Addio a Pierre Lacotte, aveva 91 anni

Ci lascia uno dei più grandi archeologi del balletto, colui che aiutò Nureyev a restare in Europa

di Giada Feraudo
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Il coreografo Pierre Lacotte, conosciuto in tutto il mondo per le sue ricostruzioni dei più celebri balletti del XIX° secolo, è deceduto lunedì, a causa di una setticemia conseguente all’infezione di una piaga. Lo annuncia l’ex danzatrice étoile Ghislaine Thesmar, sua moglie dal 1968.

«È molto triste, aveva ancora tanti progetti per le compagnie, fra le quali l’Opera di Roma, e stava scrivendo un libro. Era pieno di energie».

Nato il 4 aprile 1932 nella regione parigina, Pierre Lacotte entra a far parte della scuola dell’Opéra di Parigi nel 1942 e, malgrado una salute cagionevole, è ammesso nel corpo di ballo e diventa primo ballerino nel 1951. Ha 17 anni quando Serge Lifar lo sceglie per interpretare la sua creazione, Septuor, con Claude Bessy, futura direttrice della scuola di danza.

Pierre Lacotte si interessa molto presto alla coreografia. Nel 1955 dà le sue dimissioni dall’Opéra, fonda la compagnia dei “Ballets de la Tour Eiffel” e, a partire dal 1959, conduce una vita da coreografo e danzatore indipendente.

È stato inoltre uno dei fautori della fuga all’ovest del leggendario danzatore Rudolf Nureyev. Il 16 giugno 1961, all’aeroporto del Bourget, un attimo prima che Nureyev risalisse sull’aereo che lo avrebbe riportato in Russia, Lacotte contatta Clara Saint, ex fidanzata di uno dei figli di Andrée Malraux, allora Ministro della Cultura. Una volta sul posto lei chiede l’aiuto dei poliziotti francesi e Nureyev avrà così la possibilità di restare in Europa.

Nel 1968 un infortunio alla caviglia lo obbliga a rallentare la sua attività ed è a partire da quel momento che egli si immergerà negli archivi della biblioteca dell’Opéra di Parigi. Qui inizierà un minuzioso lavoro di ricostruzione dei balletti del passato, a partire la La Sylphide di Taglioni. Tre anni di ricerca per ritrovare i passi di danza, le immagini dei costumi e delle scene.

«Quando ricreo un balletto vado in cerca del profumo dell’epoca» diceva.

Queste ricostruzioni diventeranno la sua passione, facendo di lui una sorta di “archeologo del balletto”. Egli diceva di essere debitore di questa passione a una delle sue insegnanti di danza, la russa Lioubov Egorova, ex prima ballerina del Marinskij, che aveva lavorato con Marius Petipa.

«Lei una volta mi disse:

“Un giorno io lascerò questo mondo. Giurami che non permetterai che questa eredità cada nell’oblio”» raccontava Pierre Lacotte nel 2014 al quotidiano La Croix.

 Nel settembre 2021, all’età di quasi 90 anni, firma il balletto che può essere considerato il suo testamento, Le Rouge et le Noir, per l’Opéra di Parigi, tratto dall’omonimo romanzo di Stendhal. In questa sua ultima opera, che Lacotte ha creato interamente, dalla danza ai costumi alle scene, si inscrive tutta la sua vita. I suoi incontri, il suo entusiasmo, il suo rigore, miscelati alla sua cultura enciclopedica e al suo interesse per l’innovazione.

Il direttore generale della maison parigina, Alexander Neef, promette di onorare la memoria di questo grande personaggio, mentre José Martinez, direttore del ballo all’Opéra afferma:

«Il balletto classico deve moltissimo a questo maestro. Siamo i depositari di una preziosa eredità che dobbiamo preservare per le generazioni future».

Crediti fotografici: Gallica / BNF

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