Riflessioni di un’insegnante di danza ai tempi del coronavirus

di Sabrina Ronchetti
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Dedicarsi ad un mestiere artistico, si sa,  è una grande scommessa col destino. La precarietà fa parte costantemente di questa scelta, e la si accetta perché in cuor nostro sappiamo che non potremmo dedicarci a niente altro. Trattasi di una passione che nasce con noi e non ci abbandona mai. In questi tempi, l’emergenza Coronavirus ha dato una spallata senza precedenti a tutti i lavoratori dello spettacolo e agli insegnanti danza che possono contare su sporadici e scarsi aiuti economici e che faticano a vedere una ripresa delle loro attività nel breve periodo.

Siamo un grido nel deserto. Quando ho letto poco tempo fa la riflessione di una coraggiosa insegnante di danza, Anna Fiocchi che insegna nella scuola Bodylife di Castelnuovo Rangone (Mo), ho ritenuto giusto pubblicarla per renderla visibile a tutti. La ringrazio per avere descritto così bene e con tanta semplicità tutte le difficoltà, le ansie e le inquietudini in cui versano tutti i nostri colleghi.  Spero con questo di ottenere almeno un po’ di comprensione, di solidarietà e al contempo di incoraggiare tutti noi a non mollare.

“Sono settimane molto difficili… ho avuto la fortuna di fare della mia passione il mio lavoro… fin da piccola la danza ha fatto parte della mia vita e non è stata una compagna di vita sempre facile. Può essere veramente dura e severa da avere accanto. In questi 12 anni il mio lavoro mi ha portato ad avere non poche difficoltà. Si tratta di un lavoro precario.. non puoi permetterti di essere malata, non puoi permetterti di stare a casa in maternità, hai 3 mesi all’anno scoperti, molte volte i tuoi sacrifici passano inosservati, nessuno capisce le ore e le notti passate a tagliare musiche, a pensare ai costumi, alle coreografie, alle scenografie, ogni anno è un esame… se non lavori bene gli allievi se ne vanno, non puoi permetterti di essere down nemmeno per un momento, probabilmente non potrò nemmeno avere la pensione. Nonostante ciò, sono stata sempre veramente orgogliosa di insegnare danza. Le soddisfazioni hanno sempre superato le delusioni. Ora sono settimane che non posso lavorare e sarà così per molto tempo ancora. Oltre al discorso economico, (mesi senza lavorare pesano su qualsiasi bilancio familiare), è un problema emotivo.. mi sento assolutamente persa e mi sembra che tutti i miei sforzi siano stati inutili, l’entusiasmo che mi ha sempre accompagnata in questi anni, e che è fondamentale per questo tipo di mestiere, si sta affievolendo. Mi mancano i miei allievi, mi manca il mio lavoro, la mia dignità come donna lavoratrice. Oggi ho pianto… tanto. Quella degli insegnati è una piccola realtà che non viene praticamente considerata nel bilancio economico di un paese…ma pur sempre una realtà. La mia realtà, e quella di tantissimi colleghi, in Italia. Non siamo considerati lavoratori.. ma i sacrifici che facciamo sin da piccoli e che continuiamo a fare poi in età adulta sono tanti… nonostante ciò non facciamo mai pesare questo a nessuno. Ci accontentiamo perché forse la nostra vena artistica a volte non ci fa essere veniali e ci porta in alto sulle nuvole senza pensare alle conseguenze delle nostre scelte di vita. Non abbiamo molta scelta in realtà perché senza danza non potremmo vivere.. fa parte di noi. In questo caso siamo scesi dalle nuvole per forza e siamo incatenati al terreno. A me stanno mozzando le ali. Spero che questo periodo difficile passi al più presto e che i semini che ho piantato nei cuori dei miei allievi continuino a germogliare. Un pensiero grande e anche per tutti i bambini ragazzi ( soprattutto ai miei figli ) che si trovano ad essere quasi unici a rimetterci in tutto questo caos

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