“Un incrocio di ricordi e un lampione…”: Vittoria Maggio racconta “Farol” di Homero Expósito

di Vittoria Maggio
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Finché c’è tango c’è vita cerca sempre di proporre argomenti, racconti, aneddoti di vita vissuta: parte da temi e nozioni legati al mondo del tango più o meno noti, per poi darne una lettura allargata, differente, contestualizzata alla vita dei giorni nostri, unendo spesso concetti solo apparentemente lontani e tessendo una tela tra diversi aspetti di una stessa cosa.

Il valore del tango portato avanti da questa rubrica vuole essere proprio questo: prendere qualcosa di antico, che di fatto ha più di cento anni, e immergerlo, farlo vivere nel mondo di oggi scoprendo quanto la sua filosofia sia ancora al passo coi tempi e più che mai attuale.

Stavo camminando nel porto di una delle nostre belle città italiane, guardavo le vele delle barche in entrata e in uscita e a un certo punto ho alzato gli occhi verso la lontana lanterna, il lontano faro che “illumina la strada ai naviganti”: lanterna, faro…”farol”!

Il mio pensiero si è “illuminato” e ha associato quello che i miei occhi stavano vedendo a quello che è nei nostri cuori e nella nostra memoria di ballerini di tango: Farol, il lampione, la lanterna, così spesso citato nei tanghi che amiamo ballare.

I più grandi poeti del tango lo hanno evocato  nei loro testi: Alfredo Le Pera, Pascual Contursi, Francisco García Jiménez, Homero Manzi, Celedonio Flores, Homero Expósito: e proprio quest’ultimo è l’autore del famoso brano Farol, datato 1943, musicato dal fratello Virgilio e orchestrato e suonato per la prima volta da Osvaldo Pugliese, interpretato da Roberto Chanal.

Eccolo:
https://m.youtube.com/watch?v=8hMq9-bJNuA

Il Farol è un simbolo nel tango, ha una valenza quasi mitologica, racconta storie di vita, è un angolo di ricordi: nelle parole del giornalista argentino Manuel Adet “rappresenta il quartiere, la sposa, l’angolo della via conosciuta e amata, l’appuntamento con la morte, il guappo acquattato nell’ombra che fuma nell’attesa, la vicina caffetteria…rappresenta la vita di cui è uno dei simboli, è solitudine, nostalgia, tristezza, speranza. La lanterna illumina a malapena, è un cono di luce sul marciapiede; al di là c’è oscurità, buio…la filosofia della luce che indica, accoglie e crea speranza”.

La speranza che è così simile a quella rappresenta dal faro per i naviganti: dove c’è un faro c’è una rotta da seguire, dove c’è una luce c’è un uscita dalle tenebre, fisiche o mentali, c’è un ritorno oppure un arrivo, c’è una casa, c’è presenza, c’è qualcuno che attende.

 Chissà quanto le luci dei fari dei porti di Rosario, Montevideo e Buenos Aires, sono stati un faro per tutti quegli  immigrati che cercavano….che cercano…la luce di una nuova vita!

“Un arrabal con casas
que reflejan su dolor de lata…
Un arrabal humano
con leyendas que se cantan como tangos…
Y allá un reloj que lejos da
las dos de la mañana…
Un arrabal obrero,
una esquina de recuerdos y un farol…

Farol,
las cosas que ahora se ven…
Farol ya no es lo mismo que ayer…
La sombra,
hoy se escapa a tu mirada,
y me deja más tristona
la mitad de mi cortada.

Tu luz,
con el tango en el bolsillo
fue perdiendo luz y brillo
y es una cruz…
Allí conversa el cielo
con los sueños de un millón de obreros..
Allí murmura el viento
los poemas populares de Carriego,
y cuando allá a lo lejos dan
las dos de la mañana,
el arrabal parece
que se duerme repitiéndole al farol…” 

Testo in italiano

“Una periferia di case
che riflettono il dolore e la fatica
una periferia umana
con leggende che si cantano nei tanghi…
un orologio che da lontano segna
le due del mattino…
un sobborgo operaio,
un incrocio di ricordi e un lampione…

Lampione…
Le cose che ora si vedono
Lampione…
Non sono le stesse di ieri…
L’ombra
sfugge al tuo sguardo
e mi lascia triste
come diviso in due;

La tua luce
s’è persa
ed è una croce…
Il cielo racconta
dei sogni di un milione di operai
il vento mormora
I poemi popolari di Carriego,
e quando  sono
le due del mattino,
la periferia sembra
dormire ripetendole al lampione…”

E come sempre buon Tango a tutti, a chi lo balla, a chi inizierà a ballarlo, a chi lo ascolterà oppure lo guarderà, a chi lo ama e a chi lo rifiuterà e male ne parlerà … A chi vive insomma perché Finché c’è tango c’è vita!

Un abbraccio!

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