La serie tv anni ’90 “La Tata” verso Broadway, Fran Drescher non smentisce i rumors

di Alessandra Colpo
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Fran Drescher, star del famoso programma televisivo anni ‘90 “La Tata” (“The Nanny”), ha lasciato intendere che potrebbe essere in lavorazione una versione musicale o teatrale della serie tv.

Lo scorso 9 maggio, durate l’Endometriosis Foundation of America’s Blossom Ball, la Drescher avrebbe dichiarato alla CNN che lei e il co-creatore dello spettacolo Peter Marc Jacobson stanno lavorando a un progetto correlato a “The Nanny” e che sarebbe “molto grande”. Ha inoltre confermato che il progetto non sarebbe un reboot della serie tv, e si è appellata al quinto emendamento quando le è stato chiesto se il progetto fosse uno spettacolo di Broadway, ridendo e dicendo: “I can’t say!”.

Drescher ha detto che il progetto verrà annunciato molto presto, ma che il produttore non è pronto. Ha anche detto che sono attualmente in fase di scrittura e si incontreranno con i registi. Tutto sembra in linea con un futuro spettacolo di Broadway.

“The Nanny” è una sitcom americana originariamente in onda sulla CBS dal 1993 al 1999. La serie è stata co-creata da Fran Drescher e dal suo ex marito Peter Marc Jacobson e vede la stessa Drescher nei panni di Fran Fine, una donna ebrea del Queens che diventa la tata di tre ragazzi benestanti.
La Drescher ha inserito nella serie molti riferimenti alla sua vita reale: i nomi dei genitori della tata, Morty e Sylvia (nell’originale), sono i nomi dei suoi genitori (che tra l’altro partecipano a diversi episodi in ruoli minori). Anche il cane Chester (Castagna nell’adattamento italiano), che nella serie è il cane di C.C. Babcock, è della Drescher.

«È il mio bambino, è un ruolo irripetibile – ha detto – È la TV classica, sono entusiasta, influenza tutto quello che voglio fare, cerco di mantenerne lo slancio e supporto qualsiasi canale su cui sta andando in onda».

Per questo ruolo la Drescher è stata nominata a due Emmy Awards e un Golden Globe e da allora è una diplomatica statunitense per i problemi di salute delle donne. È una schietta sostenitrice dell’assistenza sanitaria e dei diritti LGBT. Nel 2011 l’attrice è tornata in televisione con “Happily Divorced”, una sitcom in cui racconta la sua personale esperienza di divorzio da Peter Marc Jacobson (che insieme a lei produce questa serie) dopo che quest’ultimo si dichiarò bisessuale. Fran e Peter sono rimasti comunque degli ottimi amici.
Nel 2014, Drescher è apparsa a Broadway in “Cinderella”  di Rogers e Hammerstein come Madame per dieci settimane e successivamente ha ripreso quel ruolo quando il tour nordamericano dello spettacolo del si è fermato a Los Angeles.

Nata nel Queens (New York) in una famiglia ebraica, da sempre intenzionata a diventare attrice, Fran Drescher studia presso la Hillcrest High School e contemporaneamente frequenta un corso di recitazione, dove conosce Peter Marc Jacobson, futuro produttore, che nel 1978 diventa suo marito (i due divorzieranno nel 1999). Dopo altri lavori, come la parrucchiera e l’estetista in un suo salone di bellezza, ha fatto il suo debutto cinematografico a diciannove anni, nel 1977, con un piccolo ruolo nel film “La febbre del sabato sera” con John Travolta.

Nel gennaio 1985, due malviventi armati irruppero nell’appartamento di Los Angeles della Drescher e di Jacobson. Mentre uno di questi svaligiava la casa, Fran Drescher e una sua amica furono violentate dall’altro rapinatore sotto la minaccia di una pistola. Inoltre Jacobson fu brutalmente picchiato, legato, e costretto ad assistere alle violenze. Ci vollero svariati anni perché la Drescher si riprendesse dal trauma, ed altri ancora prima che si sentisse pronta a parlare dello stupro con la stampa. Nel corso di un’intervista concessa a Larry King, Fran disse che sebbene la violenza sessuale sia stata un’esperienza traumatica, trovò la forza di trasformarla in qualcosa di positivo. Nel suo libro Cancer Schmancer, l’attrice scrisse: «La mia vita intera è stata incentrata sul tramutare cose negative in positive». Il suo stupratore, fuori sulla parola all’epoca del crimine, tornato in seguito in prigione fu condannato a due ergastoli.

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