Tango: l’esilio di Luna Palacios

di Vittoria Maggio
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“Ci siamo abituati? Non mi abituerò mai a non avere scelta! Sceglieremo di tornare al tango!”

Maestra, ballerina argentina, artista internazionale, ma soprattutto tanguera nell’anima. Luna è sorella di Veronica che una sera la portò in milonga e così le regalò la possibilità di innamorarsi di quella magica atmosfera a La Viruta a Buenos Aires…la possibilità di conoscere, di chiacchierare e poi lentamente affascinarsi al ballo imparato in milonga e poi con i grandi artisti. Camminare la cosa più importante, l’abbraccio la sua magia.

Ho conosciuto Luna Palacios a Barcellona al Festival Tango Glam da lei organizzato, una meravigliosa atmosfera che univa la solarità degli ispanici a quella del nostro sud, della Sicilia, perché Luna ha da anni la sua seconda vita, la sua seconda anima a Catania dove ha creato la sua scuola e la sua milonga. Al Festival Tango Glam tutti avevano un abbraccio caldo, avvolgevano…abbracciavano! L’abbraccio nelle parole di Luna è la “forma di comunicazione del nostro mondo interiore”

Se la dolcezza e il calore connotano molto bene questa donna piccina dai grandi occhi scuri, la determinazione e una certa severità ne completano l’animo, un animo dolente per il periodo che stiamo vivendo, soprattutto per la non possibilità di scelta e per il quesito che in molti ci stiamo ponendo “Ci stiamo abituando?”

“Il cambio di vita è stato profondo, nella vita, nelle abitudini, nei punti di riferimento, nei sentimenti, nelle relazioni, un esilio dell’anima, un esilio dalla possibilità di scegliere. Forse l’esilio ha dentro di sé il non poter scegliere, forse non si sceglierebbe l’esilio se si avesse una differente soluzione. Esilio, scelta o non scelta.

Ma io non mi abituerò mai al non poter scegliere: è quasi organico per l’uomo cercare di adattarsi, trovare un lato positivo, siamo nati e viviamo in quella direzione, percorriamo questa strada, ma chiedersi chi siamo ora è una scelta doverosa.

Molte cose sono negoziabili in questo periodo, ma altre non lo sono, la socialità non lo è. La vita sociale nella milonga manca moltissimo alle persone per cui il tango era un “pezzo di vita importante” e che avevano creato una routine di emozioni e di scambio di emozioni. È un danno enorme. Lo spazio di condivisione che permette il tango copre i tre piani vitali della persona: fisica, relazionale, emotivo. Non tutti hanno le risorse per affrontarne la mancanza, del tango, della danza e dell’arte in generale.

Credo al contrario che chi invece non condivideva profondamente la socialità, forse in questa situazione obbligata ha risolto un piccolo dilemma, e ha sostituito il tango con altro che nulla ha a che fare.

Il tango non è un riempimento di tempo e chi lo vive in maniera integrata, ha colto l’occasione per approfondirne la cultura, la lingua, i testi che pochi conoscono, ha ascoltato la musica in modalità più intima e quando tornerà, sarà più forte nel suo amore verso questo ballo.

Quando torneremo a ballare troveremo certamente un ambiente purificato, quasi di sopravvissuti a un qualche cosa di molto violento, come la privazione della scelta, e il tango sarà una scelta, si sceglierà di tornare a ballarlo.

Per noi Maestri non è diverso, anche a noi manca la socialità e anche per noi è un’occasione di confronto con noi stessi, anche per noi le risorse interne sono fondamentali, sono la nostra scelta interiore di risposta alla non scelta esteriore.

Io mi sono buttata nel dipingere, ho sconvolto tutta la casa per crearmi una sorta di studio, ho iniziato a dipingere quadri astratti, il colore e un certo candore credo che li connotino, c’è anche un po’ di anima del tango a volerla vedere, a volte lascio fra di essi un paio di mie scarpette appese in attesa del ballo. Sono quadri uno diverso dall’altra, è come un momento di meditazione per me e non così lontano dal tango che è una forma di meditazione che ti permette di stare nel qui e ora, di vivere il momento presente. È un mio modo di esprimere quello che prima dipingevo coi piedi: quando stai ballando, mi diceva un caro Maestro stai dipingendo, ti devi girare e guardare il disegno che hai fatto.

Noi stiamo ridisegnando la nostra vita, i nostri passi, noi stessi in questo momento, e questo sì che possiamo sceglierlo!”

Luna come molti artisti ama profondamente il tango nella sua essenza e sceglierne uno da preferire diventa insolito. Costringo sempre un po’ i miei artisti a scavare nella loro anima fino a far uscire quel brano che comunque risuona diversamente.

Mensaje è un brano che raramente si sente in milonga, testo intenso, un’amicizia fra il suo autore e il suo compositore col ricordo della vita e il pensiero alla sua fine.

Un tango forte, tenero e misterioso, forse proprio un po’ come Luna, o come lei risuona in me.

Composto nel 1952 da Enrique Santos Discépolo e testo di Cátulo Castillo, lo ascoltiamo nella voce di Roberto Goyeneche e lo vediamo ballato da Luna Palacios e Javier Rodriguez e guardandoli non possiamo che pensare “Que es lindo creerle al amor”.

https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=LkF7aVDhsvg

Un caro abbraccio e siate felici, non è facile ma possiamo provarci.

Crediti fotografici: Massimo Vecchi

Luna Palacios y Javier Rodriguez, Catania 2015

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