Vademecum per i genitori dei piccoli ballerini

di Lia Courrier
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Noi insegnanti di danza, proprio in questi giorni, siamo frementi sui blocchi di partenza di questa nuova stagione di insegnamento, più o meno impegnati in lezioni di prova, accoglienza, informazioni da rilasciare, nuove conoscenze da coinvolgere, vecchie da motivare: si riparte.

Questa settimana vorrei rivolgermi ai genitori dei bambini e ragazzi che frequentano i corsi di danza, perché mi pare di capire che sia proprio questa la relazione più delicata da gestire per tutti noi. Ho raccolto parecchie piccole storie quotidiane dalle scuole di danza, che fanno capolino dalle pagine social dei colleghi, e mettono in luce quanto sia difficile far bene il proprio lavoro quando si devono continuamente negoziare compromessi su ogni cosa, aspetto, decisione. Sono fiduciosa che non tutte le realtà siano così, ma purtroppo la nostra società, basata sul culto della proprietà privata, ci fa spesso cadere nell’errore di pensare che pagare per un servizio consenta di farne ciò che vuoi, a prescindere dalle regole e dagli impegni presi. Ecco qui, quindi, un piccolo vademecum per i genitori, poiché a volte non ci si accorge quanto un atteggiamento apparentemente innocuo possa davvero disturbare il lavoro e la tranquillità dell’altro.

1-Si sente molto forte tra i colleghi il desiderio che la danza ritorni ad essere quella che era fino a qualche anno fa: una disciplina artistica che, oltre a volteggiare e piroettare, insegni anche l’autodisciplina, la volontà di scoprire i propri limiti e lo sviluppo di strategie personali per spostarli un po’ più in là, la sfida con sé stessi ed una sana competitività basata sull’idea che l’impegno dell’altro possa aiutare e sostenere il proprio apprendimento e miglioramento, non una rivalità di tipo sportivo. Un’occasione per comprendere il rispetto nei confronti dell’autorevolezza dell’insegnante, sia da parte degli allievi che da parte dei genitori, che spesso sembrano saperne più di Agrippina Vaganova in persona.

2-Questo vuol dire che esistono delle regole da rispettare, che fanno parte del processo di apprendimento e della cultura stessa dell’insegnamento della danza, che avviene per trasmissione orale, da insegnante ad allievo, ormai da diversi secoli. Le regole, che non hanno alcuno scopo punitivo, sono ancora più importanti per gli allievi più piccoli, affinché ogni bambino possa condividere uno spazio formativo insieme agli altri senza diventare un ostacolo per il gruppo e per l’insegnante. Puntualità, indossare una tenuta idonea o la divisa della scuola, in ordine e pulita, acconciarsi i capelli in uno chignon ben fatto con retina, mollette e forcine, che non crolli alla prima pirouette, non indossare bracciali, collane o orecchini durante le classi. Fare uno chignon non richiede le capacità scultoree di Michelangelo e gli insegnanti di danza non pretendono una perfetta acconciatura da scena, in fondo con un po’ di allenamento in cinque minuti è fatto.

Mantenere il silenzio quando si attende di cominciare è una delle regole fondamentali, poiché in sala forse si sta svolgendo un’altra lezione: se i genitori daranno il proprio esempio facendo silenzio, potranno occuparsi di aiutare i bambini a calmarsi, perché anche se la danza dovrebbe sempre restare un momento gioioso della giornata, quella in cui vi trovate è una scuola, un luogo in cui è richiesta concentrazione, non è un parco giochi dove si può correre ed urlare. In questo modo i bambini saranno pronti quando l’insegnante darà inizio alla classe e non eccitati e distratti per essersi scatenati fino ad un istante prima. Ecco come immergersi nella storia di ciò che si sta praticando con un giusto atteggiamento. I genitori per primi hanno bisogno di comprenderne l’importanza affinché i figli rispettino queste regole automaticamente.

3-Ormai è palese che il programma settimanale dei bambini è più fitto dell’agenda di Anna Wintour.  Con permanenze da record nelle aule scolastiche, fino al pomeriggio inoltrato, una volta fuori vengono trascinati a seguire corsi di ogni tipo: violino e nuoto, chitarra e sci, pattinaggio e danza. Attività che tra l’altro spesso poco si sposano e così il sistema di organizzazione motoria del bambino è bombardato da stimoli diversi, a volte in contraddizione, con il risultato che alla fine non si riesce ad approfondire nulla, restando ad un livello base in ognuna delle discipline praticate. Forse porterebbe a maggiori risultati lasciar scegliere al bambino l’attività preferita e puntare su quella poiché anche percepire nel corpo i miglioramenti, dati da un allenamento continuo e costante, alimenta la motivazione, e se poi se ne stancherà si potrà sempre cambiare. Assicurandosi sempre che rimanga del tempo libero per loro nella settimana.

Trattiamo la danza con rispetto e amore, perché occorrono tantissimi anni per poterla padroneggiare, e molti di più per poterla insegnare. I docenti non sono tenuti ad intrattenere o divertire gli allievi, oppure ad accontentare le richieste di chi non conosce la didattica della danza, né a dover rispondere agli impegni personali di tutti  nella formulazione dell’orario delle lezioni. Se riconoscete la professionalità di un docente al punto di affidare vostro figlio o vostra figlia ai suoi insegnamenti, bisognerebbe avere fiducia nei suoi consigli anche quando questi non soddisfano appieno i vostri desideri. Se avete dubbi sulle motivazioni che stanno alla base di alcune decisioni, potete sempre fare domande, per le quali riceverete argomentazioni valide come risposta. Credo che a nessuno verrebbe mai in mente di consigliare al dentista come sarebbe meglio fare l’otturazione, non siete d’accordo?

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