Lia Courrier: “La perfetta imperfezione della simmetria”

di Lia Courrier
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Abituati a studiare anatomia su tavole o modelli tridimensionali di materiale sintetico, ci siamo fatti un’idea del corpo che non corrisponde alla realtà, sotto molti punti di vista. Uno di questi, quello di cui parleremo quest’oggi, riguarda la simmetria del corpo.

Tutti gli strumenti esterni che usiamo per studiare il corpo umano (quindi esclusa l’osservazione empirica attraverso l’esperienza somatica, che possiamo considerare una pratica “interna”) presentano strutture simmetriche perfettamente corrispondenti come se la linea mediana longitudinale del corpo fosse il bordo di uno specchio.

L’idea di simmetria che si è depositata nelle nostre menti ha un sapore euclideo, ma la stessa geometria euclidea non è che una semplificazione di quella più autenticamente appartenente alla natura, la geometria frattale (concetto per la prima volta comparso nel 1975 grazie a Benoît B. Mandelbrot, un matematico fuori dagli schemi che ha saputo guardare dove altri non vedevano) che si accosta al concetto di simmetria con occhi nuovi. Andrea Olsen nel suo bellissimo libro “Anatomia Esperenziale” ci ricorda quando nelle scuole e nelle università erano ancora presenti scheletri umani, anziché i modelli in materiale sintetico odierni. La presenza di questi scheletri, disegnati dalla vita, dalle esperienze, dalla strategia di vita e dalla genetica, rendeva molto chiaro agli studenti che ogni corpo è unico e che ogni osso può presentare una forma diversa, asimmetrica, unica, per una serie innumerevole di ragioni. Del resto è proprio dalla forma delle ossa che gli archeologi hanno scoperto dettagli incredibilmente intimi e personali dei proprietari di quei reperti. Il nostro corpo è come un libro aperto per chi sa vedere.

Ci sono altri elementi da considerare, che mettono in crisi quest’ideale di simmetria che non ci permette di osservare il nostro corpo nel suo contesto naturale. Ognuno di noi ha un lato dominante con cui tende a fare la maggior parte dei gesti quotidiani come lavarsi i denti, scrivere, girare una chiave nella toppa, usare le posate, portare una borsa. Questo ovviamente crea un’abitudine che si deposita nelle connessioni neuromuscolari e nella forma della fascia, con un conseguente effetto sul modo in cui il corpo si organizza attorno alla linea mediana.

Quando pensiamo al corpo in movimento, nella maggior parte dei casi l’immagine che emerge nello schermo della mente riguarda esclusivamente il sistema muscolo-scheletrico. Il nostro corpo è composto e si può avvalere anche del sostegno e del supporto degli organi che però raramente assurgono alla nostra percezione nelle nostre pratiche movimento, a meno che non si entri più strettamente nell’ambito della ricerca somatica esperienziale. Questi organi non sono tutti pari, ossia formati da una coppia, ce ne sono anche dispari, cioè organi singoli che trovano posto nelle cavità preposte. Qualche esempio? Il cuore, la milza, il fegato, il pancreas, disposti secondo asimmetrie intrinseche al corpo stesso, parte della biologia che ci compone.

Quando parliamo di simmetria, quando la ricerchiamo nelle nostre pratiche motorie, a che tipo di simmetria ci stiamo riferendo?

Personalmente non conosco nessuno che presenti una struttura simmetrica, come quella dei modelli e delle tavole anatomiche, tutti noi abbiamo inciso sul corpo, dal momento del concepimento fino ad oggi, una storia che si manifesta anche attraverso irregolarità, cambiamenti di rotta, infortuni, abitudini. Ogni tanto i miei studenti tornano dall’osteopata dicendomi allarmati di aver scoperto di avere una gamba più lunga dell’altra e io cerco di rassicurarli dicendo loro che noi danzatori ci accorgiamo delle cose che riguardano il corpo perché è il nostro strumento, lo osserviamo in maniera maniacale ogni giorno, ma che questo tipo di fenomeni sono molto frequenti e non c’è nulla di cui preoccuparsi, anzi, è un bene saperlo.

Se le asimmetrie non rappresentano in sé una patologia credo sia molto importante, per chi ha scelto un lavoro in cui il corpo è lo strumento primario, conoscerne entità e posizione per evitare l’insorgenza di disturbi sul lungo termine. La danza porta il corpo ad avere una netta preferenza su uno dei lati per girare o per alzare le gambe, per l’esecuzione di salti o per le evoluzioni acrobatiche che tanto piacciono alla danza contemporanea. Si ha un lato favorito dove il movimento fluisce con maggior libertà e coordinazione, con quella facilità necessaria per l’esigenza artistica ed espressiva che la danza richiede. Nel momento in cui ci si prepara per una performance il corpo è portato ad eseguire per innumerevoli volte i movimenti sempre dallo stesso lato. Questo nel tempo può produrre un cambiamento plastico nel tessuto fasciale anche permanente e se consideriamo che un professionista può provare lo stesso spettacolo anche per mesi, senza contare poi le rappresentazioni, si capisce facilmente che è necessario rendersi cura del proprio strumento con un training che riporti il corpo ad uno stato di armonia bilanciata. È per questo che i ballerini fanno la sbarra tutti i giorni prima delle prove e prima degli spettacoli, così anche i danzatori contemporanei hanno un proprio training personale o seguono pratiche come lo yoga, che possiede una struttura basata sulla ripetizione dei movimenti su entrambi i lati, promuovendo ascolto, consapevolezza e rispetto nei confronti del veicolo che abitiamo.

Le asimmetrie di maggiore entità, specialmente nella colonna vertebrale e nelle due cinture, pelvica e scapolare, sul lungo termine, se inascoltate, potrebbero causare una costellazione di sintomi anche in regioni lontane nel corpo, poiché ogni spostamento di un comparto fuori dall’allineamento neutro comporta una risposta muscolare e una serie di compensazioni in tutto il sistema. Chiunque danzi da più di un decennio lo sa.

Un momento in cui consiglio di fare particolare attenzione è in caso di infortunio. L’insofferenza dei danzatori a concedersi un necessario riposo li porta sempre a riprendere gli allenamenti quando il corpo ancora non è pronto, costringendolo ad attuare delle strategie conservative e di protezione che si muovono al di sotto della soglia della consapevolezza, specie per i danzatori meno esperti e preparati. Questo è uno dei motivi per cui bisogna affidarsi a persone capaci che ci possano accompagnare quando abbiamo bisogno di gestire situazioni che esulano dalle nostre competenze, indicandoci non solo le tempistiche di ripresa ma anche gli esercizi da fare per mantenere un corretto bilanciamento nel corpo, evitando così di diventare una scultura cubista nel giro di qualche mese.

Restare nel processo di guarigione senza affrettare i tempi ma continuando ad allenarsi comunque, in una modalità che rispetti la temporanea vulnerabilità di una specifica parte del corpo, evita di dover fare i conti con fastidiosissimi sintomi che rimbalzano nella struttura come una pallina del flipper. Molto spesso gli allievi lamentano il fatto che andare a farsi trattare da un professionista abbia un costo troppo elevato per le loro tasche ma onestamente credo ci sia più dispendio di denaro, tempo ed energia nell’affrontare un infortunio da soli, senza avere gli strumenti e prolungando il ritorno ad una forma fisica ottimale di mesi se non anni.

In conclusione possiamo dire che una asimmetria contenuta rappresenti la normalità per il corpo umano, ma quando questa si manifesta con una certa prepotenza, specie a seguito di eventi traumatici o di un lavoro massivo su un solo lato e reiterato nel tempo, allora si possono attuare delle strategie per ritrovare un equilibrio, ricordandosi che il corpo fisico è una manifestazione dei campi sottili, quindi bisogna tenere conto anche del nostro contesto psichico e emozionale per individuare un percorso adatto e funzionale al momento che si sta vivendo.

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