La “Giselle” sincera di Carla Fracci torna sul palco dell’Opera di Roma – la recensione

di Nives Canetti
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A chiusura della stagione 21/22, Eleonora Abbagnato all’Opera di Roma ha rimesso in scena Giselle nella versione di Carla Fracci con l’aiuto fondamentale di Julio Bocca e di Gillian Whittingham, ottenendo un grande successo di pubblico. Un’occasione decisamente interessante per vedere una versione poco rappresentata del capolavoro di Coralli, Perrot, Petipa e in questo caso anche Dolin.

Abituata alla versione di Chauviré, che ha ridotto all’essenziale la drammaturgia di Giselle attraverso una sintesi molto efficace con un fascino elegantissimo, questa versione di Carla Fracci per l’Opera di Roma mi è risultata più descrittiva e schietta nella narrazione e con più momenti danzati.

Il personaggio di Bathilde compare fin dall’inizio del primo atto insieme ad Albrecht nel suo castello, prima che quest’ultimo sgattaioli verso il paese a cercare Giselle (in scena anche due bellissimi levrieri un po’ spaesati). La pantomima della mamma di Giselle quando descrive il destino delle Villi è molto articolata; poi compare la scena dalla regina della vendemmia dove Giselle viene incoronata con tralci di vite su un carro festante prima della sua variazione, qui in stile Fracci ovvero che termina con una diagonale di giri a mio parere molto più difficile del manège di piqué . Vengono poi aggiunti due momenti di danza che ho amato tanto e che non avevo mai visto, una variazione solistica per Giselle molto fine, e un tenero passo a due fra Albrecht e Giselle che esprime la delicatezza dei loro sentimenti. Peccato non ci sia un assolo di Albrecht come nella versione di Patrice Bart. Infine la scena della pazzia è sicuramente più lunga e include un momento in cui Giselle porta in scena il suo velo da sposa mostrandolo a Bathilde.

Nel secondo atto l’introduzione della situazione dopo la morte di Giselle si dilunga un po’ partendo sempre dal castello con Albrecht che si avvia alla tomba e Hilarion disperato già sul luogo. Inoltre a metà del secondo atto, subito prima dell’assolo di Giselle, la diagonale delle Villi balla un momento piuttosto lungo su una musica che non ho mai sentito e che non sembra di Adam.

Il balletto termina con Albrecht che rifiuta Bathilde e piange sulla tomba di Giselle. Nota: mi piace molto che in questa versione i cambré in ginocchio delle Villi vengano fatti in due tempi e non in quattro come alla Scala. Mi fa tornare alla gioventù quando Emilia in “Due vite una svolta” sbaglia il tempo e va in controtempo rispetto a tutto il corpo di ballo.

Sul palco si sono alternati quattro cast: Rebecca Bianchi e Alessio Rezza, Susanna Salvi con Michele Satriano in due recite e con Claudio Cocino il 25 ottobre, e per finire l’outsider Natalia Osipova, al suo attesissimo debutto romano con Jacopo Tissi. Io ho visto Salvi e Cocino e ho trovato entrambi ottimamente calati nei rispettivi ruoli, molto romantici e senza eccessi. La Salvi ha lavorato bene sul personaggio rendendo Giselle presente, per niente leziosa, molto fresca e credibile nella pazzia nel primo atto, perfettamente in stile nel secondo. Ottima l’intesa con Cocino, Albrecht elegante e tecnicamente brillante nella sua disperazione del secondo atto.

A mio parere il corpo di ballo femminile dovrebbe essere aumentato di sei elementi perché una Giselle di questo livello merita di andare in scena con ventiquattro Villi al completo. Ho trovato in generale le parti solistiche con qualche incertezza, come se avessero avuto ancora bisogno di più lavoro prima di andare in scena: Myrtha è un ruolo gigantesco e Marianna Suriano pur avendo buone potenzialità ci deve lavorare ancora, anche in termini di personalità. Simone Agrò e Flavia Stocchi nel Passo a due dei Contadini avrebbero i numeri per brillare ma nella sera in cui li ho visti sono risultati ancora non troppo affiatati e un po’ incerti. I costumi di Anna Anni sono stupendi mentre le scene sono un po’ oleografiche, in particolare la casetta di Giselle. Ottima come sempre la direzione di Kevin Rhodes, raro caso di direttore d’orchestra preziosissimo che ha trovato un equilibrio ottimale dirigendo al meglio la partitura senza mai perdere di vista la scena e le esigenze dei ballerini.

Nel complesso è stata una Giselle sincera e genuina che è pienamente valsa un viaggio a Roma.

L’8 dicembre su Rai 5 in prima serata verrà trasmessa la ripresa televisiva del cast di Susanna Salvi e Michele Satriano.

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