Il Balletto di Milano omaggia Verdi: tra un pizzico di humour e bella danza

di Francesco Borelli
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Bella danza e un pizzico di humour. Ecco gli ingredienti dello spettacolo “W Verdi”, balletto in due atti andato in scena lo scorso week end presso il Teatro di Milano, diretto dal maestro Carlo Pesta.

Lo spettacolo trascorre veloce senza appesantimenti alcuni. Il mix coreografico di Agnese Omodei Salè e Federico Veratti si coniuga alla perfezione in un alternarsi, felice, di classico e contemporaneo. Ogni sequenza di danza valorizza in modo ineccepibile i giovanissimi talenti della compagnia che ben interpretano le splendide musiche del cigno di Busseto. “W Verdi” ritorna sul palco del Teatro di Milano, dopo aver conquistato, dalla prima messinscena lo scorso anno, migliaia di spettatori. Nato in occasione del bicentenario verdiano, lo spettacolo è un omaggio alla sua grande musica e in particolare alle suggestioni che essa stessa suggerisce e dona al mondo della danza, senza riserve.

È un brillante Giuseppe Verdi, interpretato da Enrico Beruschi, a introdurre lo spettacolo. Tra battute e interazioni col pubblico in sala, il nostro Verdi ci racconta quello che vedremo e propone una serie di precisazioni che meglio faranno intuire il valore di ciò che si ascolterà e vedrà. È Aida a romper il ghiaccio, nello specifico il celebre Trionfo. Coreografie ben costruite e insiemi perfetti in grado di rendere al meglio le splendide sonorità di un’opera tra le più rappresentate al mondo. Segue la Danza delle Streghe dal Macbeth (evocazione di Ecate da parte delle streghe) ballabile forse tra i più belli mai scritti da Verdi e l’intenso preludio da Attila. L’omaggio a Verdi continua con Traviata. L’opera più bella, pur non prevedendo ballabili alcuni, si presta perfettamente alla bellezza, alla grazia e alla forza dell’arte coreutica. Iniziando dal magico “Libiamo” fino ai cori di Zingarelle e Toreri, interpretati meravigliosamente dai solisti uomini della compagnia.

Il secondo atto, dopo il brillante intervento di Beruschi/Verdi, comincia con “Le quattro stagioni” tratte dai Vespri Siciliani. Una partitura musicale perfetta che costituisce un vero capolavoro al servizio della danza. Trenta minuti che, musicalmente in primis e nella resa coreografica della compagnia poi, costituiscono summa perfetta di suggestioni, bellezza e tecnica irreprensibile. Chiude lo spettacolo il valzer riscoperto da Luchino Visconti per il suo Gattopardo. A incorniciare musiche e coreografie i dipinti della brava Daniela Grifoni. Il Balletto di Milano, dopo trent’anni di felice storia, si conferma realtà di alto livello nel panorama ballettistico italiano e si appresta a una stagione colma di belle novità in Italia e all’estero. Sempre di più e sempre meglio per l’eccellente ensemble milanese al quale auguriamo ancora tanti anni all’insegna del successo e della grande qualità.

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