Lia Courrier: “È importante sapere che tipo di danzatore si vuole diventare”

di Lia Courrier
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Questo momento dell’anno è molto importante per tutti i ragazzi che frequentano le scuole di danza amatoriali e che hanno deciso di intraprendere una formazione professionale. È già da Gennaio, a dire il vero, che si succedono le audizioni per accedere ai vari progetti formativi sparsi per il territorio e ora il tempo di fare una scelta è arrivato.

La situazione sul territorio nazionale, ormai tristemente famosa, vede due sole scuole che formano alla danza in grado di rilasciare un titolo riconosciuto: l’AND (Accademia Nazionale di Danza, a Roma) e la Paolo Grassi a Milano (che ultimamente non versa in buonissime condizioni, come si evince dalle numerose manifestazioni e flash mob organizzati dagli studenti, per cercare di difendere il diritto allo studio e la sopravvivenza di questa realtà che è parte della storia della città stessa). Negli ultimi dieci anni, sul territorio italiano, hanno visto la luce molte realtà private (come lo sono tutte, a parte le due sopra citate) che puntano a formare professionisti nell’ambito della danza e ognuna di queste si vende molto bene promettendo una preparazione adeguata per entrare nel mondo del lavoro. Per i giovani aspiranti danzatori diventa molto difficile decidersi sull’importante scelta da prendere, verso un percorso che richiede notevole dispendio di energia, risorse e tempo.

Prima di ogni azione verso una delle proposte sul piatto, è importante sapere che tipo di danzatore si vuole diventare. Non sempre i giovani allievi conoscono bene l’immenso paesaggio che oggi possiamo chiamare “danza”, complice anche il fatto che in Italia purtroppo ogni pensiero sulla danza è drammaticamente declinato al balletto, come se fosse l’unico linguaggio possibile, l’unico che conta davvero. La danza classica è proprio esclusa dalla mia esposizione di oggi poiché chi ha questo come obiettivo può solo percorrere una strada: provare ad accedere ad una delle tante Accademie di Ballo sparse per tutta l’Europa o in quelle sopravvissute qui in Italia. La danza classica è un percorso estremamente esclusivo a cui sono ammesse soltanto le persone che hanno un corpo adatto, sia esteticamente che dal punto di vista biomeccanico. Se non si supera nessuna audizione può voler dire che non è quello l’ambito in cui il talento di quella persona potrà essere sviluppato. D’altra parte, non essere ammessi ad un’Accademia di Ballo, non vuol dire che non si è idonei a danzare in senso generale, indica però chiaramente che quella non è la strada più giusta e insistere testardamente verso l’obiettivo di diventare ballerini, formandosi in contesti diversi da quelli istituzionali, può portare ad un percorso doloroso di insoddisfazione e mancato raggiungimento degli obiettivi.

Constatato questo punto, rimane comunque un immenso panorama di danza contemporanea e di ricerca (sono incluse in questa grande famiglia anche diverse forme di street dance e circo, ad oggi entrate a far parte della ricerca contemporanea) che non ha richieste così esclusive sul piano fisico, o meglio, le richieste che la danza contemporanea fa ai corpi dei danzatori esulano dalla mera estetica e sono volte più verso competenze e abilità che possono essere apprese con dedizione, pratica e intelligenza. Avere una cultura della danza contemporanea è un bagaglio indispensabile per poter scegliere il proprio percorso formativo. Aver partecipato a lezioni con diversi maestri, sperimentato diversi approcci al movimento, aver assistito a spettacoli in teatro, sono esperienze importanti per decidere a chi affidarsi per la propria formazione. L’audizione per accedere ad un progetto di formazione professionale non è solo il luogo in cui la commissione sceglie i candidati migliori, ma anche un’occasione in cui il candidato, sperimentando il materiale e la proposta presentata dai maestri che conducono le varie sessioni di prova, può farsi un’idea dei contenuti proposti e questo è molto importante per poter decidere se è lì che vogliamo investire le nostre risorse e il nostro tempo.

Bisogna tenere conto che, come già detto sopra, tutte le realtà formative su territorio italiano sono private, a pagamento, quindi è interesse delle Direzioni Artistiche accogliere più allievi possibile per sostenere gli ingenti costi che la gestione di un progetto formativo comporta. Persino la prestigiosa Accademia di Ballo della Scala è oggi un percorso a pagamento, ma non è sempre stato così: ai tempi di Mara Galeazzi, Roberto Bolle, Massimo Murru, Mick Zeni e molte altre stelle della danza formate in passato, era gratuita e con un numero di allievi nettamente minore rispetto ad oggi.
Un segnale della qualità di una formazione professionale, quindi, è proprio la selezione. Quando l’audizione viene superata da tutti i candidati, questo darà vita ad una classe molto eterogenea. La selezione serve anche al team, formato da insegnanti e Direttore, per assortire al meglio la classe con elementi che possano lavorare insieme arricchendosi reciprocamente e ottenendo il meglio dal tempo trascorso insieme. Non è affatto facile comporre un primo anno di un corso professionale, occorre tempo, visione e anche un pizzico di fortuna.

La fama degli insegnanti o del Direttore non è così importante. Ci sono tantissimi maestri che hanno lavorato e insegnato lontano dalla notorietà data dalla televisione o dal clamore dei critici  e dei palcoscenici prestigiosi ma che hanno accumulato grande esperienza e hanno alle spalle studi trasversali che comprendono anche competenze somatiche, pedagogiche, didattiche estremamente importanti quando si parla di formazione. Non è detto che un danzatore o un coreografo di grande fama possieda tali saperi poiché magari è stato impegnato in percorsi di altro tipo.
Una formazione ha la durata media di due o tre anni, intensivi, durante i quali si richiede agli allievi una dedizione totale al programma. Si tratta di una scelta decisiva per il proprio futuro, tuttavia può capitare di rendersi conto che il programma che stiamo frequentando non è perfettamente allineato ai nostro obiettivi e dev’essere chiaro che esiste sempre la possibilità di proseguire altrove. La decisione di cambiare formazione, però, può essere presa consapevolmente soltanto se si ha una preparazione culturale adeguata e chiarezza d’intenti e non in base a simpatie o antipatie, perché si sta parlando di costruire delle solide basi e prospettive lavorative concrete.

In mancanza di un profondo bagaglio di conoscenza della danza, quindi, il rischio è quello di finire nelle mani di chi non ha competenze professionali e umane per sostenere l’allievo nel perseguimento dei propri obiettivi, ma che magari ha sedotto con promesse di un futuro roseo nel mondo del lavoro. Per questo raccomando tutti i ragazzi che hanno obiettivi professionali nell’ambito della danza di rimboccarsi le maniche, farsi una cultura, studiare con i maestri delle formazioni a cui siete interessati per sentire come quella proposta veste addosso, andare a vedere più spettacoli possibile, contattare questi centri di formazione chiedendo di guardare o partecipare alle lezioni accademiche per assaporare l’atmosfera prima di partecipare all’audizione. È vostro diritto prendervi tempo per pensare e valutare tutte le opzioni prima di firmare un contratto.

Auguro a tutti gli studenti che hanno questo altissimo obiettivo di formarsi come danzatori di trovare i maestri giusti, che sappiano capirvi e accompagnarvi amorevolmente e con determinazione in questo difficile cammino, affinché la danza possa essere per voi un veicolo per comunicare con il mondo, in un modo che rispecchi autenticamente il vostro sentire. Abbiamo bisogno di una nuova generazione di danzatori consapevoli, creativi, sensibili e profondi e per raggiungere questo obiettivo occorrono maestri con il cuore e la mente aperti, oltre che competenti nel proprio lavoro, nonché Direttori con le idee chiare e le abilità per realizzarle.

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