Sabato in danza su Rai 5 alle 8 del mattino o “della passione per la danza messa alla prova dalla sveglia”

di Nives Canetti
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Riportare (senza ovviamente firmare) i comunicati stampa relativi alla danza per dare le notizie al grande pubblico è un servizio di informazione che noi di DHN riteniamo fondamentale per promuovere eventi teatrali o televisivi di danza in Italia e all’estero.  Quindi volevamo pubblicare anche un comunicato stampa di Rai Cultura per annunciare con gioia  un nuovo ciclo dedicato al balletto, “Sabato in Danza” su Rai 5, ma non potevamo farlo senza sottolineare un particolare che dice tutto su come la danza e il balletto vengano trattati a livello nazionale e,  in questo caso specifico, sulla principale rete a profilo culturale italiana.

Sabato 1° novembre  va in onda “Il lago dei cigni”, nella versione di Benjamin Pech dal Teatro dell’Opera di Roma, l’8 novembre è la volta del “Sogno di una notte di mezza estate”, balletto del coreografo John Neumeier.  Sabato 15 novembre è la volta “Carmen” ancora da Roma, balletto in due atti con la coreografia di Jiří Bubeníček.  Il ciclo si chiude con due produzioni scaligere: sabato 22 novembre “Coppélia” con la coreografia di Alexei Ratmansky e sabato 29 novembre  “L’histoire de Manon” di Kenneth MacMillan.

Tutto bellissimo: peccato che la programmazione sia prevista per le 8 del mattino. Al sabato. Fascia oraria notoriamente di massimo picco di ascolto per il grande pubblico e per gli intenditori, tutti molto volonterosi e con la sveglia pronta. Pensavamo ad un errore, ma no, non lo è. Mettiamo quindi la suoneria al massimo e alziamoci per tutti i sabati di novembre alle 7.30 e, davanti ad un bel cappuccino o mentre usciamo dalla doccia, godiamoci questi capolavori, forse un po’ sbadigliando (e non certo perché siano repliche o perché in nessun balletto compaia l’étoile dei due mondi).

È la dimostrazione di quanto la cultura della Danza sia valorizzata in Italia, usata come riempimento di buchi di programmazione, con scarso rispetto per gli artisti e per il pubblico, che comunque a dispetto di tutto riempie ancora i teatri. Forse dovremmo accontentarci ma non ci riusciamo. Signora Vittoria Ottolenghi li perdoni, perché non sanno quello che fanno.

Comunque buona visione a tutti, perché ne vale certamente la pena, anzi l’alzataccia.

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