Oriella Dorella, la diva dagli occhi blu

di Beatrice Micalizzi
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Nella suggestiva sala dell’Arengo si è tenuto il secondo appuntamento del Novara Dance Experience, la serie di incontri e retrospettive d’artista organizzato da Dance Hall, centro per la diffusione della cultura della danza, diretto da Francesco Borelli, mediatore per la serata.

Ricordiamo brevemente che il Novara Dance Experience gode del patrocinio del Comune di Novara e collabora con LILT Novara Onlus per il sostegno del “Progetto in Rosa: tutti insieme per la Breast Unit”.

Ospite del pomeriggio dello scorso sabato, 25 marzo, Oriella Dorella, accompagnata dal suo inesauribile entusiasmo e dalla sua simpatia con un tocco di frizzante irriverenza. Prima ballerina ed étoile al Teatro alla Scala, si racconta in un “botta e risposta” orchestrato da Francesco Borelli, dal quale emerge chi è Oriella Dorella oggi e che danzatrice è stata.

Oggi è una donna sognatrice, consapevole della caducità del corpo, ma allo stesso tempo dell’eternità della carica emozionale che vive e alimenta l’animo di un artista.

Un inizio sincero, parole semplici ma pregnanti, dette da una donna temprata dalla vita, non abituata a fare passi indietro, una donna che ha saputo prendersi tutto quello che credeva di meritarsi. Una donna che ha deciso per se stessa di voler ballare per la pura gioia di ballare, abbracciando tutte le conseguenze che quella decisione avrebbe significato.

I ricordi, gli aneddoti, le battute che si fanno in un’ora e mezza o poco più tratteggiano una Oriella emozionata, divertente, “competitiva al sangue ma sempre onesta”, che non si fa troppe remore ad ammettere di avere “un brutto carattere”…devota alla danza e grata perché le ha concesso la rara possibilità di vivere una e mille vite: una come Oriella e molte altre calandosi nei panni dei tanti personaggi di cui si è fatta interprete durante la sua carriera, addormentandosi Carmen e svegliandosi Gelsomina.

E nel raccontarsi regala una profonda verità sulla danza e sul fine che l’atto artistico del danzatore dovrebbe avere, offrendo uno spunto di riflessione a tutti i presenti: Oriella ci rivela che ciò che conta, e che deve guidare il ballerino come suo ultimo fine, è la meraviglia, il sentimento, l’emozione vissuta e trasmessa durante ogni esibizione. La tecnica deve essere lo strumento di cui servirsi per raggiungere quel fine. Troppo spesso oggi la tecnica, la pura esecuzione perfetta di un passo, diventa il fine del danzatore, la sua massima aspirazione, impoverendo la sua arte, ridotta a mera esibizione di capacità e doti fisiche.

E nel tentativo di spiegare come mai la danza si stia in qualche modo snaturando, Oriella parla del ruolo dell’insegnante quale esempio per l’allievo, sua guida nell’apprendimento dell’arte coreutica, riconoscendo con rammarico che al giorno d’oggi mancano i veri insegnanti; solo un insegnamento di qualità forma l’allievo e lo rende un professionista, in grado di trasmettere un’emozione e che si serve della tecnica per farlo.

Tante le riflessioni emerse durante l’incontro, ma altrettanti sono stati i ricordi che hanno fatto sorridere e addirittura scoppiare in risata. È proprio vero quanto ha raccontato il Maestro Roberto Fascilla, intervenuto alla serata in onore della collega: “con Oriella c’è sempre la paura che succeda qualcosa fuori copione”. Come lui, anche il Maestro Bruno Vescovo ha speso dolci parole per Oriella, sua compagna sulla scena in molte occasioni, e insieme hanno raccontato qualche episodio della loro vita, un po’ zingaresca ma molto divertente.

Certo Oriella tiene la scena senza fatica, ora come in palcoscenico, e dona in chiusura un augurio per tutti i giovani, danzatori e non, presenti in sala:

“cercate la vostra luce, sempre”.

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