La danza di Stefania Pigato, e “un ponte” verso il futuro

Il Teatro Comunale di Thiene ha ospitato, con successo, "L'esodo dell'anima" spettacolo di Stefania Pigato

di Francesco Borelli
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Il “ponte” di Stefania Pigato ha sortito gli effetti sperati: ragazzi preparati e pronti a spiccare il volo in giro per il mondo e una serata ricca di emozioni, tecnica e bellezza con un occhio, attento, ai temi più attuali e drammatici della nostra vita.

Ma partiamo dall’inizio.

The Bridge è un percorso di formazione professionale sulla danza diretto da Stefania Pigato, rivolto a studenti scelti previa audizione per talento e determinazione su piano internazionale. Il nome “The Bridge” rappresenta il significato del progetto, cioè un ponte di preparazione per accompagnare i ragazzi all’accesso di Accademie, Università e giovani Compagnie Europee, per un futuro professionale.

E così è stato. La serata andata in scena lo scorso 15 maggio presso il Teatro Comunale di Thiene si apre con un video le cui protagoniste, ragazze del corso ormai pronte ad abbandonare il nido, raccontano l’importanza del percorso effettuato, la sua bellezza, e i risultati raggiunti. Ognuna di loro prenderà la propria strada in accademie, scuole, compagnie tra le più importanti al mondo. Ognuna di loro rincorrerà i propri sogni, forti di un bagaglio ricco e pieno di umanità regalatogli da The Bridge e la Pigato.

Lo spettacolo si apre con “Toxic Frogs” del coreografo ospite Sergei Vanaev. Ѐ la bellezza il filo conduttore di questa prima creazione proposta. La bellezza che è ispirazione, fonte di desideri e passioni, oggetto di ammirazione e gioia infinita. Al contempo però trafigge i cuori, provoca dolore e struggimento, fino a diventare tossica per chi, non corrisposto, soffre e si consuma. Un po’ come i colori sgargianti e bellissimi di quelle rane che, se toccate, fanno del male.

La coreografia è dinamica, interessante nel suo sviluppo coreografico e gli allievi di “The Bridge” interpretano ogni sussulto e sfumatura dell’anima in maniera convincente. La parte tecnica è ineccepibile, testimonianza indiscutibile della qualità del lavoro svolto.

Dopo le esibizioni dei giovanissimi allievi provenienti da altre scuole, certamente di grande qualità, va in scena “Sine Domo”.

Nata intorno al 2016, la coreografia e, purtroppo, il tema trattato non potrebbero essere più attuali.  La guerra, l’amore per la patria, la morte: non ci sono vincitori né vinti. Solo dolore, solo sofferenza. Chissà che un giorno anche la guerra impari ad inchinarsi ascoltando il suono di un bacio. La scelta musicale è particolare: la prima parte è infatti la voce di una radio russa militare del dopo guerra in cui i detenuti sono chiamati a uscire dal carcere per andare a combattere.

La GUERRA di Guernica e IL BACIO di Klimt ispirano il balletto in un susseguirsi ininterrotto di emozioni vive, palpabili, rese attraverso una coreografia che non smette di toccare l’anima e coinvolgerla in un turbinio di sensazioni quanto mai vicine a ciascuno di noi. La coreografia di Stefania Pigato , danzata dagli allievi più giovani di The Bridge Pigato Contemporary,  è al servizio dell’argomento trattato: il movimento segue un percorso coreografico che rende la violenza e il dolore tipici di un conflitto, con efferata evidenza ma con la classe e lo stile propri di un linguaggio coreografico che racconta e narra in maniera sempre elegante.

Il secondo tempo è tutto dedicato ad una nuova creazione della Pigato che con “L’Esodo dell’anima” racconta uno dei temi più antichi della storia: il binomio ricchezza e povertà narrato attraverso il fenomeno dell’immigrazione da parte di chi cerca, in Occidente, rifugio dalla miseria.

Il primo quadro descrive la ricchezza ostentata, il potere che si esprime nel possesso e che rende i ricchi quasi una setta che opera per una separazione tanto ideologica quanto reale.

Il secondo quadro racconta di coloro che sognano condizioni di vita migliori e che intraprendono un viaggio in balia di emozioni contrastanti: fiducia verso un futuro diverso e paura per la propria sopravvivenza.

L’alterna fortuna, si sa, colpisce tutti, anche coloro che certi delle proprie ricchezze ostentano la più errata sicurezza di sé. La terza scena racconta appunto questo. I ricchi che affamati di potere ricercano il successo a tutti i costi trasfigurando la propria natura umana con tratti animaleschi. Ma la sorte può cambiare e la ricchezza tramutarsi in povertà. Ed è qui che risiede il senso profondo dello spettacolo: comincia l’esodo dell’anima. Chi ha sempre posseduto si sveste di paure e diffidenza, dona i propri beni per assurgere ad un livello più alto, dove non esistono differenze sociali, ma solo la ricchezza dell’anima. Che è ciò che importa.

Al di là del tema trattato la danza contemporanea di Stefania Pigato narra e racconta. Nulla è astratto e incomprensibile, cosa che spesso avviene nelle creazioni contemporanee, tutto è leggibile e si intuisce. Le coreografie sono dinamiche e ricche di passaggi complicati ma resi con la leggerezza e la fluidità di chi la danza la capisce, la vive e la conosce nel profondo. Gli allievi di “The Bridge” sono lo specchio della loro Direttrice. Interpreti già raffinati di coreografie complesse e danzatori dalla tecnica pulita e ineccepibile.

A ciascuno di loro si augura il futuro più roseo nella speranza che, attraversato quel ponte posto in essere dalla Maestra Pigato, si possa danzare per sempre nella gioia e nella bellezza immerse.

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