno spesso limitato fortemente la possibilità di farmi una vita stabile e serena. Ho avuto la fortuna di riuscire a  mantenere un “continuum lavorativo”, ma per portarlo avanti ho dovuto fare su e giù per l’Italia e, pur avendo affrontato positivamente le diverse audizioni per acquisire “il diritto  di  chiamata per i contratti a termine” in più teatri, non ho avuto poi la possibilità di diventare stabile in nessuno di questi, se non appellandomi, ormai stanca, al Tribunale di Verona, per farmi riconoscere questo diritto dalla Fondazione Arena di Verona, città in cui avevo investito le mie maggior energie lavorative e sentimentali, ma neanche questo sembra essere bastato.
Per noi ballerini in questa situazione risulta difficile, per non dire impossibile, programmare la più piccola cosa, per non parlare della difficoltà oggettive del dover mantenersi in forma con il necessario allenamento quotidiano e le problematiche che derivano dai contratti a termine, che  sono sempre più brevi, spesso con condizioni non idonee all’importanza della produzione da affrontare e con organici ridotti all’osso.
Quello che posso fare io oggi, nonostante i licenziamenti e la vita difficile, è continuare a mantenermi in allenamento per rispettare  la mia professionalità e soprattutto me  stessa, in quanto artista, senza perdere occasione, appena possibile, di salire sul palcoscenico per esprimermi al meglio.
L’unica cosa che desidero è niente di più che fare ogni giorno il mio lavoro in modo dignitoso. Io non ho intenzione di fermarmi in questa battaglia e, insieme agli altri ballerini uniti, cercherò di far sentire la  nostra voce in ogni sede, perché l’Italia non può privarsi di un’arte così importante come la danza».

La nostra speranza nel farci portavoce di queste gravi situazioni è che questi appelli vengano al più presto ascoltati e che siano applicati provvedimenti affinché Annalisa, così come i tantissimi altri danzatori che si trovano purtroppo ad affrontare condizioni precarie e talvolta assurde, possano finalmente avere una dignità lavorativa pari a quella di qualunque altro tadino e che la danza, un’arte così magica e complessa, che tuttavia, nonostante la crisi, riempie i teatri ed è apprezzata dal pubblico, possa finalmente tornare ad avere la degna considerazione che merita anche nel nostro Paese.

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