La Bruja, un tango stregato

di Vittoria Maggio
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Finche c’è tango c’è vita sente nell’aria un’onda di magia e ritualità. È la settimana della notte del 31 ottobre: balleremo vestiti da streghe, scheletri, mostri, creature della fantasia e di tradizioni entrate nei nostri usi e costumi che puntualmente ogni anno onoriamo assieme ai Santi e ai Morti.

Il tango, come la danza in generale, si nutre di rituali: la stessa scelta della serata, la preparazione dell’abito e della scarpa, il momento preciso in cui viene indossata e allacciata, l’attesa sulla sedia, l’invito, l’incontro, l’inizio, la tanda, la conclusione… e così via a ripetere.

Ballare è una sorta di rituale: la ripetitività dei passi, dei movimenti, il concentrarsi unicamente sulla danza, lo scaturire di emozioni intense ci stacca dallo stato conscio per portarci in una nuova dimensione.

L’elemento rituale nella danza è legato nelle culture più arcaiche a un legame tra uomini e dei o natura, che la danza va a propiziare.

È un atto magico in cui il movimento fisico rilascia energia naturale dal corpo che libera così tensioni e preoccupazioni. Durante il ballo si compie una magia naturale che va a esorcizzare il negativo che abbiamo accumulato dentro di noi in un arco di tempo.

Inconsciamente la notte del 31 ottobre esorcizziamo le nostre paure primarie legate alla vita e alla morte, avvolti nell’abbraccio rassicurante del tango.

E c’è un brano che possiamo inserire in questo contesto dal titolo decisamente ad hoc: La Bruja, la strega, portato alla notorietà nel 1938 dall’orchestra di Juan D’Arienzo e cantato da Alberto Echague.

È un tango che marca il ritmo calcandone gli accenti, come D’Arienzo stesso voleva, e che gli esperti ballerini accompagnano con passi brevi, decisi e veloci. Ballare D’Arienzo non è facile, anche se il suo ritmo è molto chiaro e scandito: il grado di coinvolgimento è tale da costringere la coppia tanguera a un accurato controllo dei movimenti nel mantenimento della libera espressività.

La Bruja di cui si canta, è una donna maligna che ha stregato il cuore di un uomo facendolo a pezzi coi suoi capricci e rendendolo schiavo dei suoi desideri.

Ma ogni incantesimo prima o poi finisce e la vittima si libera e torna a sorridere alla vita, come canta il testo di questo tango:

La strega, che ieri fu regina
di tutto il mio essere,
oggi, rotto l’incantesimo
non è più che una donna.
La strega, mucchio di capricci
che mi schiavizzò,
oggi è una figura
coperta di orrore.

La bruja, que ayer fuera reina
de todo mi ser,
hoy roto el encanto
no es más que mujer.
La bruja, montón de caprichos
que me esclavizó,
hoy es un paisaje
cubierto de horror.

http://youtu.be/IIn_jiL6qbs

Quante brujas ci saranno in milonga la notte del 31 ottobre?
Non resta che travestirsi e andare a caccia di streghe a passo di tango!

 E come sempre Buon Tango a tutti, a chi lo balla, a chi inizierà a ballarlo, a chi solo lo ascolterà oppure lo guarderà, a chi lo ama e a chi lo rifiuterà e male ne parlerà … A chi vive insomma perché Finché c’è tango c’è vita!

Un abbraccio

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