Appello di Atip al Ministro Franceschini: i teatri tornino alla capienza massima

di Alessandra Colpo
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«Sì al Green Pass come strumento di libertà, ma i teatri tornino alla capienza massima»

Come riportato da Ansa.it, alla vigilia della prossima stagione teatrale e delle tanto attese riaperture dei luoghi dello spettacolo dal vivo, l’ATIP – Associazione Teatri Privati Italiani lancia un nuovo appello in una lettera inviata al Ministro della Cultura Dario Franceschini perché, si legge nel documento:

«Un’altra stagione senza poter svolgere piena attività – in misura quanto meno pari al 75% del periodo pre-Covid – il settore privato non se la può permettere».

Sottolineando quanto l’intero comparto teatrale – dopo quasi 2 anni di sostanziale inattività dello spettacolo dal vivo – stia aspettando con ansia di poter ricominciare a lavorare nella massima serenità e in piena sicurezza (per il pubblico e per i lavoratori), l’Associazione, che riunisce le più importanti imprese di Spettacolo dal vivo private italiane, auspica un intervento chiarificatore del Ministro in seguito all’entrata in vigore del Green Pass sulle modalità di accesso e di fruizione, «affinché si fughi ogni dubbio circa l’abbattimento delle ulteriori restrizioni come il distanziamento fisico e il contingentamento delle capienze rispetto alle rispettive agibilità».

L’ATIP sostiene la decisione del Governo di aver introdotto la misura del Green Pass, ma resta tuttavia convinta che «non si può più aggiungere restrizioni a restrizioni: il Green Pass sia piuttosto lo strumento di liberazione per chi si accinge a tornare ad assistere a Spettacoli teatrali, facendo della propria vaccinazione un mezzo di libertà e non già un ennesimo filtro limitativo».

Oltre a chiedere alle Istituzioni di riportare le sale alla massima capienza, l’Associazione, presieduta da Massimo Romeo Piparo, auspica che «si lascino le mascherine come unico dispositivo di protezione per le aree comuni o per quando si lascia il proprio posto, al pari di quanto già previsto per il settore della ristorazione» questo per evitare che si rimandi ancora per il pubblico la possibilità di godere di un momento di intrattenimento culturale senza tensioni né paure.

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