Opéra de Paris: cigni bianchi contro le riforme di Macron

di Giada Feraudo
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Sull’onda degli scioperi che hanno paralizzato, in Francia, molte attività nelle ultime settimane, e creato disagi in tutta Europa, il 24 dicembre, giorno della vigilia di Natale, un gruppo di ballerine in tutù bianco e di musicisti dell’Orchestra sinfonica di Parigi hanno sfidato il freddo per mettere in scena, davanti all’Opéra Garnier, il quarto atto del balletto Il lago dei cigni, sullo sfondo di striscioni che recitavano “L’Opera di Parigi è in sciopero”, “La Cultura è in pericolo”.
Si tratta di un’elegante protesta contro la riforma delle pensioni proposta dal Presidente della Repubblica Emmanuel Macron, che punta a eliminare più di 40 regimi pensionistici separati e a sostituirli con un sistema a punti singoli. Il progetto di riforma va a toccare anche il piano speciale di pensionamento di cui gode l’Opéra di Parigi fin dal 1698, anno in cui fu introdotto dallo stesso re Luigi XIV, forse più preparato dell’attuale Primo cittadino di Francia in merito alla questione: prevede, infatti, la possibilità di smettere di lavorare a 42 anni con il massimo della pensione, ovvero 20 anni prima della media dei lavoratori.

Lungi da noi, in questa sede, il voler sminuire le altre categorie lavorative, ma per i ballerini, a meno che non siano tutti Alicia Alonso, che ha danzato fino a veneranda età, e che finora è stata un caso unico al mondo, non è fisicamente possibile danzare fino a 64 anni: il corpo non sarebbe più in grado di reggere uno sforzo simile. Cosa che del resto vale per tutti gli atleti, che quasi sempre si ritirano dall’agonismo molto prima dei 30 anni e che, in Italia, percepiscono stipendio e pensione unicamente perché facenti parte di un corpo delle Forze Armate.
Posto che i ballerini appartenenti a un corpo di ballo, come ad esempio quello dell’Opéra di Parigi, normalmente ottengono il loro primo contratto molto prima degli altri lavoratori, in quanto nel momento in cui gli altri si laureano (23-24 anni) lavorano già da un pezzo e, anzi, a quell’età hanno verosimilmente cambiato già più di una compagnia, ottenuto diverse promozioni e magari anche la nomina a étoile. (Nel caso dell’Opéra, salvo alcune eccezioni, la maggior parte degli artisti del ballo ottengono tale titolo proprio entro i 25 anni). Senza contare il fatto che tantissimi, in ragione delle sollecitazioni estreme a cui il fisico è sottoposto, si portano dietro fin dalla giovinezza traumi e lesioni croniche di vario genere, che a un certo punto impongono uno stop definitivo.

La soluzione, come sempre, potrebbe stare nel mezzo: cosa ce ne facciamo dei ballerini in pensione a 42 anni, età che con l’attuale aspettativa di sopravvivenza non raggiunge quasi nemmeno il “mezzo del cammin di nostra vita”? Un suggerimento potrebbe essere, come in realtà in diversi casi già avviene, di istituzionalizzare un sistema che permetta loro di dedicarsi all’insegnamento, magari nell’ambito dei Conservatori, di cui la Francia può fare gran vanto, o di impiegarli, sempre all’interno dei teatri e delle programmazioni ballettistiche, nell’ambito della gestione artistica delle compagnie e degli spettacoli, una realtà che ben conoscono e a cui, probabilmente, porterebbero un indubbio beneficio dato dai tanti anni di esperienza di studio e palcoscenico.

E voi cosa ne pensate?

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