Per #Storiedidanza Giada Feraudo ci racconta Don Chisciotte

di Giada Feraudo
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Anna Tsygankova e Matthew Golding. Ph. @Angela Sterling

Prima rappresentazione assoluta: Teatro Bol’šoj, Mosca, Parigi, 26 ottobre 1869
Balletto in quattro atti e otto scene
Coreografia e libretto di Marius Petipa, ispirata al romanzo cavalleresco Don Quijote de la Mancha di Miguel de Cervantes
Musica di Ludwig Minkus

Numerose sono le versioni documentate del balletto Don Chisciotte di cui ci è pervenuta notizia ed altrettanti sono i rimaneggiamenti, le interpolazioni e le aggiunte musicali, segno dell’indiscutibile interesse che il soggetto, grazie soprattutto al mito creato dal capolavoro di Cervantes, riscuote da sempre presso il pubblico.

La storia fu adattata al balletto per la prima volta nel 1740 da Franz Hilverding a Vienna. Un’altra versione venne montata all’Opéra de Paris nel 1743 con il titolo di Don Quichotte Chez la Duchesse e la musica di Joseph Boismortier; nel 1783 il maestro di balletto Paolo Franchi ne fece un adattamento per il Teatro Alla Scala di Milano, con la musica di Angelo Tarchi e nel 1843 Salvatore Taglioni, zio della danzatrice Maria Taglioni, ne allestì una produzione al Teatro Regio di Torino. Ma la versione più famosa fu creata dal coreografo Marius Petipa, il celebre Maître de Ballet dei Balletti Imperiali di San Pietroburgo, e dal compositore austriaco Ludwig Minkus. Petipa montò il balletto per il Teatro Bol’šoj a Mosca su commissione. La produzione debuttò il 26 ottobre 1869 con un enorme successo.

Come spesso accade per i balletti del repertorio accademico, il riferimento alla fonte letteraria costituisce solo un pretesto per narrare la vicenda amorosa di Kitri, figlia dell’oste Lorenzo e da questi promessa in sposa al nobile Gamache, e Basilio, un giovane barbiere di cui la ragazza è innamorata. L’hidalgo è qui una figura quasi marginale rispetto alla centralità dei due amanti. In seguito Petipa allestì il balletto con una produzione più fastosa per i Balletti Imperiali di San Pietroburgo, con debutto il 21 novembre 1871. Questa produzione contava cinque atti (undici episodi, un prologo e un epilogo) e sfruttava le stesse scenografie della prima produzione.

Alexander Gorsky riprese il Don Chisciotte per il Teatro Bol’šoj nel 1900 e in seguito nel 1903, rimpiazzando la produzione originale di Petipa del 1871. Nella sua versione in tre atti il coreografo aggiunse nuove danze e alcuni brani musicali: per la messinscena del 1900 il compositore Anton Simon scrisse musica per una variazione per la Regina delle Driadi (un personaggio creato da Gorsky), un balletto per le amiche della Regina delle Driadi e un balletto spagnolo per l’ultima scena. Quando, nel 1903, Gorsky rimise in scena Don Chisciotte a San Pietroburgo, il compositore Riccardo Drigo scrisse due nuove variazioni quella del pas de deux dell’ultimo atto, la famosa “Variazione di Kitri con il ventaglio”, e quella di Kitri nei panni di Dulcinea per la scena del sogno di Don Chisciotte, entrambi presenti nelle produzioni contemporanee del balletto.

In seguito Gorsky inserì anche il Grand pas des toreadors dal balletto Zoraiya, coreografato da Petipa nel 1881, anch’esso ancora incluso nelle produzioni odierne.

Don Chisciotte sopravvisse in Russia al periodo sovietico e diventò parte del repertorio permanente sia del Bol’šoj sia del Kirov.

La prima a portare il balletto in Occidente, pur se proposto in una versione ridotta, fu Anna Pavlova nel 1924. L’intera opera non fu allestita in Occidente per molti anni. Il famoso Grand Pas de Deux fu presentato agli inizi del 1940, messo in scena dai Balletti Russi di Monte Carlo. Il balletto intero fu montato per la prima volta al di fuori della Russia dal Ballet Rambert nel 1962.

Nel 1966 Rudolf Nureyev creò la sua versione per il balletto dell’Opera di Stato di Vienna, con la musica di Minkus adattata da John Lanchbery, filmata poi nel 1973 con l’Australian Ballet.

Michail Baryšnikov montò la propria versione nel 1980, ancora oggi una delle più conosciute e frequentate, per l’American Ballet Theatre, con Cynthia Harvey nel ruolo di Kitri.

Il coreografo George Balanchine creò una versione moderna del balletto nel 1965 per il New York City Ballet sulla musica di Nicolas Nabokov, con Balanchine stesso nella parte di Don Chisciotte e Suzanne Farrell in quello di Dulcinea. Questa produzione non ha nulla a che vedere con la versione di Minkus, fu rappresentata fino a metà degli anni settanta e poi tolta dal repertorio della compagnia. Nel 2005 fu ricostruita dalla Farrell e continua ad essere rappresentata oggi.

La trama
A seconda delle differenti versioni coreografiche la trama è soggetta a molteplici varianti. Don Chisciotte è uno dei balletti che più sono stati rimaneggiati, nel corso del tempo, a livello coreografico e musicale. Quella di seguito riportata è maggiormente aderente alla versione di Petipa.

Prologo

Lo studio di Don Chisciotte
Don Chisciotte, un eccentrico gentiluomo affascinato dalle letture delle avventure cavalleresche medievali, ne è ossessionato al punto di voler far rinascere i nobili sentimenti di quell’epoca: intende diventare egli stesso un cavaliere errante per combattere altruistiche battaglie in nome della nobile dama Dulcinea, frutto delle sue fantasie. All’improvviso l’irruzione del servo Sancho Panza lo distoglie dalle sue elucubrazioni: Don Chisciotte lo nomina suo scudiero e lo convince a partire insieme a lui per audaci avventure cavalleresche.

Atto I

La piazza del mercato di Barcellona
La bella Kitri, figlia dell’oste Lorenzo, cerca il suo innamorato, il barbiere Basilio, tra la folla vivace che anima la piazza. Quando lo incontra, tra i due inizia una schermaglia amorosa fatta di piccole gelosie, ripicche e affettuosità. Basilio la fa ingelosire riservando attenzioni alle sue attraenti amiche, ma i due finiscono per dichiararsi a vicenda il reciproco amore. Le loro danze si interrompono all’apparire dell’oste Lorenzo, padre di Kitri: egli non vede affatto di buon occhio la simpatia della figlia per lo squattrinato Basilio; vorrebbe, invece, che ella sposasse il ricco, ma pomposo e ridicolo nobiluomo Gamache, che proprio in quel momento si fa avanti per chiedere la mano della ragazza, che però rifiuta in modo impertinente.
Nel frattempo arriva una Danzatrice di Strada, in alcune versioni identificata con Mercedes, che attende ansiosa l’arrivo di Espada, un celebre e affascinante toreador, che finalmente la raggiunge con altri toreri, dando inizio ad una danza che, con capas e mantelli, simula i gesti della corrida. Sopraggiunge Don Chisciotte, a cavallo del suo fido Ronzinante, annunciato dal suono di corno dello scudiero Sancho. Subito Lorenzo invita il cavaliere nella sua locanda per un rinfresco ed egli accetta, lusingato, scambiando fantasiosamente taverniere e taverna per un nobile signore e per il suo castello. La gente in piazza continua a danzare allegramente facendosi beffe di Sancho: Don Chisciotte, venuto in soccorso dello scudiero, nota Kitri e crede di riconoscere in lei la dama Dulcinea, che gli appariva nelle sue visioni: con galanteria la invita a danzare un minuetto. Riprendono le danze più vivaci e l’allegria della gente in piazza crea sufficiente confusione perché Kitri e Basilio riescano a fuggire da Gamache e Lorenzo.

Atto II

L’interno di una taverna
I fuggiaschi si rifugiano in una taverna dove ritrovano gli amici (talvolta inclusi Espada e Mercedes, che si esibisce in una danza di carattere). Mentre il gruppo scherza e brinda, sopraggiungono Gamache e Lorenzo, che hanno inseguito i due, e anche Don Chisciotte. Lorenzo vuole a tutti i costi che sua figlia sposi Gamache: Basilio, disperato, tenta di risolvere il dramma simulando il suicidio e fingendo di ferirsi a morte. Mentre Kitri soccorre l’amato chiede l’intervento di Don Chisciotte, che impone a Lorenzo di benedire l’unione in extremis dei due ragazzi, prima che Basilio spiri. A quel punto Lorenzo cede e Basilio, ricevuto il consenso al matrimonio con la ragazza, svela l’inganno, rialzandosi baldanzosamente per unirsi a Kitri.

Vicino a un campo di gitani, tra i mulini a vento
Don Chisciotte e il suo scudiero, ripartiti in cerca di nuove avventure, raggiungono una distesa di mulini a vento, ove incontrano un gruppo di zingari. Don Chisciotte rende omaggio al Capo degli zingari e costui organizza una serie di danze in onore del cavaliere. Turbato dallo scatenarsi di un temporale, Don Chisciotte crede di vedere nei mulini a vento dei pericolosi giganti e li carica con la sua lancia rimanendo impigliato in una pala e ferendosi nell’attacco.

Atto II

Una foresta
Dopo il ferimento Don Chisciotte e Sancho Panza cercano rifugio in una foresta. Qui, esausti, i due si addormentano. Il cavaliere sogna d’essere in un luogo incantato, abitato da fate, gnomi e mostri spaventevoli, fra cui un enorme ragno che tesse la sua tela. Il cavaliere lo attacca e, avuta la meglio sul gigantesco insetto, vede la tela da lui tessuta sparire magicamente, rivelando un magnifico giardino fatato. Questa prima parte del sogno è a volte trattata e sviluppata in modo diverso.

Il giardino di Dulcinea
Il sogno prosegue rivelando a Don Chisciotte un giardino incantato abitato da fantastiche creature femminili, le Driadi, che intrattengono Don Chisciotte con danze soavi. Tra esse, finalmente, gli appare la sua Dulcinea, che continua ad avere le sembianze di Kitri. Ma il sogno ben presto svanisce. In alcune versioni (Nureyev e Barishnikov) l’atto termina col risveglio del cavaliere e, in tal caso, la scena che segue si svolge nella piazza di Barcellona; in quelle più aderenti all’originale l’episodio precedente si completa con l’incontro nella foresta tra Don Chisciotte e il Duca di Barcellona, accompagnato dal suo seguito, impegnato in una caccia. Il Duca invita il cavaliere a unirsi a loro per raggiungere il castello.

Atto IV

La sala delle feste nel castello del Duca
Si festeggia il matrimonio di Kitri e Basilio, simboleggiato dal celebre gran pas de deux degli sposi, arricchito da variazioni per le amiche della ragazza. I due giovani hanno finalmente coronato il loro sogno e tutti gli astanti partecipano alla gioia del momento con danze e allegria, mentre Don Chisciotte, seguito dal suo fido scudiero, si allontana alla volta di qualche nuova, bizzarra avventura.

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