Finché c’è tango c’è vita celebra i 100 anni della Cumparsita

di Vittoria Maggio
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Finché c’è tango c’è vita celebra la Cumparsita, uno dei brani più noti e senza dubbio più suonati al mondo, che compie più o meno in questo periodo 100 anni: nel tango non ci sono però mai date e dati completamente certi.

La nascita dello stesso tango infatti non è perfettamente databile come canta in Notas il gruppo dei Gotan Project, rappresentanti dello stile di tango definito nuevo, nel verso “no se sabe justo cuándo un buen día nació el tango” che significa appunto “non si sa proprio quando un bel giorno nacque il tango”.

Cumparsita è un termine lunfardo, quell’idioma nato dal miscuglio delle lingue parlate dagli immigrati in Argentina,  che deriva in questo caso più  dall’italiano poiché  rimanda al vocabolo  “comparsa” col senso di comparsa teatrale o cinematografica.  La cumparsita indicava un gruppo di buontemponi che per carnevale si mascheravano  tutti allo stesso modo andando in giro insieme a far baldoria.

La Cumparsita pare fu suonata per la prima volta tra la fine del 1915 e il 1917 a Montevideo nella Caffetteria La Giralda, un luogo oggi demolito al posto del quale svetta la torre  del Palacio Salvo, un meraviglioso esempio di Art Deco.

Il brano fu creato per uno dei carri allegorici del Carnevale di Montevideo ed era inizialmente una sorta di marcetta studentesca allegra e spensierata,  canticchiata durante la festa.

Fu inventato dal musicista uruguaiano Gerardo Matos Rodriguez, molto bravo nell’inventare melodie ma non nello scrivere partiture. Fu così  affidato a uno dei famosi pianisti di allora, Roberto Firpo,  che lo arrangiò a tango sotto espressa richiesta dello stesso Matos Rodriguez che ne voleva una cadenza tanghera.

La prima esecuzione ufficiale  alla Giralda fu un successo che crebbe progressivamente negli anni venti quando  Enrique Maroni e Pascual Contursi ne scrissero  il testo, proponendone quindi una nuova versione.

Naturalmente Cumparsita, versione cantata, ebbe il suo massimo successo grazie alla voce del grande Carlos Gardel che la rese famosa in quanto uno dei suoi pezzi preferiti: ascoltiamolo!

Da allora non si può pensare al tango e non pensare alla Cumparsita che nel 1997 é stata proclamata inno popolare e culturale argentino.

In questi giorni tante città italiane ne celebrano il centenario. Forse l’evento più sontuoso è stato realizzato al Teatro Carlo Felice di Genova lo scorso mercoledì con uno spettacolo maestoso dal titolo 100 anni di passione che ha registrato il tutto esaurito e dove si sono esibiti, con il famoso gruppo musicale degli Hyperion Ensemble, artisti dal calibro di Sebastian Achaval e Roxana Suarez, Neri Piliu e Yanina Quinones.

Dettaglio non privo di contenuto storico è che il musicista Roberto Firpo che arrangió ricordate il brano nella sua versione tanghera, era proprio di origini genovesi.

Grande infatti è stato il contributo dato dai genovesi alla nascita del tango in Argentina: tanti di loro infatti si sono imbarcati a fine ‘800 nel loro amato porto di origine e sono approdati  a un nuovo porto da amare, dove portare i loro colori solari che ancora oggi ammiriamo al quartiere della Boca di Buenos Aires.

Storie che si intrecciano, nostalgie e sentimenti dolorosi che trovarono consolazione nel famoso abbraccio del tango.

E anche oggi quando noi tangheri andiamo a ballare in milonga, aspettiamo  Cumparsita che è generalmente l’ultimo tango che viene proposto: i tangheri sanno che quello è il segnale concordato della fine della serata. Sudati, stanchi, ma felici si torna a casa e forse a dormire…!

E come sempre Buon Tango a tutti, a chi già lo balla, a chi inizierà a ballarlo, a chi solo lo ascolterà oppure lo guarderà, a chi lo ama e  a chi lo rifiuterà e male ne parlerà … A chi vive insomma perché Finché c’è tango c’è vita!

Un abbraccio!

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