“Non dimenticare perché balli”: Aurélie Dupont si racconta

"Non importa quanto sia difficile il cammino, ciò che conta è avere il coraggio di ballare, di cadere e di ballare ancora, con tutto il cuore e con tutta l'anima"

di Susanna Mori
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Aurélie Dupont, una delle ballerine francesi più popolari, ma di cui alla fine sappiamo molto poco ha deciso di raccontarsi..

A 51 anni, l’ex prima ballerina, direttrice del balletto dell’Opéra National de Paris dal 2016 al 2022, decorata con la Croce di Cavaliere della Legion d’Onore nel 2015, quarant’anni di carriera all’Opéra di Parigi e madre di due figli, afferma in un’intervista con Le Figaro:

Le persone non mi conoscono molto bene. Ho scritto questo libro con molto amore e ritmo. Volevo scrivere un libro musicale“.

Aurélie Dupont, un nome che risuona nell’universo della danza, ma dietro il cui splendore si cela una storia di sacrifici, passioni e sfide. Il suo cammino, dall’infanzia al successo sul palcoscenico, è raccontato con sincerità e passione nelle pagine di “Non dimenticare perché balli”, la sua autobiografia. Nel libro svela per la prima volta cosa vuol dire avere successo nella danza, con tutte le sue gioie e le sue ombre.

Aurélie, una bambina che sognava di essere sul palco, una bambina che ardeva dal desiderio di diventare una stella, un’adolescente il cui unico desiderio era la danza, nonostante le sue difficoltà e i suoi sacrifici.

Con lei, scopriamo il prezzo del successo; il rigore del lavoro, i rapporti con i coreografi, geni o tiranni; le sfide da affrontare, la volontà di superarsi. E soprattutto le paure e le gioie ovvero la quintessenza di ciò che rende il corpo di ballo dell‘Opéra de Paris un luogo leggendario di passioni esacerbate.

Attraverso le parole di Dupont, ci immergiamo nel mondo affascinante e implacabile del balletto, dove il talento e la disciplina si mescolano con la fatica e la perseveranza. È un racconto che tocca le corde più profonde dell’anima, rivelando la forza di una donna che ha lottato per essere sé stessa, non solo sulla scena, ma anche nella vita di tutti i giorni.

In “Non dimenticare perché balli”, Dupont condivide le sue esperienze più intime, con l’amore e il ritmo di chi ha vissuto ogni passo della sua carriera con passione e dedizione. E mentre parla del suo percorso, non dimentica di ringraziare coloro che l’hanno sostenuta lungo il cammino: amici, famiglia, mentori e ammiratori.

Ma dietro al successo e alla fama, c’è anche il ricordo di momenti difficili. Come quando rivela di essere stata vittima di bullismo, un episodio che ha segnato profondamente i suoi primi passi nella danza.

O la data che non dimenticherà mai, il 31 dicembre 1998. Mentre stava terminando la rappresentazione di Don Chisciotte di Rudolf Nureyev, la informano che è stata nominata danzatrice étoile nonostante abbia solo 25 anni. Una consacrazione per Aurélie Dupont che però teme di perdere tutto qualche mese dopo: di fronte a un dolore diventato insopportabile, si rassegna a sottoporsi a un intervento chirurgico per una frattura alla cartilagine del ginocchio destro. Un infortunio gravissimo che mette in discussione il suo futuro sulla scena che tanto ama e che la costringe a cambiare il suo modo di ballare per rimanere al vertice della danza.

Eppure, nonostante le avversità, Dupont trova la forza di risorgere, di superare le sfide e di continuare a danzare con grazia e determinazione.

La sua storia è un tributo alla resistenza, alla passione che alimenta i sogni e alla determinazione che porta al successo. È un invito a non arrendersi mai, a lottare per ciò in cui si crede con tutto il cuore, non importa quante difficoltà possano sorgere lungo il cammino.

Ho scritto questo libro per gli amanti della danza e gli amanti delle belle storie. Ho scritto per voi, come per i miei amici, i miei genitori e i miei figli. Ho avuto il desiderio di condividere ciò che mi ha formato e plasmato. Ho scritto della mia passione, della mia pazienza e della mia impazienza. Condivido il mio desiderio di imparare, di superare me stessa, ma anche di incontrare esseri, uomini e donne, ispirati e ispiratori, misteriosi e meravigliosi. Questo libro, l’ho scritto pagina dopo pagina pensando alla bambina che era in me, per dirle che ha fatto bene a non avere paura, a resistere nelle prove, ad avere fede nella vita. Ogni percorso è unico, non c’è solo una strada, ma mille! Spero che questo libro, scritto con il mio cuore, e ancora di più, con tutta la mia anima, vi faccia vibrare di emozione o di rabbia, vi commuova, vi dia forza. E vi dia anche gioia.”

Così, mentre si chiudono le pagine della sua autobiografia, ci lasciamo trasportare dalle emozioni che hanno permeato ogni parola, ogni gesto, ogni passo di questo incredibile viaggio. E ci rendiamo conto che la danza è molto più di un semplice movimento del corpo: è un’espressione della nostra anima, che ci connette con il mondo e con noi stessi in modi che vanno al di là delle parole.

E quindi noi, che amiamo tanto la danza, continuiamo a ballare, consapevoli che ogni passo, ogni caduta, ogni nuovo inizio è parte integrante del nostro percorso.

Perché, come ci ricorda Aurélie Dupont, non importa quanto sia difficile il cammino, ciò che conta è avere il coraggio di ballare, di cadere e di ballare ancora, con tutto il cuore e con tutta l’anima.

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