Lia Courrier: “I saggi di danza del 2021”

di Lia Courrier
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Quando è stato dato il via libera per la riapertura delle scuole di danza, non ho potuto fare a meno di percepire una nota di ironia cinica per come si sono depositati i tempi, perché ovviamente a giugno di solito siamo in procinto di chiudere tutti i corsi, mentre questa volta si è trattato di una data per cominciare. Ormai siamo abituati a prendere le cose con filosofia, abbiamo imparato da questa avventura a navigare a vista, a non programmare, a prendere le occasioni quando si presentano, nel miglior modo possibile, e forse la riapertura in tempi così diametralmente opposti al consueto ordinario, è un po’ un segnale di quanto gli accadimenti recenti porteranno a necessari e inevitabili cambiamenti.

Sono convinta, e non sono la sola, che non potrà esserci un ritorno alla “normalità”, perché quella che consideriamo tale ormai fa parte di un passato che non ha più coerenza con il presente che siamo chiamati a vivere, e forse è anche vero che proprio quella normalità a cui tutti desideriamo tornare, presenta in sé le molteplici concause che ci hanno portato alla grande crisi che stiamo attraversando, quindi forse sarebbe meglio restare vigili nel momento e individuare le azioni da intraprendere per risolvere le criticità, in ogni livello delle nostre esistenze.

Il corpo resta sempre un validissimo strumento per accedere a vari processi di guarigione, e sono certa che anche in questa occasione si dimostrerà essere un perfetto veicolo per tornare ad avere relazioni sane ed equilibrate.

Ad ogni modo, e a conferma di quanto detto finora, sono rimasta davvero colpita dalla quantità di saggi di fine anno che sono andati in scena, e continuano anche in questi giorni, nonostante le scuole di danza siano rimaste chiuse in tutti questi mesi. Voglio fare i complimenti a tutti coloro che hanno, con coraggio e positività, portato in scena gli allievi avendo alle spalle soltanto deliranti prove on line, nelle quali ovviamente si può fare tanto, ma non sarà mai come essere insieme in sala. A tutti i genitori che vedranno i propri figli in scena in questi giorni voglio davvero far notare il grande sforzo collettivo che richiede una simile impresa: un atto di fiducia reciproca tra insegnanti e allievi, nonché un immenso tributo d’amore per la danza.

In passato si arrivava al saggio, dopo un anno di lavoro insieme in sala, senza mai sentirsi davvero pronti, ma la capacità di adattamento e lo spirito d’avventura ha portato migliaia di scuole di danza a realizzare il saggio anche in queste condizioni estreme. Quindi rivolgo le mie più sincere congratulazioni per questo esempio di tenacia e dedizione. Grazie per non aver interrotto il dialogo con la danza e per aver dato la possibilità ai vostri allievi di mantenere la connessione con qualcosa di grande, che li avrà certamente aiutati a non perdersi.

Perché si danza sempre.

Si danza comunque.

Perché l’importante è danzare.

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