L’altra faccia di Tersicore: il bullismo nel mondo della danza

di Susanna Mori
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Oggi è Pasqua e, come insegna la tradizione, bisognerebbe celebrare questa festa in pace, serenità e amore.

Nell’ultima settimana invece, ho ricevuto non una, non due ma quattro telefonate da aspiranti ballerine che mi hanno detto che si arrendevano: avrebbero smesso di ballare per sempre perché non riuscivano più a sopportare gli abusi verbali e psicologici nei loro confronti da parte di compagne e insegnanti.

Io non sono una esperta insegnante di danza, ma la amo profondamente. L’arte di Tersicore è per me un affascinante mix di grazia, atletismo e narrazione che mi trasporta in un mondo dove perdo la mia identità e sono trasportata sul palcoscenico assieme al danzatore.

Come alcuni sanno, sono psicoterapeuta e grazie ad uno strano destino mi sono ritrovata a fare da mentor e ad offrire aiuto psicologico a molti danzatori (aspiranti o professionisti) che ho incontrato sul mio cammino negli ultimi quindici anni. E da quindici anni mi ritrovo catapultata nel mondo sfavillante della danza, dove grazia ed eleganza sono al centro della scena, ma dove si cela una forza oscura e insidiosa che ne offusca la bellezza: il bullismo.

Dietro i tutù e i sorrisi, tra le pareti delle scuole di danza e delle compagnie, prospera incontrollata una cultura tossica di intimidazione e abusi. E quindi è giunto il momento di sollevare il velo e affrontare questo problema di petto.

Parliamoci chiaro: se lo stesso tipo di abuso avvenisse in un ambito scolastico statale, ci sarebbero cori di indignazione, senza contare che gli effetti del bullismo possono persistere a lungo dopo che gli anni scolastici sono finiti, influenzando le prestazioni accademiche, le relazioni sociali e il benessere mentale.

Il mondo della danza, che dovrebbe essere un luogo di creatività, espressione e cameratismo, non è immune all’influenza tossica del bullismo. Negli studi di danza e nelle competizioni, dove la competizione può essere feroce e la pressione per eccellere è alta, gli individui possono ricorrere ad umiliare, isolare o sabotare i loro compagni di ballo nel tentativo di ottenere un vantaggio competitivo. Ciò non solo offusca lo spirito di collaborazione e il lavoro di squadra, ma compromette anche l’integrità artistica della disciplina.

Immaginate una classe scolastica dove un insegnante biasima incessantemente gli studenti, deride ogni loro errore e crea un clima di paura e umiliazione. Un tale comportamento sarebbe prontamente condannato, portando a provvedimenti disciplinari, indignazione da parte dei genitori e possibilmente anche a conseguenze legali. Eppure, all’interno degli studi di danza, questo comportamento spesso è tollerato, eaccolto con indifferenza o scuse.

In alcune scuole di danza e compagnie in giro per il mondo, insegnanti, coreografi e persino altri ballerini usano il loro potere come un’arma, prendendo di mira coloro che percepiscono come deboli o diversi. Che si tratti di body shaming, abusi verbali o manipolazione emotiva, le tattiche impiegate sono varie quanto crudeli.

Per i giovani ballerini, la pressione per conformarsi a standard irrealistici di perfezione può essere schiacciante. Fin dalla più tenera età, sono allenati a lottare per ideali di bellezza e grazia praticamente irraggiungibili. Ogni deviazione da questi standard è accolta con scherno e disprezzo. Coloro che non si adattano allo stampo vengono emarginati e fatti sentire estranei nella propria comunità. Ma il problema non si ferma qui. Anche all’interno del mondo delle compagnie di danza professionale, la cultura del bullismo persiste. I ballerini sono sottoposti a prove estenuanti, a una concorrenza intensa e a una costante osservazione dei loro corpi e delle loro capacità. In questo ambiente spietato, la gentilezza è spesso vista come una debolezza, e la compassione è scarsa.

Ciò che è forse più allarmante è la mancanza di responsabilità all’interno della comunità della danza. Mentre altre industrie hanno implementato linee guida e protocolli rigidi per affrontare questioni di molestie e abusi, il mondo della danza ha in gran parte voltato le spalle. Troppo spesso le lamentele vengono respinte o insabbiate nel nome della preservazione dello status quo.
Eppure, è importante ricordare che, in mezzo alle sfide e alle avversità, il mondo della danza si erge come un faro di resistenza e solidarietà. Nonostante i casi di bullismo e negatività, l’atmosfera predominante all’interno delle comunità di danza è quella dell’aiuto reciproco, del rispetto e del sostegno.

Ho sempre pensato che uno degli aspetti più belli del mondo della danza sia la sua capacità di sollevare e ispirare. I ballerini non solo si sostengono nel perfezionare la propria tecnica, ma offrono anche supporto emotivo durante i momenti di vulnerabilità. Che sia un sorriso rassicurante prima di una performance impegnativa o un abbraccio confortante dopo un passaggio sbagliato, i ballerini comprendono il potere dell’empatia e della compassione.

Inoltre, spesso i ballerini più esperti condividono volentieri le loro conoscenze ed esperienze con i nuovi arrivati, guidandoli nel loro percorso con pazienza e incoraggiamento. Questa trasmissione di saggezza crea un senso di discendenza, unendo i ballerini attraverso le generazioni e promuovendo un profondo senso di appartenenza.

Nei momenti di avversità, abbiamo apprezzato la resistenza della comunità di danza risplendere con maggiore intensità. Invece di permettere al bullismo o alla negatività di dividerli, i ballerini si sono riuniti, solidali nel loro impegno per creare uno spazio sicuro e inclusivo per tutti, riconoscendo che sollevandosi a vicenda, elevano l’arte nel suo complesso.

Il mondo della danza diventa allora qualcosa di più di un semplice palcoscenico: è un luogo dove l’aiuto reciproco, il rispetto e il sostegno fioriscono, ricordandoci il potere trasformativo dell’unità di fronte alle avversità.

Ciononostante, il bullismo rimane comunque una piaga difficile da estirpare e credo sia giunto, a questo punto, il momento di un bilancio. Non possiamo continuare a permettere che il ciclo di abusi si perpetui senza controllo.

Ma il cambiamento non avverrà da un giorno all’altro. Richiederà uno sforzo concertato da parte di tutti gli attori della comunità della danza per affrontare questo problema di petto. Gli insegnanti devono essere formati per riconoscere e prevenire il comportamento di bullismo. Gli studenti devono essere responsabilizzati a denunciare gli abusi senza timore di ritorsioni. E le compagnie di danza devono implementare politiche anti-bullismo rigorose con vere conseguenze per coloro che le violano.

I genitori, poi, giocano un ruolo cruciale in questa lotta. Devono educarsi sui segni del bullismo ed essere proattivi nel difendere la sicurezza e il benessere dei loro figli. Nessun bambino dovrebbe mai dover sacrificare la propria salute mentale ed emotiva per perseguire la propria passione per la danza.

Il bullismo non ha posto in nessun contesto, tanto meno all’interno delle sacre aule delle scuole e delle compagnie di danza. È giunto il momento che la comunità della danza affronti questo problema con la stessa urgenza e determinazione di qualsiasi altra forma di abuso. Lo dobbiamo alla prossima generazione di ballerini, per creare una cultura di gentilezza, rispetto e inclusività.

Qualsiasi cosa di meno è semplicemente inaccettabile.

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1 commenti

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Francesca Biondi 1 Aprile 2024 - 12:17

Purtroppo aprono scuole di danza dappertutto e con persone che della danza conoscono ben poco ! Insegnanti senza nessun titolo , e genitori che affidano i figli a queste persone non preparate ! Credo ci vogliano più controlli sotto tutti i punti di vista ! Se si rovina un bambino , lo si fa x tutta la vita !

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