Lia Courrier: “L’entrata in vigore dell’imminente riforma del settore sportivo… sono perplessa. E voi?”

di Lia Courrier
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Da un anno ormai non seguo più le questioni inerenti l’associazionismo sportivo dilettantistico in quanto ho deciso di aprire una Partita Iva per prestare il mio servizio libera dalla tenaglia del Coni e da tutte le assurdità che accompagnano questo ambito.

Devo ammettere che, nonostante le difficoltà e il senso del rischio che questo salto nel buio mi ha fatto provare, è impagabile non dover più sottostare a “diplomini” ottenuti con i “corsettini“ per i “tesserini” tecnici, sentirmi finalmente una professionista e non più “istruttrice sportiva”, due parole che prudono addosso come un maglione di lana sulla pelle nuda.

Mi imbatto però negli scorsi giorni in alcune notizie che riguardano l’imminente entrata in vigore della riforma per il settore sportivo che doveva avvenire già al 1° di gennaio ma che, grazie al decreto Milleproroghe, è slittata al primo giorno del mese di Luglio, ossia tra un paio di settimane circa.

Comincio a leggere forsennatamente le informative online e già mi rovino la giornata perché, come questo ambito ci ha abituati dal 2008 circa, ossia da quando è nata questa forma demoniaca di associazionismo che nel giro di poco tempo ha cambiato il volto della formazione coreutica italiana (non in meglio, purtroppo) le notizie giungono in modo confuso e non c’è uniformità tra le fonti. Il CONI è evidentemente interessato alla gestione delle Federazioni Sportive Nazionali, che muovono più risorse e potere rispetto al mondo del dilettantismo, così ha deciso che la gestione di questo ginepraio andava gestita dagli EPS (Enti di Promozione Sportiva).

Questi, secondo il mio parere e anche quello di quei pochi colleghi in grado di sentire la puzza di marcio che sta impestando il mondo della formazione coreutica nello svolgersi di questa storia, hanno tutto l’interesse di mantenere l’atmosfera fumosa e confusa poiché sono loro a dettare le regole, o meglio, ogni Ente ha potere di farsi le proprie norme e decidere, ad esempio, i criteri per l’ammissione dei soci, non esistono parametri unici e condivisi e questo contribuisce a creare ulteriore confusione.

Il vantaggio che qualcuno cerca di mantenere è che in un tale clima di liquidità e confini indefiniti c’è sempre la possibilità di trovare scappatoie, porte, porticine e pertugi attraverso cui poi far passare quello che si vuole, interpretare queste regole in modo così creativo da non riuscire neanche più a chiedersi cosa sia legale e cosa invece appartiene alla forzatura della norma se non alla più fantasiosa invenzione. Questa almeno è la mia esperienza in tutti questi anni nell’associazionistico sportivo, qualcuno mi dice che sono stata sfortunata e che esistono delle eccellenze nel settore. Che dire: sono contenta per loro.

La riforma del settore sportivo è nata come un primo passo per mettere una volta per tutte ordine nella questione professionismo/dilettantismo, per dare dignità al lavoratore, per contrastare tutto il sommerso che serpeggia in questo ambito ormai da troppi anni ma già sulla carta mi sembra che qualcosa nelle negoziazioni non sia andato come qualcuno sperava. Dopo due giorni di letture e di confronto sui vari gruppi social che si occupano dell’argomento, posso dire di non avere nulla di certo per le mani ma solo poche informazioni ancora non definitive e poco chiare: il mio obiettivo di scrivere un pezzo sulla riforma dello sport è virato in un articolo che parla della difficoltà che ho incontrato per comprenderla.
Forse qualche lettore più addentro alla questione potrà dissipare la nebbia che ho nel cervello, ma da quello che ho letto si evince che (riporto da uno degli articoli più recenti che ho trovato):

  1. “Le collaborazioni potranno essere di due tipi: volontariato puro o lavoro sportivo.
    Anche il volontario dovrà essere assicurato verso terzi pur senza contribuzione.
    In ambito dilettantistico si presume (si presume?) oggetto di contratto lavoro autonomo nella forma di co.co.co se non sono previste più di 18 o 24 ore settimanali (escluse gare e competizioni)
  2. L’associazione o la società sportiva dilettantistica avrà l’obbligo di comunicare al Registro Telematico delle attività sportive dilettantistiche l’instaurazione del rapporto di lavoro nelle modalità disponibili: subordinato o autonomo in forma coordinata o condivisa”
    In un altro sito ho trovato questa frase: “Nel settore professionistico il rapporto di lavoro ordinario sarà quello subordinato , tranne nel caso di prestazioni per singola manifestazione sportiva”. Subordinato vuol dire anche contratto ma ho già sentito molti colleghi che gestiscono scuole di danza in forma di associazioni dirmi che dovranno cambiare collaboratori perché alcuni non vogliono aprire la Partita Iva, ossia l’assunzione è fuori discussione.
  3. Continua: “Il decreto deve ancora chiarire l’entità dell’esenzione da costi e adempimenti per compensi inferiori ai 5mila euro, poiché ancora non chiaramente esplicitato nei precedenti testi.
  4. la riforma punta a distinguere il settore dilettantistico da quello professionistico, introducendo al contempo agevolazioni fiscali riservate al settore dilettantistico”.
    Più sotto, però, nell’articolo che ho seguito, del 5 Giugno, leggo:
    “Con la riforma dello sport, i contribuenti che superano i 5mila euro annui hanno l’obbligo di contribuzione INPS con l’aliquota contributiva fissata al 25 % per:
    I dilettanti titolari di contratti co.co.co
    I dilettanti che svolgono prestazioni autonome”
    E ancora:
    “Per quanto riguarda il fisco, nell’area del dilettantismo l’imposizione fiscale è applicata solamente alla parte eccedente 15.000 euro annui, ossia 5.000 euro in più rispetto a prima mentre al di sotto questa franchigia non sono previsti adempimenti (in quale altra categoria professionale puoi incassare 15mila euro, che corrisponde al guadagno annuo di molti di noi, senza adempimenti?)
    Tale franchigia si applica anche nell’area del professionismo:
    Per atleti al di sotto dei 23 anni per gli sport di squadra
    Per le società sportive professionistiche che hanno fatturato nella precedente stagione un fatturato inferiore a 5 MILIONI di euro”.

Sono profondamente perplessa nel contemplare questi dati che, nella mia ignoranza del “politichese”, mi appaiono quantomeno contrastanti. Non mi reputo una persona particolarmente intelligente ma credo di non avere problemi nella comprensione di un testo. Ho macinato saggi e manuali piuttosto complessi per 15 anni cavandomela discretamente, sono nuova a questa sensazione di leggere delle parole e non capirne il significato. Bisognerà ovviamente attendere la pubblicazione ufficiale della riforma per coglierne i dettagli con maggior precisione e chiarezza, si spera, ma intanto i responsabili dei vari Enti hanno già anticipato l’erogazione di webinar per spiegare la riforma. Dal mio punto di vista queste informazioni dovrebbero essere scritte chiaramente, senza possibilità di interpretazione e a disposizione di tutti, il fatto che ci sia bisogno di qualcuno che spieghi vuol dire che non c’è chiarezza alla base e del resto ho visto già che le domande poste nei vari gruppi in cui si parla di questo argomento hanno ricevuto risposte a volte contrastanti.

Su un altro sito si parla di riformulare gli statuti delle associazioni, tra le altre cose anche per dimostrare di svolgere principalmente attività sportiva, ossia competizioni, eventi sportivi, gare. Come si pone la danza rispetto a questo? Qualcuno parla di sgravi fiscali anche per le partite Iva (non so in che modo potrebbe esistere una cosa simile ma ormai non mi meraviglio più di niente e comunque rimane il fatto che se non paghi le tasse non sei un professionista, questo bisogna sempre ricordarlo a tutti coloro che chiedono un riconoscimento professionale), si vocifera di una norma che mi ha fatto scorrere i brividi lungo la schiena: chi è possessore di Partita Iva dovrà obbligatoriamente avere il tesserino tecnico e affiliarsi ad un Ente di Promozione Sportiva (quindi non più “libero” professionista ma “affiliato” professionista).

Vista così mi pare proprio che siamo alle solite, riconosco i segnali, la prassi: una riforma che era partita con le migliori premesse sembra scivolare nella più genuina tendenza tutta italiana con i classici tarallucci e il vino di accompagnamento.

Carissimi lettori e lettrici, sono certa che molti di voi, presidenti e presidentesse di associazioni e società sportive dilettantistiche, potrete illuminarmi con il vostro sapere e aiutarmi a capirci qualcosa. Per questo avrete tutta la mia più profonda gratitudine e ammirazione.

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