Ieri, nel 2018, moriva Elisabetta Terabust. Noi la ricordiamo così..

di Francesco Borelli
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Ieri, nel 2018, moriva, lasciando un vuoto immenso nel mondo della danza italiana, la grande Elisabetta Terabust. Aveva 71 anni.

Nata a Varese il 4 agosto del 1946, ancora bambina si trasferisce a Roma dove frequenta la Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera, dimostrandosi, da subito, un’allieva modello, tanto che, terminati gli studi accademici, si unisce al Corpo di Ballo del Teatro stesso. Rapidamente scala la gerarchia del balletto, ricevendo la nomina a prima ballerina nel 1966 e, più tardi, nel 1972, il titolo più prestigioso di étoile.

Lo studio tecnico è una costante nella vita e nella carriera di una danzatrice, ed Elisabetta non si ferma, spinta dalla sua voglia di apprendere; si perfeziona con Zarko Prebil e con Erik Bruhn, che l’avvia al grande repertorio. Con lui interpreta i famosi pas de deux tratti da Giselle, Lo Schiaccianoci e Cenerentola, ma anche nuove creazioni, come Estri di Aurelio Milloss; nel 1973 con coraggio lascia l’Italia e si trasferisce a Londra per iniziare la fortunata collaborazione con il London Festival Ballet. Qui si consolida la sua carriera internazionale e matura la sua sensibilità d’interprete contemporanea. Oltre ad affrontare tutti i grandi balletti del repertorio, da Il lago dei cigni a La Sylphide, Elisabetta rivela anche una grande duttilità interpretando coreografie di Glen Tetley, come Sphinx e Greening, di Moreland e di John Cranko, come Onegin.

La sua carriera la porta in tutto il mondo, e le permette di lavorare con coreografi dello spessore di Roland Petit che, per lei, crea una versione de Lo Schiaccianoci tutt’altro che tradizionale, quasi spregiudicata. Il grande maestro la vuole anche per altre produzioni di repertorio, quali Le Loup, Notre Dame de Paris e Coppélia. Per il Ballet National de Marseille, Petit affida a Elisabetta il ruolo principale in Charlot danse avec nous.

La Terabust si distingue poi per le eccellenti doti dimostrate nello stile Bournonville, diventandone una delle interpreti italiane più apprezzate, al fianco del danzatore danese Peter Schaufuss, il quale si cimenta nella rivisitazione di Napoli; la coreografia originale è firmata proprio da August Bournonville, e Schaufuss la riprende adattando il ruolo di Teresina per Elisabetta, che lo esegue magnificamente nell’allestimento del National Ballet of Canada. Per la Terabust sono innumerevoli le partecipazioni estere, tra cui quella al Metropolitan di New York per il Romeo e Giulietta di Rudolf Nureyev, ma non rinuncia alle rappresentazioni in Italia, come Giselle, allestita al Teatro alla Scala di Milano.

Ballerina versatile, Elisabetta si dimostra molto interessata al lavoro dei coreografi contemporanei, come dimostrato dai lavori sopracitati cui prende parte; di grande ispirazione per la danzatrice sono le creazioni di George Balanchine, come Agon, Apollon Musagète, Allegro Brillante, La sonnambula e il meraviglioso Tchaikovsky pas de deux, tutti balletti danzati da Elisabetta.

Durante la sua luminosa carriera, è spesso ospite della compagnia Aterballetto con la direzione di Amedeo Amodio; questa collaborazione la vede danzare in Ricercare a nove movimenti, Après-midi d’un faune, Romeo e Giulietta e Lo schiaccianoci. Inoltre, il maestro Amodio crea per lei Psiche a Manhattan.

Ormai vera stella del balletto internazionale, la Terabust danza con i grandi, da Rudolf Nureyev a Erik Bruhn, da Paolo Bortoluzzi a Peter Schaufuss e Patrice Bart, oltre ai principals del London Festival Ballet, come Jay Jolley, e dell’Opéra di Parigi come Patrick Dupond.

Forte della sua autorevole esperienza, Elisabetta è chiamata a ricoprire ruoli di responsabilità di diversa natura rispetto a quello di ballerina; nel 1990 assume la direzione del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, per poi passare, nel ’93, alla Scala di Milano, con la medesima nomina. Nel 2000 approda alla compagnia stabile del Maggio Musicale Fiorentino, che dirige fino al 2002, anno in cui diventa direttrice del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo a Napoli. Il 2007 la vede fare ritorno alla direzione del Corpo di ballo scaligero, mentre riceve la nomina onoraria di direttrice della Scuola di Ballo dell’Opera di Roma, dove lei stessa aveva condotto i suoi studi.

Nell’aprile del 2013 va alle stampe il libro dedicato alla sua vita e alla sua carriera artistica dal titolo Elisabetta Terabust. L’assillo della perfezione, scritto per mano di Emanuele Burrafato, scrittore e danzatore. In queste pagine, Elisabetta apre l’armadio dei ricordi, memoria di mezzo secolo di danza italiana e internazionale, integrata dalle approfondite ricerche storiche condotte dall’autore, suo ballerino al Teatro San Carlo di Napoli. L’étoile dell’Opera di Roma, musa di Roland Petit e direttrice dei più illustri Corpi di ballo italiani, ripercorre in un appassionante pas de deux narrativo la sua brillante carriera, tra abnegazione, ricerca e coraggiosa sperimentazione, coronata da uno straordinario successo. Recensioni, profili critici, interviste inedite e raro materiale fotografico illustrano il suo percorso artistico. Dalla sala prove ai camerini dei maggiori teatri di tre continenti, dalle sfide e avventure di tournée condotte da un capo all’altro del mondo, alle gioie e rivalità, fatiche e conquiste; emerge dirompente il suo impegno, volto a rinnovare la qualità tecnica e a diffondere la consapevolezza culturale in anni difficili per la danza italiana, e aprire così prospettive inedite alle nuove generazioni.

Malata da tempo, la notizia della sua morte lasciò tutti sgomenti e increduli. Il suo ricordo però, rimane tra i più belli legati alla danza del nostro paese.

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