Lia Courrier: “Prix de Lausanne, la danza quella bella”

di Lia Courrier
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Finalmente, in conclusione di una settimana piena zeppa di impegni, lezioni, studio, lavoro, pratica, il tutto condito da mille imprevisti e problemi da risolvere, ho trovato il tempo di nutrire un po’ il mio cuore di bellezza, guardando le registrazioni dell’ultima edizione, la numero cinquanta, del prestigioso Prix de Lausanne.

Devo ammettere che la cosa che mi interessa di più non è l’esecuzione delle variazioni, ma le lezioni. Ringrazio il cielo per l’esistenza di questa bellissima cosa chiamata “internet” in cui la danza che non si può vedere in scena è resa disponibile in occasioni come questa o il World Ballet Day, ormai appuntamenti imperdibili nella mia personale agenda: se non riesco a guardare in diretta cerco di recuperare nei giorni successivi.

Comincio quindi proprio dal primo giorno, con metodo scientifico, e mi imbatto in questa meravigliosa lezione condotta da Clairemarie Osta per tutte le ragazze insieme riunite in un unico gruppo. Una lezione veloce, brillante, arricchita da piccoli dettagli che rendono ogni sequenza speziata, attraverso soluzioni semplici ma mai scontate e soprattutto molto musicale, in una relazione giocosa e gioiosa con la musica, il che offre alle candidate più esperte e sensibili di poter mostrare anche la loro personalità musicale, oltre che la tecnica.

Una lezione difficile a mio avviso, non perché custode di chissà quali virtuosismi tecnici, che queste ragazze sono comunque in grado di eseguire perfettamente, tutte estremamente dotate e ben preparate, ma difficile proprio perché richiede uno sforzo anche intellettivo e creativo, di essere veloci a comprendere la logica con cui una sequenza viene pensata e assegnata. Clairemarie Osta continua a dire loro di rilassare la parte superiore, di stare sul proprio centro e non indietro, le porta a dare attenzione a dettagli importanti, relativi all’allineamento e al peso, in mancanza dei quali è impossibile muoversi alla velocità da lei richiesta. Molte di loro s’inciampano nelle esecuzioni, poiché le sequenze proposte esulano da quelle abitudini e dai cliché ballettistici che creano una serie di automatismi nel sequenziare i movimenti e nella musicalità, infatti solo alcune mostrano quell’intelligenza somatica che permette una comprensione chiara di quella logica creativa.

Una lezione che ho molto apprezzato, come avrete potuto notare, dalla quale certamente ruberò qua e là qualcosa perché l’ho trovata estremamente intelligente e stimolante.

Mentre questi pensieri attraversavano la mia mente, i due ormai consueti conduttori, la meravigliosa Chyntia Harvey e Jason Beechey, erano in uno di quei momenti in cui i loro microfoni sono accesi mentre dialogano amabilmente tra loro. Lei chiede come potrebbe definire “potenziale” in una classe come questa. Lui risponde che i suoi occhi si posano sulla modalità con cui le persone lavorano su sé stesse, nel modo in cui cercano di risolvere da soli le questioni che via via si pongono e anche sul processo nel tempo, in quanto tempo riescono a metabolizzare le correzioni e sulla qualità dello sguardo, la scintilla, la fame di apprendimento che emerge dagli occhi, il desiderio, la determinazione. La mia adorata Cinta Harvey aggiunge che per lei la musicalità è un aspetto irrinunciabile (non è che l’adoro per caso), una mente veloce e solo alla fine menziona l’aspetto tecnico.

Che bello sentire che nessuno di loro nomini l’aspetto fisico, la lunghezza degli arti, il collo del piede, quanto stretta chiudono la quinta posizione o quanto alzano le gambe.

Potrete pensare che sia scontato che chi arriva alle fasi finali di un concorso così prestigioso abbia queste caratteristiche fisiche e tecniche, e in parte è vero, ovviamente. Si tratta di una competizione che si muove nell’ambito esclusivo del balletto e si sa bene quanto questo sia un mondo estremamente esclusivo, per pochi, in cui esiste una selezione naturale basata su parametri predeterminati ma a guardare bene le ragazze in classe, in realtà, devo dire che vedo corpi dalle proporzioni, altezze, muscolatura, qualità di atletismo e mobilità differenti. Soprattutto i ragazzi, quel giorno a lezione con il mitico Julio Bocca, hanno fisici molto diversi, ognuno con il proprio potenziale e i propri colori, tutti ugualmente belli anche se non direttamente riferibili ad un modello particolare.

Trovo che sia molto educativo e sano parlare della danza in questi termini, il Prix de Lausanne è un contesto di eccellenza e quindi anche il modo in cui se ne parla deve rispecchiare una visione di alto livello e spessore, esattamente com’è stato in questo brevissimo scambio di riflessioni tra i due.

Credo che queste lunghe dirette (le trovate online sul canale del Prix) siano il contenuto migliore che un giovane allievo danzatore dovrebbe guardare, piuttosto che perdere tempo davanti ai talent trasmessi nella televisione nostrana, che non consegnano un ritratto fedele della danza, privandola delle sue componenti più pure e artisticamente significative per esaltare invece tutte le tossicità e gli aspetti più egoici. Seguire i giovanissimi danzatori del Prix impegnarsi ogni giorno, in un contesto così stressante, meraviglioso e impegnativo, senza mai perdere la focalizzazione mentale, sostenuti da insegnanti che, con la loro presenza quieta e le loro straordinarie competenze, riescono a trasmettere in pochi giorni un prezioso, immenso carico di contenuti, seguiti e aiutati dai tanti collaboratori del Premio che non tralasciano mai un dettaglio (dalla disposizione nello spazio durante le lezioni alle traduzioni simultanee per chi non parla inglese), è proprio un bel modo di osservare come funzionano le cose in questo lavoro, o meglio, come dovrebbero funzionare.

Ricaricata, tornerò ad insegnare la prossima settimana, con lo sguardo sempre puntato alla dimensione gioiosa della danza, anche se purtroppo, ahimè, non potrò disporre dei formidabili maestri accompagnatori del Premio, che ascolto sempre con grande piacere in questa occasione, a cui la regia concede sempre il dovuto, meritatissimo spazio con lunghe inquadrature in cui si possono ammirare quelle sapienti mani danzare sui tasti per produrre la musica migliore che si possa immaginare per la classe di balletto.

Tutto meraviglioso come sempre.

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