Per #storiedidanza, la nostra Giada Feraudo ci racconta Paquita

di Giada Feraudo
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Prima rappresentazione assoluta:  Académie Royale de Musique, Parigi, 1 aprile 1846
Balletto in due atti e tre scene
Coreografia originale di Joseph Mazilier 
Libretto di Paul Foucher
Musica di Edouard Deldevez
Interpreti originali del balletto: Carlotta Grisi e Lucien Petipa

Paquita è considerato uno dei più spettacolari balletti del repertorio romantico.
Differisce enormemente dagli altri che risalgono più o meno allo stesso periodo in quanto qui non si trovano né willy né silfidi, né tantomeno paesaggi irreali e boschi fiabeschi: la protagonista è in questo caso una ragazza in carne ed ossa e l’ambientazione è estremamente realistica.

Molto dibattuta continua ad essere la questione riguardante la ricostruzione della versione originale del balletto e i successivi rifacimenti, modifiche e arrangiamenti.
Nel novembre 2008 Yuri Burlaka, importante storico della danza e all’epoca direttore del Bolshoi, ha presentato la ricostruzione coreografica del Grand Pas classique di Paquita, estrapolato dall’intero balletto nella forma in cui veniva rappresentato, solo come divertissement, davanti alla Corte Imperiale sullo scorcio del XIX secolo, ancora sotto la supervisione di Petipa.

Va ricordato che il balletto Paquita, di Joseph Mazilier su musica di Deldevez, non includeva ancora questo Grand pas al suo debutto all’Opéra di Parigi nel 1846 con Carlotta Grisi nel ruolo del titolo. E in questa forma, ancora priva del Grand pas, fu messo in scena a San Pietroburgo con Yelena Andreyonova nel ruolo protagonistico e con il Balletto Imperiale nel 1847. La supervisione fu affidata a Marius Petipa.

Nel 1881 Petipa volle riprendere il balletto per Ekaterina Vazem e ne diede la sua versione decidendo di aggiungere un intero Grand Pas classique su nuova musica, fornita per l’occasione da Ludwig Minkus, una Mazurka per gli allievi della Scuola del Teatro e, nel primo atto, un nuovo Pas de trois. La versione integrale del balletto, come concepita da Petipa, si chiudeva proprio col nuovo Grand Pas classique, che all’epoca, dopo un Preludio (Eduard Deldevez e Riccardo Drigo), proseguiva per un lungo tratto esattamente come lo conosciamo oggi, con la Mazurka (Minkus), l’Entrée (Minkus) per otto ballerine del corpo ballo femminile e, poi, di Paquita, già impegnata nell’Entrée in due passaggi articolati. Seguiva il Grand adage (Minkus) per Paquita e Lucien con la presenza del corpo di ballo femminile e il Ballabile (Minkus) per quattordici ballerine, due gruppi successivi di quattro ballerine e tre coppie di soliste.

La parte successiva non conteneva variazioni per ballerine soliste, come sovente vediamo nelle proposte odierne, ad eccezione di una eseguita dalla protagonista. Si tratta della variazione originale per Paquita, su musica di Minkus del 1881. Molte riprese odierne assegnano però a Paquita una diversa variazione: l’assolo più diffuso è su musica di Riccardo Drigo per una ripresa de La Sylphide da parte di Petipa. È verosimile che, all’epoca, nel passo a due non ci fosse una variazione maschile, anche se oggi molte messe in scena del Grand Pas includono quella proposta dallo stesso Burlaka, che è in realtà una variazione maschile aggiunta a una ripresa del 1902, per il Balletto Imperiale, del vecchio balletto La Source.

Per molti anni di Paquita sono state danzate solo le parti del secondo atto, che hanno visto varie versioni coreografiche. Balanchine creò due differenti coreografie del Pas de trois, una per il Grand Ballet du Marquis de Cuevas nel 1948 e l’altra per il New York City Ballet nel 1951. Alexandra Danilova mise in scena una versione in un atto per il Ballet Russe de Monte-Carlo nel 1949. Nureyev allestì il Grand pas, danzato con Margot Fonteyn, in occasione del Gala della Royal Accademy nel 1964, a Londra. La stessa versione fu riprodotta da Marika Besobrasova per la Scala di Milano (1970), per i ballerini dell’Opera di Stato di Vienna (Salisburgo, 1970) e per l’American Ballet Theater (1971).

Mai rappresentato o mai più rappresentato in Italia, di Paquita si è visto qualche volta solo il divertissment staccato dal contesto del balletto d’azione. È questo il caso dello spettacolo andato in scena al Teatro Regio di Torino a partire dall’8 febbraio 1991 nell’elaborazione coreografica di Fernando Bujones (da Petipa), interpreti principali Eleonora Cassano e Julio Bocca, scene e costumi di Peter Farmer.

Si deve a Pierre Lacotte nel 2001 il merito di aver riportato questo balletto a nuova vita grazie ad un’accurata ricostruzione filologica per il Ballet de l’Opéra de Paris.

La trama

Il balletto si svolge in Spagna durante l’occupazione di Napoleone e racconta la storia d’amore della gitana Paquita per l’ufficiale francese Lucien d’Hervilly. Ma le differenze di rango sembrano essere un ostacolo insormontabile per l’unione dei due giovani innamorati.

In realtà, Paquita è una nobile che è stata rapita da bambina da un gruppo di zingari.

La ragazza riesce salva la vita dell’ufficiale Lucien, che il governatore spagnolo vorrebbe invece vedere morto per mano del capo dei gitani Iñigo. Con un colpo di scena inaspettato, grazie al ritrovamento di un antico medaglione, Paquita scopre di essere stata rapita da bambina da un gruppo di zingari ma di avere nobili origini. Addirittura è la cugina di Lucien e può dunque convolare a nozze con lui, non dopo aver attraversato molte e lunghe peripezie ed essersi separata dal gruppo di gitani con cui era vissuta fino a quel momento.

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