La scuola di ballo al Teatro di San Carlo tra Paquita e il Tannhauser

di Massimiliano Craus
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Lo spettacolo di fine anno della Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo di Napoli dello scorso 25 giugno ha chiuso il quarto anno del mandato di Stephane Fournial, il direttore scelto dalla soprintendente uscente Rosanna Purchia per la gestione della difficile eredità di Anna Razzi. Una gestione che nel frattempo ha scosso l’ambiente in questi primi tre anni e che con lo spettacolo visto al Teatro di San Carlo ha confermato il trend di crescita promesso dal direttore francese nei tempi non sospetti della sua conferenza di insediamento al terzo piano del Massimo partenopeo. Promesse ed obiettivi parzialmente raggiunti, come si è potuto vedere dal Palco Reale seduti accanto al nostro direttore Francesco Borelli ed al direttore della compagnia di Balletto dello stesso Teatro di San Carlo Giuseppe Picone.

Una serata che sulla stampa nazionale era già stata presentata come di rottura, con uno sguardo alla tradizione classica ed un altro all’innovazione tecnica e coreografica da apportare ai giovani talenti della Scuola di Ballo sancarliana. Fu proprio l’abbandono dello studio della tecnica contemporanea voluto da Stephane Fournial il primo motivo d’attrito in città, peraltro motivato a più riprese dal direttore con la volontà di reimpostare la base classica a tutti gli elementi della scuola prima di poter riprenderne uno studio regolare.

E proprio tornando allo spettacolo si sono avute le prime risposte, tutte condivise a quattro mani con il nostro direttore Francesco Borelli che ha intanto accolto con favore la presenza a teatro e dietro le quinte del direttore del Corpo di Ballo Giuseppe Picone a conferma della necessità crescente di unire gli sforzi per risalire la china coreutica in teatro tutti insieme, condividendo le sale del Massimo ma anche le soddisfazioni e le gratificazioni che un lavoro comune può davvero garantire. Senza contare la presenza di un pubblico appassionato che ha riempito il teatro in ogni ordine di posto, creando di per sé una cornice invidiabile per ogni giovane ballerino.

Una cornice che ha subito il fascino del défilé e di tutte le sinfonie, dalla “Marcia dei Troiani” di Berlioz, vessillo della scuola del cambiamento, con un inequivocabile spunto francese del direttore sancarliano. Proseguendo poi con il primo movimento di Bach “Piano Concerto in D Minor” di Polina Osetinskaya, l’allegro spiritoso e l’allegro di Mozart, il terzo movimento di Bach “Piano Concerto in D Minor” ancora di Polina Osetinskaya ed il “Cum Dederit” di Händel. Un programma che ha caratterizzato la prima parte della serata senza le consuete sbarre in scena e con una dinamicità crescente apprezzatissima da pubblico e critica. Come lo stesso Francesco Borelli ha segnalato, ci è piaciuta molto la scelta musicale del direttore Stephane Fournial e la vivacità delle esecuzione. Salvo qualche errore nella disposizione delle file e qualche incongruenza vista qua e là posso senz’altro ricordare con piacere un trend di crescita della scuola, incoraggiando il direttore ad insistere oltremodo sullo studio di tutto quello che va al di là del classico come fatto con la coreografia di René de Cardenas che è piaciuta tantissimo, anche per la bella messinscena dei ragazzi.

La seconda parte dello spettacolo ha visto il monopolio musicale di Ludwig Minkus e del repertorio con “Paquita”, ripresa con un divertissement senza pas de deux ma con le variazioni, allegri, adagi e la riuscitissima mazurka su tutto. Qui l’attesa era tuttavia sulle sorprese annunciate dal direttore francese, a cominciare dall’intervento di tre giovanissimi allievi a chiacchierare microfonati tra di loro ed indirettamente con il pubblico e, soprattutto, dalla rappresentazione dello spartito di Richard Wagner “Tannhauser”. Qui il nostro direttore Francesco Borelli si aspettava un maggiore salto di qualità, come lui stesso ha precisato: nel complesso la scuola sta crescendo e si vede, è sotto gli occhi di tutti. Però la seppur divertente chiacchierata in pubblico non era necessaria mentre il corpo di ballo femminile deve fare il salto di qualità. Sono invece piaciuti molto gli uomini, almeno quanto l’azzardo di spingerli finalmente su un repertorio inedito per tutti, pubblico e ballerini!

E sempre in tema di sorprese più o meno annunciate, eccoci con il gran finale. Se quello dello scorso anno ha destato contestazioni e perplessità, stavolta il direttore si è mostrato assai più soddisfatto e magnanimo con i suoi circa centottanta allievi, lodandoli per l’impegno profuso in questo anno accademico appena concluso e ricordando l’assenza di un intero ottavo corso per le bocciature e le rinunce di un anno fa. Ma il lieto fine di quest’anno è stato appannaggio dell’allieva del settimo corso Sara Cirella che, particolarmente apprezzata dalla presidente di commissione degli esami di fine anno Nina Ananiashvili, è stata licenziata con un anno di anticipo rispetto al previsto e soprattutto sarà presto scritturata a Tbilisi dal Balletto Nazionale della Georgia diretto proprio dall’ex etoile dell’American Ballet Theatre e del Teatro Bolshoi di Mosca.

Crediti fotografici: René de Cardenas

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