Lia Courrier e… La testa sulle spalle

di Lia Courrier
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L’evoluzione ha messo la nostra specie nella singolare condizione per cui la nostra struttura sostiene il peso più importante in cima, al di sopra di tutto, compreso in quella parte del corpo che chiamiamo capo, testa, cranio, zucca. La testa di un adulto, infatti, può pesare tra i 7 e gli 11 chilogrammi, ma non illudetevi: non sono tutti composti da materia cerebrale! Fatto sta che nessun architetto, geometra o ingegnere avrebbe mai potuto osare tanto, anche se, a giudicare da come gli esseri umani se ne vanno in giro, del tutto indifferenti a questo prodigio della statica, pare proprio che questo assetto per noi non comporti sforzo alcuno. Questo, almeno, fino a che è presente un corretto allineamento, poiché in caso contrario il peso della testa, fuori dall’asse, obbliga la struttura a creare delle compensazioni per ritrovare un possibile equilibrio, con conseguenze che si propagano nella totalità del corpo.

A me piace pensare al cranio come la vertebra numero zero, dato che si trova proprio in cima alla colonna e contiguo ad essa, poggiato gentilmente sulle vertebre cervicali, che sono piuttosto sottili e interne in questa regione, come si può evincere dal corposo gruppo di muscoli che servono per stabilizzare, muovere e controllare la posizione del cranio. Tutta questa complessa organizzazione avviene con la complicità del sistema vestibolare, posto nell’orecchio interno, un sofisticato dispositivo sensoriale che ci fornisce costantemente informazioni sull’orientamento e la posizione della testa.

La relazione tra la prima vertebra cervicale e la base del cranio è delicata e profonda, intima oserei dire. Questa vertebra porta il nome di Atlante: così come l’Atlante della mitologia greca sostiene il globo terrestre sulle sue spalle, il nostro Atlante sostiene il globo del cranio con mani piccole e forti. Nella nostra colonna non esistono due vertebre davvero identiche, ognuna ha una sua specifica forma, disegnata dalla funzione, dalle articolazioni presenti, e dal peso che deve sostenere in quella data regione, ma la prima vertebra cervicale è in particolar modo differente, unica rispetto a tutte le altre. Ha la forma di un anello, non possiede un corpo e presenta due alloggiamenti di forma ovale, le due manine, complementari ad altre due superfici, due piedini, che si trovano alla base dell’occipite, l’osso che forma la parte posteriore del cranio. È proprio in questo luogo, dove le mani di Atlante incontrano i piedi del cranio, che tutti i movimenti che la testa può fare sulla cima della colonna vertebrale prendono vita.

La questione è: dove si trova esattamente questo punto? Non è facile trovarlo poiché molto spesso si pensa alla colonna vertebrale come qualcosa che sta dietro al corpo, ma quello che tocchiamo con le mani lungo la schiena, le punte dei processi vertebrali, altro non sono che la sua periferia posteriore. A livello delle cervicali, soprattutto, la colonna si trova proprio al centro del corpo, in un punto interno e quasi irraggiungibile dalle mani. Possiamo però aiutarci con la visualizzazione, immaginando una linea che intercorre tra i due fori auricolari, ed un’altra che dal naso va verso la nuca: nel punto in cui queste due linee si intersecano c’è la grande X sulla mappa del tesoro.

Capita molto spesso, quando lavoro con un nuovo gruppo, di spendere diversi minuti, anche in più lezioni, per cercare questo luogo nascosto, trovarlo e capire come ascoltandolo si possa migliorare sensibilmente l’allineamento del cranio e, di conseguenza, di tutto il corpo. Ci vuole del tempo prima che questa consapevolezza diventi una consuetudine, perché molto spesso si cerca di andare verso l’alto da un punto sul naso o sulla fronte. Utilizzo vari strumenti per aiutarle i danzatori a trovare la giusta sensazione, tra cui un semplice e divertente esercizio: li invito a poggiare i pollici nelle orecchie, con le altre dita rivolte verso il soffitto, come a fare marameo, e poi chiedo loro di applicare una leggera trazione verso l’alto, in direzione delle dita, rilasciando il più possibile la muscolatura del collo e del viso, lasciando che il corpo segua questa indicazione morbidamente. Immediatamente, sotto l’azione di questa delicata forza impressa sul cranio, osservo la loro colonna vertebrale distendersi fino al coccige e la testa finalmente galleggiare leggera su questo sottile appoggio. L’allineamento corretto della testa mi fa pensare ad un giocattolo che avevo da piccola, forse i meno giovani tra di voi se lo ricordano: si tratta di una piccola pipa colorata, con un cestello attaccato sull’apertura nella quale, nelle normali pipe da fumo, si mette il tabacco. In questo cesto c’è una pallina di plastica e quando si soffia nella pipetta l’aria fa volare la pallina, che rimane magicamente sospesa, leggera in cima a quel getto, non fissata in una data posizione ma libera di muoversi e rotolare. Allo stesso modo sento la mia testa leggera e fluttuante, appoggiata gentilmente sopra il fido Atlante, con la sua sommità che guarda verso il cielo, mentre dall’altra parte il coccige tende la sua punta di freccia verso il centro della Terra, fluidamente e semplicemente. Così mi piace cominciare ogni lezione, ascoltando questa impalpabile, duplice tensione, che mi fa sentire come un filo d’erba spuntato dalla terra durante la notte, che sta guardando l’alba, con la colonna vertebrale come rosa dei venti.

 

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