Buon compleanno SetteOtto. Lia Courrier ci racconta la nascita di un’avventura. E le sue emozioni

di Lia Courrier
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Questa settimana SetteOtto compie il suo primo anno di vita ed io mi sento emozionata come per una premiére mentre scrivo questo numero. Ricordo ancora quella mattina in cui, davanti ad un caffè caldo in un bar di Milano, prima della mia classe giornaliera di balletto, io e il direttore Francesco Borelli abbiamo cominciato a pensare a quale tipo di contributo avrei mai potuto dare a DHN.

Con Francesco ci siamo sempre incrociati occasionalmente nelle lezioni, audizioni e produzioni, senza mai approfondire davvero la nostra reciproca conoscenza, ma quel giorno qualcosa di speciale è avvenuto, uno di quegli incontri felici che si presentano esattamente nel momento giusto, quando si è giunti in un luogo comune, dopo aver percorso strade diverse, per procedere oltre insieme. Fin dai primissimi istanti, comunque, non ho avuto alcun dubbio sull'argomento di cui avrei voluto parlare: l'insegnamento della danza. Credo fermamente che la formazione sia l'aspetto più importante per lo sviluppo di una società, e quella che non investe competenze e risorse in questo ambito, è una società che non ha a cuore il suo futuro. Un concetto, questo, che non riguarda solo il nostro specifico caso della formazione coreutica, in ogni suo ambito, ma che possiamo estendere ad ogni tipologia di relazione tra un conduttore ed un gruppo di persone che interagiscono per rivolgersi ad una possibile evoluzione insieme, attraverso la reciproca fiducia e lo scambio di idee, competenze, domande. Le risposte non sempre sono importanti, anzi, a volte anziché cercarle è molto meglio attendere che si presentino spontaneamente.

Un aspetto che ho amato molto di questo primo anno con SetteOtto, è il modo in cui la mia indagine si è rivolta quasi esclusivamente verso l' esperienza personale,  in modo introspettivo, e questo è stato illuminante per comprendere più a fondo i punti di forza e le lacune nel mio metodo d'insegnamento. Scegliere un argomento ogni settimana, scandagliarlo per considerarne ogni aspetto, cercare di rendere comprensibili dei concetti legati ad una esperienza soggettiva, come lo sono quelli relativi al movimento, ha portato il mio lavoro ad un altro livello in termini di chiarezza e consapevolezza. Per questo spero proprio che nessuno di voi lettori abbia mai percepito, dai numeri pubblicati finora, una qualsiasi volontà di enunciare alcunché, quanto più un profondo desiderio di condividere la strada da me finora percorsa, aprendomi vulnerabile agli occhi e alla mente di tutti i lettori. Per questo enorme arricchimento ricevuto dalla mia giovane vita da scrittrice, non posso che ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla sopravvivenza della rubrica attraverso una sempre più attenta lettura. L'accoglienza ricevuta per ogni pubblicazione è stata ogni volta toccante e inattesa, così come le molte lettere ricevute, i commenti, da parte di amici ma anche da persone che non conosco fisicamente, che hanno voluto inviarmi le proprie impressioni e le proprie esperienze, e questo mi fa comprendere quanto parlare dell'insegnamento della danza fosse necessario ed importante. Se un merito posso avere avuto nella mia avventura con DHN, quindi, è proprio quello di aver percepito e dato ascolto a questo bisogno, soprattutto in un momento in cui la formazione coreutica vive grandi difficoltà a causa della mancanza di una volontà chiara, da parte della politica, della società e degli stessi addetti ai lavori, ahimè, di salvaguardare la qualità e l'identità della danza stessa, nella sua accezione salvifica e gioiosa, come più volte ho scritto.

Credo nel valore della condivisione come in qualcosa di fondamentale, nella vita come nel lavoro.

Quando agli esseri umani viene concessa l'opportunità di condividere e cooperare per raggiungere un traguardo, riescono a dare il meglio di sé, a differenza delle situazioni in cui vengono messi uno contro l'altro, nelle quali lo stress e il desiderio di prevalere sull'altro, di essere i migliori, possono distogliere le energie dall'obiettivo comune, ben più importante. Per questo sono piena di gratitudine nei confronti dei lettori per avermi dato la possibilità di evolvere, come persona e come insegnante, attraverso la condivisione dei miei dubbi e delle mie idee. Siete delle presenze molto più reali di quanto possiate immaginare e spero che nei prossimi mesi mi scriviate sempre più numerosi, perché sento che possiamo cominciare qualcosa di grande insieme.

SetteOtto mi ha fatto anche un altro dono, ossia scoprire la mia passione per la scrittura, una pratica che perfettamente sposa e seduce la mia naturale tendenza alla solitudine. Gli spazi che mi riservo per scrivere gli articoli sono ormai un rito a cui non potrei mai rinunciare, una specie di esercizio di concentrazione e di analisi, e non vedo l'ora che arrivi quel momento per sospendermi nel silenzio e immergermi nella solitudine per qualche ora di puro piacere.

Un ultimo ringraziamento, come sempre, va a Lei, Madama Danza, che ancora dopo tutti questi anni mi tiene con sé nel bene e nel male, nello struggimento e nel desiderio di allontanarla, senza mai riuscirci davvero, nella gioia e nella tristezza per non averla posseduta come avrei voluto. È  sempre lei che ci ha riuniti su queste pagine, offrendoci sempre nuovi scorci e nuovi punti di vista da cui ammirarla.

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