“Il lago dei cigni” al Teatro San Carlo di Napoli: un bellissimo sogno in danza

La recensione del Direttore Francesco Borelli

di Francesco Borelli
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Piotr I. Tchaikovsky
IL LAGO DEI CIGNI
Balletto in quattro atti su libretto di Vladimir Petrovic Begičev basato sull’antica fiaba tedesca, Der geraubte Schleier (Il velo rubato), seguendo il racconto di Jophann Karl August Musäus
Direttore |Martin Yates
Coreografia | Patrice Bart
Scene e Costumi | Luisa Spinatelli
Orchestra e Balletto del Teatro di San Carlo
Direttore del balletto | Clotilde Vayer
 Allestimento Opera di Roma

A partire dal 22 dicembre 2022 è andato in scena, presso il Teatro San Carlo di Napoli, “Il lago dei cigni” nella versione di Patrice Bart, già étoile, Maestro, coreografo e assistente di Rudolf Nureyev all’Opéra di Parigi,  rappresentato per la prima volta nel 1997 alla Staatsoper di Berlino.

Quando ho avuto la possibilità di realizzare la mia propria versione del Lago dei cigni col balletto della Staatsoper di Berlino, ho riflettuto molto su come dare consistenza ai personaggi, in particolare al ruolo del Principe e della Regina madre, essendo secondo me, questo loro rapporto il vero cuore dell’intrigo.

Fedele alle proprie intenzioni Bart rende centrale il ruolo della madre: Annalina Nuzzo, danzatrice storica del balletto sancarliano, interpreta, con l’eleganza e la padronanza della scena che le sono proprie, l’ambiguità e la doppiezza che si tramutano infine in dolore e consapevolezza. Bella e manipolatrice, la regina ha riversato sul figlio l’intero proprio amore, intellettuale certo, ma anche fisico. E i personaggi sulla scena sono pedine che lei utilizza per tessere la propria trama.

Di fronte alla morte di Siegfried, però, si svelano al suo cuore gli errori commessi e la colpa diventa viva e palpabile, agli occhi di tutti, prima di sé stessa.

Alessandro Staiano è un principe… il principe. Tecnica certa, pulizia, salti e pirouettes ne fanno una splendida etoile. Partner di livello interpreta Siegfried con la disinvoltura di un artista navigato che dosa le forze e l’intensità del movimento al fine di rendere tutto fluido, leggero, bello.

E poi un piccolo colpo di scena.

Nel primo e nel secondo atto la bella Odette ha il volto e le sembianze di Luisa Ieluzzi.

La Ieluzzi è perfetta. La sua Odette è un omaggio alla bellezza e all’accademia. Nulla faceva presagire disturbi fisici che le hanno poi impedito di proseguire la recita. Prima del terzo atto una voce in teatro annuncia che la Ieluzzi, per indisposizione, non avrebbe continuato lo spettacolo e che Odile sarebbe stata interpretata da Anna Chiara Amirante, fresca di nomina, insieme a Danilo Notaro, ad etoile del balletto del San Carlo.

Nonostante il poco preavviso – il tutto è avvenuto in pochissimi minuti – l’Amirante ci regala un’Odile forte e sicura di sé. Passo a due, variazione e coda di altissimo pregio. Lo stile di Odile ci viene restituito con l’eleganza e le capacità interpretative di una danzatrice, l’Amirante, che farà sempre più parlare di sé.

Stanislao Capissi è Benno. Nell’intero balletto – ottimo il Pas de Trois insieme a Martina Affaticato e Claudia D’Antonio – dimostra sicurezza e freschezza. Tecnica pulita e ottima presenza scenica. Ci si attende grandi cose per il futuro.

I costumi di Luisa Spinatelli danno forza alle ambientazioni e alle caratterizzazioni del coreografo Patrice Bart con cui la sintonia è stata totale. Basti pensare a Rothbart, ottimamente interpretato in questa recita da Ertrugrel Gjoni, la cui essenza demoniaca viene resa dal colore degli abiti indossati.

La direzione d’orchestra, affidata a Martin Yates, rivela sintonia col balletto. Tutto è calibrato al fine di rendere le esecuzioni sul palco agevoli e sicure.

Il plauso va alla Direttrice del ballo Clotilde Vayer. Il corpo di ballo continua il percorso già cominciato con Giuseppe Picone. Molto buoni gli insiemi e l’omogeneità tecnica che, di spettacolo in spettacolo, rivelano un profondo lavoro di pulizia, attenzione, cura del dettaglio e dello stile. Vayer regala il suo tocco francese alla compagnia consentendole un balzo ulteriore verso un riconoscimento internazionale che il balletto sancarliano merita e pretende. La geometria delle figure, l’uso delle braccia, la musicalità dell’esecuzione, non scontata affatto, rende tutto di altissimo livello.

In definitiva un allestimento che merita il successo e i lunghissimi applausi del pubblico. Un bellissimo sogno in danza che regala al balletto del San Carlo un’ulteriore medaglia. Ad maiora!

La recensione si riferisce alla recita andata in scena il 29 dicembre alle ore 18.  

Crediti fotografici: Luciano Romani

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