I successi della Carrà nel jukebox musical “Ballo Ballo”

di Alessandra Colpo
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Anche The Guardian gli ha dedicato un articolo: “Raffaella Carrà: la pop star italiana che ha insegnato all’Europa la gioia del sesso”.

“Ballo Ballo” è il nuovo jukebox musical con le canzoni di Raffaella Carrà che chiude i 60 anni di carriera dell’icona culturale che ha rivoluzionato l’intrattenimento italiano e ha incitato le donne a essere padrone in camera da letto.

«Nessun ballerino che abbia sangue nelle vene riuscirebbe a resistere a questo ritmo!»
All’inizio di “Ballo Ballo” (“Explota Explota”), la nuova commedia musicale italo-spagnola ambientata alla fine della dittatura franchista nella Spagna degli anni ‘70, per riconsegnare una valigia a Pablo (Fernando Guallar), Maria si ritrova agli studi televisivi della RTVE, lì la ragazza riesce a coronare uno dei suoi sogni ed entra nel corpo di ballo di un noto programma televisivo, “Le Sere di Rosa”.
Interpreta il suo “Bailo Bailo”, un successo della pop star italiana Raffaella Carrà, che, oltre a diventare una delle personalità più conosciute nella sua nativa Italia, ha fatto scalpore nel mondo spagnolo nel XX secolo. Se la Svezia aveva gli Abba, l’Italia aveva la Carrà, che ha venduto milioni di dischi in tutta Europa.

“Ballo Ballo” – intitolato “My Heart Goes Boom!” in inglese, diretto da Nacho Álvarez, e attualmente in tournée nel circuito dei festival cinematografici – rende omaggio ai successi della Carrà ma non è un film biografico: le sue canzoni sono eseguite durante lo spettacolo di varietà immaginario “Le Sere di Rosa”, e utilizzate durante la narrazione per esplorare la vita dei personaggi. Il film riflette le mutevoli visioni sulle relazioni, la sessualità e l’intrattenimento in un Paese cattolico: uno dei principali problemi trattati è quanto possono essere alti gli orli delle gonne delle showgirl e quanto possono essere profonde le scollature.

Dagli anni Cinquanta in poi, la Carrà ha avuto un’influenza impareggiabile nella musica italiana e nella cultura pop.
Quando, nel 1968, la cultura giovanile divenne più politicizzata e i suoi coetanei si riunirono in protesta, la Carrà viaggiò in America e vide il musical “Hair” ogni sera per un mese. Tornò a casa con la convinzione che l’intrattenimento italiano avesse bisogno di una scossa di energia.
Il suo terreno di gioco era lo spettacolo di varietà italiano, che comprendeva sequenze di canto e danza ispirate a Broadway.
È diventata famosa durante l’edizione del 1970 dello spettacolo di varietà Canzonissima, dove è stata co-conduttrice: lo spettacolo ha inserito le sue canzoni originali nei suoi numeri di danza e musica. Ha cantato e ballato i titoli di testa, la fanfara “Ma Che Musica Maestro”, indossando un set in due pezzi completo di un crop top – la prima volta che qualcuno ha osato esporre il proprio ombelico sulla TV nazionale. Il Vaticano e la direzione conservatrice della RAI, la tv nazionale italiana da cui è stato trasmesso Canzonissima, sono rimasti scandalizzati.
“La regina del così così” è stato come l’ha stroncata il conduttore televisivo Maurizio Costanzo.

https://www.youtube.com/watch?v=ZWwge0rtD7c

 

Eppure è stata riassunta l’anno successivo, quando, con il ballerino Enzo Paolo Turchi, ha eseguito la canzone di stampo jazz “Tuca Tuca”: un esecutore tocca l’altro su parti del corpo diverse man mano che la canzone procede. Hanno dovuto riprenderlo a metà davanti alla telecamera per mostrare alle famiglie italiane che guardavano che non si stavano accarezzando o palpando a vicenda.

Nel 1976, ha cantato il suo grande successo internazionale “A Far l’Amore Comincia Tu”, un invito all’azione per le donne per far capire ai loro amanti cosa vogliono a letto.
Sempre nel 1976, ha colpito alla grande in Spagna. Franco era appena morto e ha la tv spagnola ha trasmesso “La Hora de Raffaella”, cantando e ballando come faceva in Italia: il suo impatto sulla cultura pop spagnola è stato così grande che, nel 2018, il re di Spagna l’ha nominata dama, “al orden del mérito civil”, per essere “un’icona di libertà”.

Oggi, in mezzo a tante canzoni sessualmente esplicite, sollecitare il piacere del sesso sembra abbastanza semplice. Ma la Carrà è stata una pioniera che ha aiutato le persone a vivere vite più appaganti, usando ritmi “a cui nessuno con il sangue nelle vene può resistere”.

María y Amparo

“Ballo Ballo” – La trama
Il film è ambientato in Spagna durante gli anni Settanta, periodo storico molto difficile per costumi e cultura, spesso attaccati dalla censura del regime franchista.

L'immagine può contenere: una o più persone, persone che ballano, persone sul palco, persone in piedi e spazio all'aperto

Maria (Ingrid García-Jonsson), una ragazza spagnola che, dopo aver lasciato il suo fidanzato Massimiliano (Giuseppe Maggio) sull’altare a Roma, decide di tornare nella sua terra natìa. Giunta a Madrid, la giovane incontra Amparo (Verónica Echegui), uno spirito libero che lavora all’aeroporto, Maria va a vivere insieme a lei e inizia a lavorare come hostess di terra. Per riconsegnare una valigia a un passeggiero Pablo (Fernando Guallar) si ritrova agli studi televisivi della RTVE, lì la ragazza riesce a coronare uno dei suoi sogni ed entra nel corpo di ballo di un noto programma televisivo, “Le Sere di Rosa”. Maria rincontra Pablo e se ne innamorano perdutamente, ma lui è il figlio del censore della rete televisiva, Celedonio (Pedro Casablanc), un uomo anziano, franchista e contrario a qualsiasi cambiamento. Maria non è molto d’accordo con la politica della censura e teme che Pablo segua le idee paterne. Con lei scopriremo che anche il sogno più difficile da realizzare può divenire realtà. Il tutto sarà accompagnato dalle canzoni di Raffaella Carrà, da “Tuca Tuca” a “Come è bello far l’amore”.
La canzone dei titoli di coda è la versione spagnola di “A far l’amore comincia tu” (“En el amor todo es empezar”) remixata dalla cantante Ana Guerra.

Aeropuerto Explota

Per la distribuzione in Italia le canzoni sono state interamente doppiate utilizzando le rispettive versioni italiane già esistenti, comportando a volte squilibri tra la corrispondenza dell’immagine e del testo.

Crediti fotografici: Jullo Vergne

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