Radura/Jardi Tancat/Bolero: a Torino trittico di danze con il Ballet de la Generalitat Valenciana

di Giada Feraudo
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Penultimo appuntamento con la danza in cartellone per Palcoscenico Danza 2015, festival organizzato da Fondazione TPE al Teatro Astra di Torino e curato da Paolo Mohovich.

Questa sera e domani, sabato 16 maggio, alle ore 21.00, sarà in scena il trittico Radura / Jardi Tancat / Bolero, con il Ballet de la Generalitat Valencianal’unica compagnia ufficiale spagnola al di fuori di quella nazionale. 

La compagnia, diretta da Inma Gil Lazaro e attualmente composta da ventiquattro danzatori, dipende dalla Generaliatat Valenciana associata al Palau de les Arts Reina Sofia (teatro dell’ Opera di Valencia). Il suo repertorio è molto vasto e spazia dal neoclassico al contemporaneo, con autori come Jiri Kylian, Nacho Duato, Ohad Naharin, Thierry Malandain, Ramon Oller, Gustavo Ramirez, Marcos Morau e, dal 2014, Paolo Mohovich, che ha rimontato per la compagnia I quattro temperamenti, ha creato Radura e, recentemente, Don Chisciotte.

In occasione del duplice appuntamento torinese la compagnia presenta al pubblico un programma che comprende le coreografie di Paolo Mohovich, Nacho Duato e Thierry Malandain, coreografi di fama internazionale accomunati da una spiccata musicalità e una ricerca formale ed estetica nell’ambito della danza contemporanea formalista. In apertura Radura, su musica di Bach, lavoro creato da Paolo Mohovich nel 2014 per la compagnia di Valencia e ispirato alle dinamiche e alle forme del mondo animale; a seguire Jardi Tancat (Giardino chiuso), considerato uno dei capolavori del celebre coreografo spagnolo Nacho Duato, su musiche di Maria del Mar Bonet ispirate a canti della tradizione popolare. A oltre trent’anni dalla sua creazione questa coreografia, che ricrea l’ambiente rurale delle isole baleari con una forza e con una vividezza sorprendenti per energia e poesia, è un pezzo sempre attuale e piacevole a vedersi.

Chiude la serata il sempreverde Bolero di Ravel nella versione di Thierry Malandain. I danzatori si muovono qui in una stanza immaginaria di cui si vedono solo i quattro angoli e dalla quale sembra impossibile uscire. La musica incalza e il ritmo diviene sempre più ossessivo, innescando nei ballerini una sorta di ribellione: linee pure e accenti violenti in una combinazione di forte impatto visivo che porta all’esplosione finale, in totale accordo con la partitura musicale.

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