Monica Sava e il suo Metodo: “un approccio educativo, un mezzo per affrontare lo studio della danza”

di Francesco Borelli
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Monica, ci parli del metodo da te elaborato? A chi si rivolge e di cosa si tratta?

Il Metodo Sava si rivolge, in particolar modo alle scuole private. A differenza che nelle grandi accademie, infatti, dove solitamente si provvede a un’attenta selezione degli allievi, all’interno di una struttura “non professionale” un maestro avrà innanzi ogni tipologia di fisico e di bambino. La tecnica Vaganova, assolutamente indiscutibile nella sua efficacia, tende a lavorare corpi predisposti con una chiara attitudine al lavoro della danza accademica. Ma ogni fisico è diverso e un lavoro che può andar bene per Tizio può risultare nocivo per Caio. Per esempio: se non rispetto il tipo di fisico che ho davanti e vado a forzare una rotazione a 180 gradi su un bambino che non è naturalmente dotato di en dehors, subentra una torsione delle ginocchia e delle anche e quindi una lussazione. Provoco dei danni. Come faccio a evitarli? Bisogna partire dalla base. La base dice che tutto dipende dall’appoggio del piede. Questa nuova formula del metodo Sava 1 – 5 – 0 (maniera simpatica per una reazione immediata), fa si che il bambino con poche terminologie riesca a individuare, subito e da solo, l’appoggio giusto sul pavimento, così da allineare sia l’articolazione delle gambe sia il movimento: per esempio un pliè. Se il bambino usa il proprio en dehors naturale che parte dalle anche, apre i piedi insieme e pigia il cinque (il mignolo) in terra col tallone leggero, il cinque va a sollecitare la muscolatura esterna della gamba che porta in direzione precisa sulla punta dei piedi il ginocchio. Non tocco il bambino, non lo forzo in posizioni per lui innaturali e il peso del corpo si distribuisce correttamente. L’uso del termine cinque favorisce una più immediata consapevolezza.

Lo sviluppo della muscolatura dipende da come strutturiamo l’apparato scheletrico. Prima si devono mettere le ossa nella corretta posizione, poi la muscolatura nel movimento si svilupperà seguendo la direzione che abbiamo dato alle ossa. Quando vediamo i glutei particolarmente accentuati, per esempio, è perché si sforza il bacino senza prima aver piazzato le forze contrarie, la verticalità, il crescere con la testa mentre le gambe vogliono andare verso il basso.

Se ho capito bene, quindi, il metodo Sava si riferisce ad un linguaggio differente che rende più semplice ed efficace comprendere le posizioni, l’impostazione del corpo, e l’uso dello stesso.

L’efficacia del metodo riguarda la maniera di dialogare col bambino, donandogli imput precisi ed essenziali affinché li memorizzi e li faccia propri, nella semplicità. Questo tipo di lavoro può iniziare già all’età di sei anni e nel tempo il corpo assumerà questa dinamica verso il levare utilizzando la ritmica, che è alla base del metodo Sava e che sposa lo stile Balanchine.

Come definiresti il Metodo Sava?

Un approccio educativo, un mezzo attraverso cui comunicare dalla base un messaggio diretto, efficace e assolutamente non nocivo per tutti i bambini che frequentano le scuole di danza.

Supponiamo che non un bambino, ma una persona adulta con il suo studio alle spalle e la sua impostazione decida di studiare secondo il metodo Sava.

L’approccio è lo stesso che si ha col bambino: si utilizzano poche ed efficaci parole, quelli che io chiamo codici, che conducono immediatamente alla sensazione giusta. Ovviamente adopererò un linguaggio consono all’età e al percorso intellettivo della persona che ho davanti.

Il Metodo Sava sposa perfettamente il rigore del Metodo Vaganova con la dinamicità del metodo Balanchine. In che modo avviene tale fusione? In che cosa consiste?

La fusione prevede una perfetta unione tra la tecnica di base Vaganova e l’estetica propria di Balanchine. Balanchine concepisce l’intera danza in levare: un pas de bourrée finisce in relevés e non in quinta posé, un posè per avviare il pas de bourrée non parte da una sissonne tombée ma da un pointè sul plié per andare direttamente in relevè, la piroetta Vaganova che prevede una preparazione IV plié, Balanchine l’ha trasformata in posa IV fondue. Dove non posso arrivare a livello fisico o tecnico, Balanchine mi permette di danzare non mascherando la mancanza ma mettendo in risalto la personalità di ciascuno. Il Metodo Sava abbassa il livello di comprensione della fusione a partire dalla base. Il bambino che cresce deve avere un fisico idoneo alla danza e a livello intellettivo la fusione prende vita, già a sei anni, con un codice ben preciso che favorisce l’applicazione nelle scuole private. Si tratta infine di un approccio educativo, un aiuto a concepire in maniera nuova il percorso della tecnica di base che tutti conosciamo: la Vaganova.

Attraverso il Metodo Sava, un ragazzo che non ha particolari qualità fisiche può arrivare al professionismo ed essere competitivo con chi, invece, parte da doti e capacità naturali?

Un bambino con la voglia di imparare e l’amore verso la danza può arrivare a ottenere ottimi risultati. Un giusto lavoro permetterà un opportuno sviluppo muscolare ed espressivo attraverso lo studio tecnico. Esistono poi bambini, magari con grandi qualità fisiche, poco dotati in termini intellettivi, desiderio di lavorare e capacità di impegnarsi. Quei piccoli allievi non riusciranno mai a realizzare velleità professionali. L’intelligenza nel lavoro è importante tanto quanto il talento e l’attitudine fisica.

Se avessi nella tua sala un ballerino anatomicamente e accademicamente già strutturato, un professionista della danza che si è formato secondo un metodo diverso dal tuo, in che modo ti ci approcceresti?

Io non ho l’obiettivo di cambiare ciò che già esiste. Un danzatore professionista di un certo calibro ha già fatto il suo percorso di studi, raffinato attraverso esperienze di palcoscenico. Da maître de ballet e attraverso l’esperienza maturata in tal senso, sono in grado di adattarmi all’esigenza coreografica richiesta. I danzatori hanno sempre delle carenze e, attraverso il Metodo Sava, potrei intervenire e modificare sia a livello muscolare sia articolare le suddette carenze.  Mi limiterei a dare dei suggerimenti stilistici, dei consigli sulla dinamica del gesto ma non agirei al fine di modificare una struttura anatomica e una formazione di base già radicata.

Da persona del settore e danzatore mi domando: chi è Monica Sava, da dove viene, com’è giunta, sulla base dell’esperienza accumulata nel tempo, a elaborare un personale metodo di studio?

La passione per la danza è nata da piccolissima. A tre anni vidi una lezione della mia sorella maggiore e rimasi folgorata. A sei anni mia madre m’iscrisse, finalmente, a danza. La mia prima insegnante, Antonella Di Lecce, seguiva i corsi di perfezionamento presso l’Accademia Princesse Grace di Montecarlo diretta da Marika Besobrasova. Gioco forza mi formai seguendo quello stile di lezione e di tecnica. Fu così che vinsi una borsa di studio e mi recai a studiare a Montecarlo dove mi diplomai. Iniziai le mie prime esperienze professionali: l’Arena di Verona, il Comunale di Bologna, Il Comunale di Firenze e tante altre compagnie sperimentali. Ciò che, però, ha contribuito alla nascita, in me, di un ideale espressivo differente è stato l’incontro con il Maestro Floris Alexander durante il corso di perfezionamento prima e nel lavoro di compagnia dopo, presso l’Aterballetto. Era il 1987. Fu lì che conobbi per la prima volta, lo stile Balanchine, non la tecnica, che approfondii successivamente, con la Direttrice della scuola dell’American Ballet, Suki Schorer.

Che cosa è cambiato, quali sono le differenze che hai avvertito, approcciandoti allo stile prima e alla tecnica Balanchine poi?

Ho capito che cosa significasse danzare e che fino a quel momento avevo lavorato di base, strutturando una perfezione tecnica, dinamica ed espressiva, secondo il Metodo Vaganova. Con Balanchine ho cominciato a ballare dinamicamente sciogliendo e usando la muscolatura interna, ho compreso “la sospensione”, la spinta verso l’altro, la fluidità nello spazio. Lavorando poi, nelle compagnie, come maître de ballet e soprattutto nelle scuole private, ho capito fino in fondo, quali fossero le difficoltà relative alle strutture fisiche degli allievi e alla base tecnica di ciascuno. Dai piccoli fino ai più grandi ho cercato di elaborare la soluzione migliore, venendo incontro alle esigenze delle scuole che, oggi, nascono senza alcuna regolamentazione. Nel mio piccolo sto tentando di contribuire alla formazione rispettando, profondamente, l’origine della danza classica accademica.

Consiglieresti, in assoluto, il Metodo Sava?

Il mio metodo, come già sottolineato, è un approccio educativo per far capire a un bambino, immediatamente e senza fronzoli, come affrontare lo studio. Certamente lo consiglierei.

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