La Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo presenta il saggio di fine anno in streaming su ON – Il teatro delle culture

Venerdì 8 luglio alle 20.30 in streaming lo spettacolo degli allievi della scuola diretta da Stéphane Fournial

di DANCE HALL NEWS
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La Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo, diretta da Stéphane Fournial, presenta lo Spettacolo di Fine Anno 2022 in diretta streaming su ON – Il Teatro delle culture, venerdì 8 luglio alle ore 20:30 al link on.teatrosancarlo.it

I giovani allievi si esibiranno sul palcoscenico del Teatro per celebrare il lavoro svolto durante l’anno da tutte le classi della Scuola, che vanta una storia di più di 200 anni. Un appuntamento con una tradizione importante che si evolve attraverso uno spettacolo dal format innovativo.

Nel percorso immaginato da Fournial per lo spettacolo la musica è protagonista assoluta: sono proprio alcune specifiche interpretazioni discografiche di grandi capolavori del passato infatti, ad aver evocato le immagini seguite poi dal coreografo.

Non un classico saggio antologico dunque ma un viaggio attraverso due dimensioni: il tempo e lo spazio. Lo spettacolo è diviso in due parti, che corrispondono a due grandi territori di un unico coerente percorso di ricerca dei giovani studenti: una parte tecnica, e una parte interpretativa che conduce in direzioni geografiche e stilistiche lontane.

Oltre allo spettacolo in live streaming, cui si accede con il contributo di 1 euro, sarà disponibile sulla piattaforma del Massimo napoletano anche OFFSTAGE, format che svela il Teatro San Carlo dietro il sipario e raccoglie tutto ciò che precede la messa in scena: l’emozione degli artisti, il lavoro preparatorio e le prove che spesso iniziano mesi prima. Scene, costumi, luci, attrezzeria: tutto contribuisce a creare la magia del Teatro.

In occasione della chiusura dell’Anno Accademico 2021-2022 della Scuola di Ballo, OFFSTAGE racconta, attraverso le parole degli allievi e del direttore Stéphane Fournial, il sogno di diventare ballerini, un sogno fatto di passione e sacrificio, di talento ma anche di determinazione e disciplina.

Tra gli allievi, anche quattro giovanissimi talenti provenienti dall’Ucraina, in fuga dalla guerra, che sono stati accolti con calore e hanno ripreso a studiare e a ballare nella Scuola del Teatro San Carlo. La serie è una produzione originale della Fondazione Teatro di San Carlo, realizzata da Upside Production e diretta da Mario Pistolese.

UN PERcORSO IN PUNTA DI PIEDI: DALLA TERRA ALLA LUNA
di Dinko Fabris

Stéphane Fournial controlla con il suo sguardo vigile e autorevole i giovanissimi che affollano con tutù e calzamaglie le sale di studio della Scuola di Ballo del San Carlo, come ogni giorno dal 2015, quando è stato nominato direttore della Scuola. Stéphane ha avuto una formazione autenticamente internazionale fin da quando ha avviato la sua carriera di danzatore con il Ballet di Marsiglia di Roland Petit, poi col Tokyo Ballet, il Badisches Staatstheater di Karlsruhe e i tanti altri teatri del mondo dove ha potuto esibirsi e insieme acquistare consapevolezza di un mondo sempre più grande ed esteso.

Nel percorso che ha immaginato per questo spettacolo, la musica è protagonista assoluta – come sempre nella danza, si dirà: un po’ più di sempre in questo caso, perché sono proprio alcune specifiche interpretazioni discografiche di grandi capolavori del passato ad aver evocato le immagini seguite poi dal coreografo per costruire la sua storia. Non è il classico saggio antologico, ma piuttosto un viaggio attraverso due dimensioni: il tempo e lo spazio.

Lo spettacolo è diviso infatti in due parti, che corrispondono a due grandi territori di un unico coerente percorso di ricerca dei giovani studenti: una parte “tecnica”, quasi un riassunto di tutto lo studio tenace e progressivo messo in atto dagli interpreti per raggiungere con pazienza e forza di volontà i risultati fissati; e una parte “interpretativa” che conduce in direzioni geografiche e stilistiche lontane con ampi voli dei giovani artisti che hanno ormai visto crescere le loro ali, e devono solo metterle alla prova.

Nella prima parte vi è un protagonista musicale indiscusso: Johann Sebastian Bach. I concerti per 3 e 4 tastiere BWV 1063-1065 del grande maestro di Eisenach, nella versione per altrettanti pianoforti, sono utilizzati senza alcuna volontà di filologia sonora, come frammenti di un discorso unitario ma più volte interrotto: prima l’Allegro 1 del concerto in La minore BWV 1065, che salta poi al terzo tempo, pure Allegro, Quindi gli altri due allegri conclusivi, rispettivamente del concerto in Re minore BWV 1063 e del concerto in Do maggiore BWV 1064. Tra questi brani è incastonata l’Overture della Sinfonia n. 7 in Re maggiore K.45, composta a Vienna dall’ancora giovanissimo Wolfgang Amadeus Mozart nel 1768, all’età di 12 anni.

Proprio a metà della prima parte, la “Polka Schnell” op.413 di Johann Strauss Jr. ci racconta com’era mutata la passione del ballo nella stessa Vienna oltre un secolo dopo Mozart: il brano è del 1883 e il titolo (in italiano: “Noi non siamo così paurosi!”), deriva dall’operetta di cui faceva parte (Una notte a Venezia) prima di diventare un pezzo virtuosistico, molto di moda per la sua velocità sulle piste degli amatori del ballo viennese. A questo brano si ricollega la Polka Bielorussa Tradizionale intitolata “Kryzhachok” che apre la seconda parte, dedicata al viaggio simbolico dei giovani danzatori. Il riferimento ad una zona dell’Europa dell’est oggi talmente travagliata e tristemente carica di angoscia per la guerra, suona ancora più di monito per le giovani generazioni, che devono saper mantenere vivo il rispetto per ogni cultura di cui è imbevuto il patrimonio comune dell’umanità, condannando in tutti i modi le aggressioni e la guerra.

I tre momenti successivi della seconda parte partono ancora da due brani di Bach, l’Invenzione n.13 in La minore BWV 784 e l’arrangiamento magico e misterioso per piano elettrico di christian Badzura del Preludio BWV 847 dal Wohltemperierte clavier (Il clavicembalo ben temperato). Il titolo “L’Envol” di questa coppia di arrangiamenti bachiani è stato creato dallo stesso Fournial per evocare con la parola francese quasi intraducibile in italiano lo stacco del volo di un uccello che impara a volare, dunque torniamo alla simbologia del piccolo danzatore al suo primo viaggio importante. come in un’antica commedia napoletana, interpretata da due incisioni colorate a mano stampate a Londra nel 1836, volando fino alla luna, è possibile incontrare la barca di Pulcinella con i suoi colorati animali, come un’arca di Noé che mette in salvo la fantasia dei bambini e dei ragazzi. La musica, intitolata “come In!” è una sognante composizione per violino solo e orchestra del compositore russo neoclassico Vladimir Martynov (1948), e sembra dipingere perfettamente le due immagini di Pulcinella sulla luna che abbiamo descritto.

A questo punto, guidati da Pulcinella, possiamo tornare nella sua città, Napoli, con l’eterna voglia di danzare che caratterizza i napoletani fin dall’età più remota di fondazione di Partenope, la città della canora Sirena. Non può che essere una Tarantella a concludere questo viaggio, ma in una inaspettata quanto suggestiva interpretazione ottocentesca di un pianista-compositore nordamericano, la Grande Tarantelle pour Piano et Orchestre di Louis Moreau Gottschalk (nato a New Orleans nel 1829 e morto a Rio de Janeiro nel 1869).

Lo spettacolo si apre con un brano di presentazione dell’intero gruppo di giovani danzatori, in una atmosfera solenne di scuola, che suggerisce tempi passati e sogni di tanti altri piccoli, grazie alla immortale musica di Pëtr Il’ic caikovskij: la sua “Marcia Solenne” era stata scritta nel 1883 addirittura per l’Incoronazione dello zar Alessandro III, ma noi preferiamo pensare che in quel momento, dopo aver già presentato Il Lago dei cigni, il compositore stesse preparando le idee per il suo secondo meraviglioso balletto, La bella addormentata, poi scritto a partire dal 1888. E il cerchio si chiude simmetricamente col brano Finale dello spettacolo, ancora tratto da caikovskij: la grande serie di Variazioni (Finale, Polacca, Moderato Assai) dalla Terza Suite in Sol maggiore op. 55 del 1884, utilizzata non a caso da Balanchine, uno dei più grandi coreografi di tutti i tempi, per il suo Theme and Variations. Il viaggio per quest’anno è stato lungo e avventuroso ma tanto gratificante, usando il teatro di San carlo come magica macchina del tempo. Al prossimo viaggio con i piccoli danzatori della Scuola in attesa che crescano anche a loro le ali.

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