Vittoria Maggio: “Il mio esilio: ringraziamenti”

di Vittoria Maggio
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“Chi ama non dimentica, attende e torna! Chi è ostinato tornerà al tango senza la paura, armato dell’unica arma permessa al mondo: l’abbraccio!”

I ringraziamenti per ogni artista sono preziosi per sé e per gli altri. Sono un momento di sincera celebrazione dell’operato, un palpito di cuore e desiderio di ricompensa, il vero attimo finale verso cui tende lo spettacolo o comunque il finale di un libro e i titoli di coda di un film. L’applauso di tutti per tutti.

Ogni Direttore Artistico lascia libero sfogo a una lacrima che ha trattenuto lungo il viaggio creativo perché prima di tutto c’era la realizzazione della propria creatura artistica.

EXILIO, questo è il nome che prenderà il nostro spettacolo tratto dal ciclo di interviste che abbiamo concluso, se riuscirà ad andare in scena, è partito seguendo l’onda del meraviglioso film L’esilio di Gardel per il quale desidero ringraziare Mara Presti che ne aveva postato la ricorrenza alla morte del suo celeberrimo regista. Dove EXILIO sarebbe andato e come si sarebbe messo in movimento era ignoto anche a me, sospinta unicamente da quello che sentivo dentro e dalla domanda che mi ponevo: come stanno vivendo i tangueri questo esilio forzato? Come vive chi aveva posto nel tango buona parte della sua vita, delle sue serate, delle sue amicizie, della sua passione, dei suoi viaggi, dei suoi amori e disamori?

Il Tango è stato “cortado”, tagliato, annullato, cristallizzato, paralizzato, reso scalzo in pochi attimi. Rimane solamente la musica a farsi abbracciare, il resto respira di fine come tutto il mondo intorno in un eterno giro antiorario.

Le ricche riflessioni elaborate insieme agli artisti che hanno accolto la mia richiesta mostrando nuda la loro anima, senza indugio, con amore, con calore e partecipazione, sono state come dei viaggi improvvisati con una scarna scaletta sulla quale costruire insieme un dialogo, in un perfetto tango dove l’ascolto reciproco è stato il vero segreto.

Ringrazio quindi tutti i miei meravigliosi compagni di EXILIO che hanno contribuito a ricreare quel mondo e quel tempo perduto i cui sapori rimangono saldi nella memoria come nella più dolce delle madeleine.

In ordine di apparizione: Giovanni Dolci, Gladys Fernandez, Gianluca Berti, Yoko Kinomoto, Tango Sonos, Barbara Sirotti, Erasmo Geùsa, Jorge Vacca (Dj Punto Y Branca), Stefano Fava, Anna e Giosi, Vittoria Franchina e Edwin Olarte, Romina Godoy, Lucilla Croce, Osvaldo Barrios, Luna Palacios, Laura Cosseddu. Ringrazio inoltre Antonio Tomasino che, pur non rientrando come intervista, ha condiviso più di uno scatto fotografico nel nostro EXILIO così come le nostre serate in milonga.

Abbiamo aperto finestre sul nostro sentire, sul nostro conscio e inconscio, danzato insieme in una coreografia che si è fatta da sola e che sarà per me un sogno vederla realizzarsi sul palcoscenico.

EXILIO cerca casa, come tutti gli esiliati di questo mondo. La sua sceneggiatura è pronta! EXILIO cerca un mecenate e un teatro che credendo in lui possa riaprire il sipario calato da troppo tempo su arte e cultura, motori dell’anima dell’uomo, faro e luce in questa globale valle malata in cui ancora stentiamo a rivedere le stelle.

Ho chiesto a me stessa che cosa fosse per me questo periodo di lontananza da l tango e come lo avessi sublimato. Il tango come molti di noi ce l’ho dentro, ce l’ho nel cuore, nell’animo e nel corpo, da ballerina quale sono che ha iniziato a danzare sulla spiaggia a piedi nudi ancora piccina, non potrei non danzare tra le mie mura, non potrei non ascoltare un amato brano e come tanti altri, con le mani appoggiate al tavolo della cucina, ballo, mi alleno, cerco di sentirmi e mi lascio fluire. L’abbraccio lo immagino, al centro delle mie mura quando provo a ballare con una scopa, come facevano le donne di allora quando ballare tango era proibito perché sconcio; oppure ballo con un cuscino che mi aiuta a non scordare di dissociarmi e di rimanere sempre nel cerchio delle braccia mie e del mio immaginario compagno.

Non ho sostituito il tango con nulla che già non ci fosse anche prima, ho continuato a scriverlo e soprattutto ad ascoltarlo. Mi mancano le serate in milonga, quel paio di volte alla settimana quando l’occasione è la più magica, quando hai voglia di farti bella ed entrare in scena, perché ognuno di noi entra in scena quando va in milonga, ognuno di noi ha il suo ruolo nel suo più vero e profondo io da portare in un NOI che è fatto dell’abbraccio di braccia sempre diverse, perché questo è il tango, ballare con la diversità qualunque essa sia e accoglierla, accomodarsi in essa insieme con l’ascolto e l’apertura del cuore.

Il tango è come l’amore che non dimentichi, quello che nonostante tutto il bello e il brutto, ti rimane nel cuore e anche se lo perdi non lo dimentichi perché in fin dei conti sai dentro di te che un giorno lo incontrerai di nuovo.

Il tango rinnova ogni volta quel primo momento di amore, quel respiro, quel sospiro, quell’emozione, quel non ti conosco ancora ma desidero conoscerti. Tutto quello che nel tango succede prima dell’apertura laterale, tutta quella “roba” che accade prima di un bacio, prima di una prima volta. Forse è anche questa la sua magia, quel rinnovare continuamente quello che il tempo nell’amore sbiadisce, scolora appassisce; chissà se tutti coloro che si amano ballassero sempre quel primo momento, forse nessuno si lascerebbe mai se in quell’attimo eterno si cogliesse l’eternità del tutto.

Quel primo respiro meditativo, dove si annulla ciò che hai intorno, perché il tango è anche meditazione di quell’attimo presente dove nulla fluisce se non l’eterno presente. Fuori dal tango restano le ansie e le preoccupazioni che forse dovrebbero restare fuori anche dagli amori. Il segreto del tango dovrebbe essere riportato in ogni amore e in ogni dove della vita. Perché comunque sia quella tanda che balli la fai al tuo meglio perché vuoi farla al tuo meglio; cosi fai il tuo meglio anche in quell’azione quotidiana, nel tuo lavoro, con tuo figlio, con tuo marito, moglie, genitore, o chiunque sia lì con te. Quell’attimo di eterno che tutti noi dovremmo imparare a valorizzare e a stare dentro.

Tornerà il tango? Certo, come l’amore, il tango tornerà! Chi ama non dimentica, attende e torna!

Il mio tango preferito? A Evaristo Carriego che mi sveglia ogni mattina, ma poiché il nostro amato DJ PuntoYBranca l’ha scelto per la sua intervista, ne ricorderò un altro che poco si ascolta in milonga e che è altrettanto Pugliese, ma di Carla pianista, compositrice, autrice di testi e non di Osvaldo, suo nonno; è altrettanto Ostinato nel suo incedere senza indugio, nel suo ritmare l’attesa del tema che entra melodico con decisione per poi aprirsi in un violino melanconico che non rattrista, ostinatamente incoraggia! Eccolo nella versione del Quinteto di Carla Pugliese, Buenos Aires 2004, in un suggestivo video e montaggio di Kathi Vekri:

https://www.youtube.com/watch?v=zbUyvEcZHfY

Chi è ostinato tornerà al tango senza la paura, armato dell’unica arma permessa al mondo: l’abbraccio!

Siate felici in ogni attimo di eterno.

A presto.

Bibliografia:

https://www.todotango.com/english/artists/biography/1505/Carla-Pugliese/

https://www.dancehallnews.it/finche-ce-vita-ce-tango-lesilio-di-jorge-vacca-dj-punto-y-branca/

https://www.dancehallnews.it/tango-a-evaristo-carriego-sospeso-tra-equilibrio-e-follia

Foto: Yoko Kinomoto

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