I significati nascosti dietro i costumi di “Hamilton”

di Alessandra Colpo
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Per stare dietro al suo ritmo uno spettatore medio dovrebbe vederlo almeno un paio di volte. Dopotutto Hamilton” è un musical che racchiude 20.000 parole in 2 ore e mezzo, due volte più “veloce” di quelli normali.
Per fortuna bastano pochi sguardi (e magari un collegamento diretto a Wikipedia) per conoscere molto sui personaggi in base ai loro costumi.

Ad esempio l’autore dello spettacolo, Lin-Manuel Miranda, ha chiesto che al culmine del suo potere il protagonista (che lui stesso interpretava nella produzione di Broadway) avesse un costume di scena verde, il colore metaforico del denaro.

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A parte questa richiesta, il costumista Paul Tazewell, nel team creativo dello spettacolo sin dal suo debutto e che ora si trova in Australia per il lancio della produzione di Sydney, ha avuto carta bianca per quanto riguarda il design dei costumi di scena.

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Essere gestiti a distanza è possibile solo grazie a meravigliosi residenti e collaboratori che lavorano con il cast australiano in un momento in cui la pandemia ha chiuso ogni altra produzione del musical in tutto il mondo.

Tazewell spiega, ad esempio, di aver scelto i colori degli abiti per le sorelle Schuyler dopo aver analizzato le loro personalità:
«Angelica [la sorella maggiore, in un’arancione bruciato] ha l’energia del sole, è effervescente… Eliza [in blu] è premurosa e comprensiva, intelligente e con i piedi per terra… e Peggy è in un innocente giallo burro.»

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Per Tazewell, che ha lavorato ai preparativi finali per due settimane e mezzo da quando ha lasciato l’hotel dopo la quarantena, c’è anche un profondo significato personale nel costume di Eliza:
«Ho promesso a mio marito che avrei sempre inserito un vestito blu acqua in ogni produzione che faccio… quindi è stato un regalo per lui.»


Paul Tazewell, che ha vinto un Tony Award per “Hamilton”, ha lavorato a progetti con registi tra cui Spike Lee ed è legato al prossimo film di Steven Spielberg, “West Side Story”. Ma niente avrebbe potuto prepararlo al progettare una produzione di questa portata nel bel mezzo di una pandemia, anche se farlo per la settima volta ha sicuramente aiutato.

«Il design rimane fondamentalmente lo stesso [da produzione a produzione] – afferma – Il modo in cui si adatta ai vari cast in tutto il mondo può invece cambiare in base a chi interpreta quei ruoli. Cerchiamo di integrare il loro stile personale al design.»

Per dare vita alla produzione, Tazewell ha lavorato con un team locale di parruccai e calzolai, sotto gli occhi attenti del suo braccio destro di New York, Angela Kahler, e Jude Loxley di Sydney. Oltre alla distanza geografica e ai lockdown, il team ha dovuto affrontare diverse sfide, tra cui una carenza globale di elastici, molti dei quali sono stati risucchiati dalla produzione di mascherine.

«La cosa più complicata è far capire al cast come indossare i costumi: sono le donne devono indossare sagome del XVIII secolo con le guide come se fossero jeans e magliette.»

Tuttavia, Tazewell dice che “Hamilton” differisce da altre produzioni d’epoca, come ad esempio la serie di successo di Netflix Bridgerton, in quanto i costumi creano un riflesso generale di come le persone si vestivano alla fine del 1700 e si fondendono con una sensibilità moderna. Uno di questi esempi è l’uso della pelle di canguro nelle calzature, un dettaglio unico per la produzione australiana.

Allora dove entra in gioco la moda? È in grado di influenza anceh un costumista che lavora su uno show ambientato in un’epoca particolare?
Sicuramente, dice Tazewell, elencando Alexander McQueen, John Galliano e Vivienne Westwood tra i designer contemporanei le cui immagini delle passerelle lo hanno aiutato a re immaginare le silhouette del XVIII secolo per assicurarsi che non fossero una “versione da manuale”.

«Adoro come i costumi di scena aiutino a raccontare la storia – dice – Sono lì come supporto, ma anche come parte integrante del modo in cui la storia si evolve.»

https://www.facebook.com/HamiltonAustralia/videos/358150302098182/

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