Susanna Beltrami e Rolling Idols: luci ed ombre dell’animo umano

di Alessia Borelli
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Rolling Idols, spettacolo di Susanna Beltrami, in scena al Teatro Franco Parenti di Milano, il 16 e 17 ottobre, si colloca all’interno del Festival Exister_15: è un omaggio alla celebre band di Mick Jagger, sospesa fra l’antico amore per il blues e le idolatrie pop-rock.

All’inizio era solo un bambino che, sulle rive del Missisipi, dava ritmo alle sue canzoni battendo uno stecco nel fango; poi assoli di armonica fecero riecheggiare le note di un blues lontano; poi, e fu la genesi, la ricerca di nuove sonorità, attraverso un percorso di ricerca e alterazione di se stessi.

Susanna Beltrami ci offre così uno spettacolo visionario e psichedelico, abitato da personaggi androgini, sensuali, a tratti multiformi: si può quasi parlare di una cantata per corpi elettrici, interpretata da danzatori e musicisti della Compagnia, e rimanipolata attraverso la tensione drammatica che scaturisce da una scrittura caleidoscopica e stratificata. Il tutto rafforzato dall’immagine filmica curata da Sergio Recanati e Federica Sosta, e da un dj set musicale, ad opera di Francesco Sacco, che mixa il blues degli epigoni, con il canto profondo e velato di Marianne Faithfull e con la voce sussurrata e poi gridata di Mick Jagger.

Un’opera importante quindi questa di Susanna Beltrami; un’opera che racconta sì la storia di una band che è una pietra miliare della musica, ma che desidera trasmetterci qualcosa di più, un messaggio più profondo, più sentito, più grande ed importante. Un’opera attraverso la quale si rivendica il diritto dell’essere umano a sognare e a riscattarsi socialmente, al fine di continuare a esistere come individuo; un’opera che, prendendo le mosse da quel fango primigenio, ci parla di un mondo latente, in cui si intravedono i bagliori dei colori che evocano sogni e speranze per il futuro.

La Beltrami racconta che il filo conduttore dello spettacolo è l’amore: l’amore che viene tradito dalla vendita della propria anima e dal successo. Dunque ancora una volta un sentimento universalmente riconosciuto come indispensabile, che viene saccheggiato e sbeffeggiato tradendo, prima del resto, se stessi.

Uno spettacolo lontano dalle atmosfere eteree ed armoniose della danza, dove – attraverso la storia di una band – viene scandagliato l’animo umano, con la sua poesia, con i suoi limiti, con la sua grandezza e pochezza al tempo stesso, con quell’eterna lotta fra l’essere e l’avere, che fanno dell’uomo il più grande mistero del Creato.

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