Cento anni fa si spegneva Edgar Degas, il pittore delle ballerine – Vita ed eventi per celebrarlo

di Fabiola Di Blasi
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Il 2017 è l’anno del centenario della scomparsa di Hilaire German Edgar Degas (Parigi 1834 – 1917), pittore e scultore francese, famoso soprattutto per le sue ballerine (ma la sua produzione artistica è ampia!) Conosciamolo meglio:
Edgar Degas proviene da una famiglia illustre, i De Gas, nobili della Languedoc, cavalieri del prestigioso ordine degli Orléans. Il nonno, René Hilaire De Gas, avvia il ramo napoletano del casato trasferendosi, durante la rivoluzione francese, nella capitale del Regno delle Due Sicilie dove fonda un istituto bancario di successo e arriva a diventare il banchiere personale di Gioacchino Murat. Il patrimonio finanziario accumulato gli consente di acquistare l’intero palazzo Pignatelli di Monteleone, immobile di cento stanze nel cuore di Napoli. René Hilaire sposa la livornese Giovanna Teresa Frappa con cui mette al mondo sette figli tra cui Auguste, futuro padre del pittore, destinato a diventare il direttore della filiale parigina della banca paterna e a sposarsi con Célestine Musson nel 1832. Auguste è uomo di cultura appassionato di arte e di musica. Più modesta, ma comunque di valore, la famiglia materna: i Musson avevano fatto fortuna nel commercio del cotone.
Edgar Degas nasce dunque in un ambiente stimolante. Rimasto presto orfano di madre, si dedica agli studi classici presso il prestigioso liceo parigino Louis-le-Grand, dove stringe amicizia con Henri Rouart e con Paul Valpinçon, figlio di un famoso collezionista. Dopo il diploma decide, più che altro per soddisfare la volontà paterna, di avviarsi agli studi di giurisprudenza alla Sorbonne, ma vi si dedica in modo discontinuo. Manifesta piuttosto una vera e propria vocazione per le Belle Arti, che ha la possibilità di approfondire già poco dopo la laurea, quando si registra come copista presso il Louvre, dove trascorre molti pomeriggi e ammira i capolavori del Rinascimento italiano. Diversamente da molti artisti della sua generazione, Degas studia con attenzione i maestri del passato, Ingres, in particolare.
Arriva persino a conoscerlo personalmente grazie al collezionista Valpinçon, proprietario di un suo quadro. Divenuto un autodidatta colto ed entusiasta, Degas è posto dal padre sotto la guida del pittore Félix-Joseph Barrias che lo avvia allo studio dei nudi e alla pittura di storia ma preferisce poi passare all’atelier di Louis Lamothe, discepolo di Flandrin e di Ingres. Nel 1855 entra nella prestigiosa École des Beaux-Arts, tempio dell’arte ufficiale dell’epoca ma, dopo pochi mesi, smette di frequentare le lezioni: il disegno accademico è attività poco interessante per uno studioso onnivoro come lui. Maturata la convinzione di poter completare la propria formazione in Italia, nel 1856 si reca a Napoli dal nonno René Hilaire che lo ospits nel palazzo Pignatelli di Monteleone. Durante il soggiorno perfeziona la sua pittura. Notevole, in tal senso, il “Ritratto di Hilaire De Gas”, opera raffigurante proprio il nonno che si può considerare il primo cimento artistico di rilievo del giovane artista. A Napoli, Degas frequenta l’Accademia Reale di Belle Arti e le collezioni del Museo archeologico nazionale, tesori d’arte passati dalla famiglia Farnese ai Borboni di Napoli. Medita con grande attenzione anche sulle opere esposte a Capodimonte, e si innamora del paesaggio napoletano.
Si reca poi a Roma dove frequenta i corsi di nudi serali di villa Medici, prestigiosa istituzione che offre ad alcuni giovani borsisti francesi, previo concorso, alloggio e possibilità di perfezionarsi. Dopo esser passato per Viterbo, Orvieto, Perugia, Assisi e Arezzo, giunge, nel 1858, a Firenze. Qui viene ospitato degli zii Laura e Gennaro Bellelli e dalle figlie in un appartamento a piazza Maria Antonia (l’odierna piazza dell’Indipendenza). Anche nella città fiorentina Degas cerca di attingere insegnamento e ispirazione dai capolavori dell’arte classica italiana, tanto che visita assiduamente gli Uffizi ma frequenta anche i Macchiaioli. Ricorderà il periodo italiano come uno dei migliori della sua vita.
Nel 1859 rientra a Parigi. Debutta alle mostre e si avvicina al realismo promosso già un decennio prima da Gustave Courbet. Distolto lo sguardo dai temi storici, si dedica alla vita contemporanea, spronato anche da amicizie con alcuni musicisti che lo introducono al magico mondo del teatro. Nel 1867-1868 esegue il “Ritratto di Mademoiselle E[ugénie] F[iocre]: a proposito del balletto “La Source, il primo dipinto dell’artista che ha come tema un balletto contemporaneo.
Questo spensierato periodo di sperimentazione pittorica viene momentaneamente interrotto nel 1870 dallo scoppio della guerra franco-prussiana, quando Degas si arruola in un reggimento di fanteria.
Tornato a Parigi, si trasferisce a Ménil-Hubert dai Valpinçon. Con gli anni difficili del dopoguerra, Degas si reca a Londra in compagnia del fratello minore René, per poi spingersi nel 1873 a New York e, infine, a New Orleans, dove viene ospitato dai parenti della madre. Degas non è certo affascinato dal monotono paesaggio nordamericano, ma dipinge spaccati di vita del lavoro: esemplari in tal senso il “Mercato del cotone a New Orleans” e “L’ufficio dei Musson”.
A questo punto, Degas si avvicina ulteriormente al gruppo degli Impressionisti, al quale sente di appartenere per la grande voglia di fare e per la forte insofferenza alla pittura ufficiale del tempo. Sostiene l’idea di Monet di organizzare una mostra collettiva auto-finanziata ed entra a far parte della «Società Anonima degli artisti, pittori, scultori, incisori ecc.» partecipando alla celebre collettiva impressionista del 15 aprile 1874 con ben dieci opere.
Degas, preferì sempre definirsi «realista» piuttosto che «impressionista». Dal 1870, Degas si concentra sul mondo dei fantini e delle ballerine: soggetti grazie ai quali realizza i suoi più grandi capolavori, come La classe di danzaCarrozza alle corse e L’assenzio e  ripristina un decoro nella propria situazione finanziaria, tracollata in seguito alla morte del padre avvenuta nel 1874. La sua  notorietà è consolidata. Particolarmente fortunata è la quinta mostra degli Impressionisti, allestita nel 1880 in rue des Pyramides, dove Degas espone una decina di opere e attira l’entusiasmo della critica. Durante gli anni ottanta del XIX secolo, l’interesse di Degas passa soprattutto ai nudi di donna in attività quotidiane e in gesti spontanei. Pur addolorato per la morte dell’amico Manet (1883), Degas si avvicina anche alla scultura, realizzando opere in cera e creta. Celebre è la Piccola danzatrice di quattordici anni.
Continua a viaggiare instancabilmente: nel 1880 si reca in Spagna, paese che lo colpì molto e dove ritorna nel 1889 in compagnia di Giovanni Boldini, mentre nel 1886 è di nuovo nell’amata Napoli.
Dagli anni 1890, Degas accusa forti disturbi alla vista che lo portano pian piano alla cecità, una sciagura per un pittore. Sono anni di solitudine e inquietudini professionali. Con la vista abbassata, Degas deve rinunciare alla pittura e al disegno e dedicarsi prevalentemente alla scultura. Stroncato da un aneurisma cerebrale, Degas muore a Parigi il 27 settembre 1917, quando l’Europa viene dilaniata dalla prima guerra mondiale. Al modesto funerale partecipano una trentina di persone, fra cui l’ormai anziano Monet, l’ultimo degli Impressionisti. La salma riposa nella tomba di famiglia al cimitero di Montmartre.

Come si è accennato, tra i soggetti amati da Degas ci sono le ballerine, che tutt’oggi godono di popolarità. I dipinti raffiguranti giovani danzatrici hanno da sempre successo e salvano Degas dal tracollo finanziario che travolge la sua famiglia dopo il 1874. Degas è interessato alle giovani danzatrici quando sono in movimento. All’inizio l’artista indaga le pose in maniera canonica, scegliendo di raffigurare il balletto nei suoi momenti di maggiore effetto. Ben presto, però, perde l’interesse per il momento in cui i corpi si muovono con grazia a passo di danza, e si interessa a quello preparatorio che include posizioni disarmoniche, persino grottesche. Degas, in effetti, era interessato ai corpi femminili ma non intendeva idealizzarli; al contrario, li coglie in maniera drammaticamente realistica mettendone spesso in risalto la goffaggine e i limiti fisici. Degas desacralizza perciò il corpo femminile, ma descrive anche il vero mondo del balletto d’opera.
Il mondo dell’arte si è mobilitato da parecchio tempo per celebrare il centenario della morte di Edgar Degas: a Roma, il Palazzo delle Esposizioni (Spazio Fontana) ospita fino al 27 aagosto 2017 “Ai tempi di Degas“, sul nuovo albo illustrato di Samantha Friedman e Cristina Pieropan. Il volume è stato realizzato in occasione della mostra newyorkese “Edgar Degas: a strange new beauty” e pubblicato quest’anno da MoMA – FATATRAC. Arricchisce la mostra un ricco calendario di laboratori che conducono scuole e famiglie nelle strade e negli interni della Parigi del tempo.
Molto attesa, in autunno, la mostra Degas: A Passion for Perfection annunciata dal Fitzwilliam Museum di Cambrige, UK dove si potranno ammirare anche pezzi raramente visti (non solo quadri, ma disegni, schizzi, incisioni, pastelli, sculture in cera e in bronzo). A corredo dell’esposizione vi sarà un libro curato da Jane Muro e pubblicato dalla Yale University Press.
Dal 24 giugno al 27 settembre 2017 presso il California Palace of the Legion of Honor, USA si terrà la mostra Degas, Impressionism and the Paris Millenery Trade, a proposito del periodo d’oro del commercio della modisteria che si rifletté nel lavoro degli impressionisti e in particolar modo di Degas. Ai dipinti chiave, prodotti tra il 1875 e il 1914, si affiancheranno più di quaranta cappelli d’epoca che hanno fatto la storia della moda parigina.
A Parigi, dal 21 novembre 2017 al 5 marzo 2018, Edgar Degas al Musée d’Orsay. La capitale francese conserva molti capolavori dell’artista, non solo nel museo per eccellenza dell’Impressionismo. Saranno allestite, ad esempio, due interessanti mostre: una è al Louvre presso la Petite Galerie, fino al 3 luglio 2017. Si chiama Il corpo in movimento ed è co-curata dal coreografo Benjamin Millepied e da Jean-Luc Martinez, presidente e direttore del Musée du Louvre. Riguarda più artisti che si sono dedicati al tema ed è realizzata grazie a importanti prestiti del Musée Rodin, del Musée d’Orsay e del Centre Pompidou. L’altra, al Petit Palais, si intitola L’arte del pastello, da Degas a Redon, ed è in programma da ottobre 2017 all’aprile 2018.

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