Teatro San Carlo: compie oggi 283 anni il primo teatro dell’opera e del balletto

di Fabiola Di Blasi
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“Gli occhi sono abbagliati, l’anima rapita…
non c’è nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro,
ma ne dia la più pallida idea
.”

Era il 1817 quando Stendhal scriveva queste parole che, chi vi è entrato e frequenta il San Carlo, può confermare ancora oggi. Il Teatro sorge accanto a Piazza Plebiscito, simbolo della città di Napoli, e forse non tutti sanno che la sua nascita avvenne ben 41 anni prima del Teatro alla Scala.

Voluto da Carlo III di Borbone, Re di Spagna, Sicilia e Napoli, il San Carlo è stato progettato dagli architetti Antonio Medrano e Angelo Carasale. L’opera, costata 75 mila ducati venne realizzata in appena otto mesi e inaugurata con la prima rappresentazione di “Achille in Sciro” di Domenico Sarro su libretto di Pietro Metastasio, e “due balli per intermezzo” creati da Francesco Aquilante, il 4 novembre 1737, giorno dell’onomastico del Re. Si tratta perciò del Teatro dell’opera e del balletto più antico del mondo ancora attivo.

La struttura è quella di un teatro all’italiana, con la pianta a ferro di cavallo, modello per i successivi teatri d’Italia e d’Europa. I colori dominanti della sala, un vero e proprio gioiello, sono il rosso e l’oro e si trovano qui sia lo stemma sabaudo voluto dai Savoia dopo l’unità di Italia (palco reale) sia quello del Regno delle due Sicilie (arco del proscenio). La sala è lunga 28,6 metri e larga 22,5 metri con 184 palchi disposti in sei ordini, più un palco reale per dieci persone, per un totale di 1379 posti. Il soffitto è una vera e propria opera: una tela di 500 metri quadrati, opera di Antonio, Giovanni e Giuseppe Cammarano, in cui si vede Apollo che presenta a Minerva i più grandi poeti di sempre tra cui sono raffigurati Dante, Beatrice, Virgilio e Omero.

Nella notte del 13 febbraio del 1816 un incendio distrusse l’edificio del Massimo napoletano lasciando intatti soltanto i muri perimetrali e il corpo aggiunto. La ricostruzione, diretta da Antonio Niccolini, avvenne in soli nove mesi. L’architetto toscano conservò l’impianto a ferro di cavallo e la configurazione del boccascena allargandolo e ornandolo con un bassorilievo raffigurante “Il Tempo e le Ore” visibile ancora oggi.

Dalla sua nascita, il Teatro definito da molti “il più bello del mondo”, ha ospitato i più grandi nomi di ogni epoca come Niccolò Paganini, Vincenzo Bellini, Johann Sebastian Bach, Georg Friedrich Händel, Wolfgang Amadeus Mozart, Domenico Cimarosa e Giovanni Paisiello (direttori dell’Orchestra del San Carlo) Gioachino Rossini, Gateano Donizetti, Giuseppe Verdi…

Nel 1812, con un corso per 32 ragazzi (16 maschi e 16 femmine), nacque in questa sede anche la Scuola di ballo più antica d’Italia alla cui grandezza hanno contribuito artisti come Pietro Hus, Salvatore Taglioni, Bianca Gallizia, Anna Razzi… Tra i grandi ballerini che hanno calcato l’illustre palcoscenico napoletano ricordiamo Amelia Brugnoli, Fanny Cerrito, Fanny Elssler, Margot Fonteyn, Ekaterina Maximova, Rudolf Nureyev, Vladimir Vassiliev, Alicia Alonso, Carla Fracci, Luciana Savignano, Elisabetta Terabust, Alessandra Ferri, George Iancu, Vladimir Derevianko, Roberto Bolle e molti altri.

Per approfindire: www.teatrosancarlo.it/en/pages/scuola-ballo.

Nel 1961 il teatro divenne un vero e proprio set cinematografico per ospitare le riprese del film di Vittorio De Sica “Il giudizio universale”. La scena finale dell’elegante ballo è ambientata, infatti, proprio al Teatro San Carlo. Per girarla, De Sica fece smontare tutte le poltrone della platea. Nel cast furono coinvolte varie tipiche figure napoletane: tra nobili in cerca di celebrità e chi si prestava come comparsa, i napoletani a lavorare nel film furono moltissimi e tutti retribuiti.

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