Lia Courrier: “Vuoi migliorare la prestazione tecnica nella tua danza? Bene, non procrastinare”

Le aspettative per il nuovo anno ed il presente, che è tutta un'altra storia

di Lia Courrier
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“Per l’anno nuovo ti auguro di riuscire a smettere di credere che le cose cambieranno solo perché un altro anno è passato. Ti auguro di capire che le dovresti cambiare tu, e presto. Anche domani, anche adesso.”

Questa frase mi è capitata davanti mentre “scrollavo” la mia bacheca di Facebook, stimolando nella mia mente tutta una serie di riflessioni (alla faccia di chi continua a demonizzare i social). Devo ammettere che il senso profondo di questa frase rappresenta pienamente la mia filosofia di vita per ogni giorno dell’anno e non solo per questo momento particolare, ma attorno a me sento spesso affermazioni da cui si evince che questa celebrazione del completamento dell’orbita terrestre attorno al sole, viene dai più percepito come uno spartiacque tra ciò che risiede prima e ciò che sta dopo a questa linea di confine.

Per qualcuno l’inizio di un nuovo anno è pieno di speranza e di aspettative, per altri invece rappresenta un momento estremamente stressante, abitato da angosce e timori. Ad una osservazione meno sentimentale e più razionale, però, ci si rende conto facilmente che attraversare questa soglia non cambia proprio nulla, siamo gli stessi di prima.

Possiamo anche sperare che il nuovo anno sia meglio del precedente, possiamo avere aspettative riguardo a eventi, benedizioni, catastrofi ma si tratta solo di proiezioni e di desideri.  Le prime sono solo opera della nostra fantasia, mentre sui secondi, beh, c’è il forte rischio di rimanere delusi. Si spendono così energie psichiche nel correre dietro al nulla, sperando in accadimenti esterni a noi che non è detto accadano e per i quali rimaniamo in una passiva attesa. Questa è per me la vera lotteria di Capodanno, in cui uno vince e tutti gli altri se la prendono in saccoccia.

Il presente, invece, tutta un’altra storia.
Nel presente possiamo davvero fare qualcosa per cambiare noi stessi, le nostre abitudini (quelle almeno che ci portano sofferenza), anche il mondo attorno a noi, attraverso le nostre azioni, i nostri pensieri e le parole che pronunciamo, per muoverci verso una condizione migliore. Non si tratta di fare i buoni propositi per il nuovo anno, pratica che già intrinsecamente contiene in sé l’idea che queste azioni vedranno la luce in un futuro non meglio definito; qui si tratta di prendere una decisione chiara, dettata da un profondo ascolto e incarnarla subito, adesso.

Vuoi migliorare la prestazione tecnica nella tua danza? Bene, non procrastinare e comincia a praticare un allenamento funzionale, su base quotidiana, mirato ad aumentare forza, consapevolezza e controllo del gesto. Non ascoltare quella vocina nella testa che ti dice: fallo domani, cosa vuoi che cambi un giorno in più o in meno? Dona alla tua danza quegli elementi che la faranno sempre felice, ossia l’attenzione, la cura, la continuità, la costanza.

L’insegnante o il coreografo ti trattano male? Ti umiliano? Ti molestano sessualmente? Non aspettare che finisca l’anno scolastico o che si concluda il contratto di lavoro: alza la testa e impara a dire di no a tutte quelle situazioni che ti fanno sentire a disagio, ora, subito. Perché se si cominciasse tutti a costruire confini protettivi dalle personalità abusanti, questi si vedranno costretti a smetterla di comportarsi così, sapranno di rischiare una denuncia, consapevoli che le persone che hanno di fronte non sono più disposte a sopportare in silenzio facendo finta di niente. Facciamo in modo che la norma sia smascherare questi soggetti anziché dargli potere con il silenzio.

Credi che il tuo compenso di danzatore o di insegnante di danza sia troppo basso? Ti offrono un lavoro senza retribuzione in cambio di “visibilità”? Ti fanno cominciare a lavorare senza contratto dicendoti che “poi” te lo faranno firmare? Prendi una posizione riguardo alla tua etica, dicendo di no a chi pensi non ti riconosca lo status di professionista. Se tutti chiedessimo paghe adeguate i datori di lavoro sarebbero consapevoli di non poter scendere sotto una certa soglia; se tutti rifiutassimo di lavorare senza una retribuzione che sia adeguata e in denaro, nessuno avanzerebbe mai certe richieste; se ci rifiutassimo tutti di mettere piede in sala senza prima aver preso accordi e firmato un contratto, porteremmo beneficio non solo alla nostra personale condizione, ma al sistema lavoro nella sua interezza. Nessuno ci tratterà da professionisti se non siamo noi i primi a considerarci tali (ovviamente mi rivolgo a chi svolge un mestiere di danza a tempo pieno e non come seconda attività).

Siamo artefici delle nostre esistenze, questo è il senso che leggo tra le righe del messaggio che mi è capitato tra le mani, o meglio, sulla pagina digitale del mio smartphone. Non dobbiamo aspettarci che la fortuna, incarnata in un evento o in qualche buon samaritano, possa operare un miglioramento nella nostra esistenza: soltanto noi siamo in grado di scegliere, tra le tante possibilità, quella più giusta per indirizzarci verso i nostri obiettivi, che siano a breve o lungo termine. Solo noi possiamo davvero prenderci cura di noi stessi, sotto ogni punto di vista, da quello meramente materiale a quello spirituale.

Il 2023 sarà un anno migliore solo se lo riempiremo del nostro impegno, se cercheremo di essere presenti e consapevoli nelle piccole e grandi scelte quotidiane che facciamo, se non volteremo la testa dall’altra parte quando ci troviamo davanti a situazioni che non ci piacciono, se non smetteremo mai di osservare il mondo fuori, informarci, ma anche guardarci dentro e studiare noi stessi, per conoscerci meglio. Sarà un momento di svolta se smetteremo di compiere azioni solo per il nostro tornaconto personale o per omologarci alle tendenze del momento, agendo per un bene più alto che tiene conto della collettività e non solo del singolo.

Questo richiede intelligenza, coraggio, curiosità e la capacità di non rimanere arroccati nelle proprie credenze, nelle abitudini, nei piccoli privilegi di cui crediamo di godere.

Devo ammettere che questo cambio di paradigma sarebbe davvero un movimento epocale e rivoluzionario, di cui abbiamo tutti un gran bisogno, che accada il primo di Gennaio o in qualsiasi altro momento dell’anno è indifferente.
Questo è il mio pensiero per voi in questa prima uscita dell’anno.

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