Un Velivolo all’orizzonte. Gli esordi di Virgilio Ranzato

di Elena D'Angelo
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Carissimi amici, vi propongo in questo numero un approfondimento sui primi due lavori di Virgilio Ranzato, di cui purtroppo si hanno pochissime notizie. Grazie alla possibilità offertami dalla biblioteca del Conservatorio di Como, che possiede il prezioso archivio del Maestro, donato dalla signora Ida Bortuzzo Ranzato, ho potuto consultare i suoi manoscritti e, grazie alla gentilezza di L. M., possessore di alcuni importanti introvabili libretti, spartiti e registrazioni, sono riuscita a reperire materiale sufficiente per parlarvi di questo grande musicista.

Correva l’anno 1909 quando un ragazzone ventisettenne, già valente violinista e affermato compositore di musica classica, con un repertorio ben guarnito di moltissimi brani per violino e pianoforte, un poema sinfonico e un quartetto d’archi, vincitore l’anno precedente con un brillante ballabile dedicato alla moglie intitolato, appunto, Lucilla, di un prestigioso concorso bandito dalla Casa Editrice Musicale di Milano (C.E.M.I.), inviava a quest’ultima, il manoscritto di una ben proporzionata operetta intitolata Velivolo.

Composta nel 1911, ebbe decisamente un buon successo; si apre con la Gran Marcia degli Aviatori, per poi affrontare le storie di Gasnier, della duchessa Ada e della principessa, alla quale è affidata la bella romanza Addio del Passato, cui segue un Brindisi e la Canzonetta dell’Aeroplanista. L’operetta magnifica le bellezze che si possono godere durante un viaggio aereo e dice testualmente “non vi dico poi l’effetto ridicolo che fanno le corse di cavalli e il foot-ball!” I ballerini si esibiscono nella Danza del Velivolo, seguita dal Coretto dei Maligni “guardate un po’, guardate là, la principessa ed il contin”. Chiude l’atto la ripresa della Marcia del Velivolo, mentre Il Coro dei Contadini, che si ritrovano sulla testa il “rombante uccello meccanico”, apre il secondo atto; la già citata principessa in compagnia del contino si esibiscono poi nel brillante Duetto in Tre, con l’intervento dello chauffeur Andrea che, dall’interno, suonerà le “cornette dell’automobile”. In scena ecco poi il principe con una delicata Berceuse del Sogno e il duetto comico tra Ada e Ugo, “sul volto suo, non so perchè”. Si prosegue con una classica Bourrée, danzata dai contadini, cui segue il terzetto principessa, contino, chaffeur “chissà mai quale scandalo”. Conclude l’atto una baruffa tra contadini e aviatori, dove il buon Gasnier è bersaglio dei contadini, vittime del suo velivolo. Nel terzo atto, dopo la Marcetta dei Sei Curiosi e il Terzetto del Chechè, la terribile polizia porterà la pace. Chiude l’operetta “per voi lassù nel ciel, più puro sia l’amor”.

Ecco a grandi linee, la prima fatica operettistica di Virgilio Ranzato, non di immediato successo ma con tutte le premesse per raggiungerlo. È nel 1912 che si assiste a una più solida affermazione con Ivonne, operetta in tre atti di Giannino Antona-Traversi e Carlo Vizzotto, rappresentata con grande successo al Teatro Apollo di Roma, il 15 novembre 1912 dalla Compagnia Lauri-Rondi. Questo in breve l’argomento: in un castello giunge come deportato politico, insieme ad altri compagni di fede, il giovane violinista Luciano Puskine, del quale è perdutamente innamorata la matura e poco affascinante Tatiana, moglie del governatore generale, il principe Demidoff, che ha in custodia i reclusi. Benchè il castello sia ubicato nel Paese del Terrore, vi regna invece l’allegria e, durante una festa, Luciano riesce a scappare, per raggiungere la sua amante, la canzonettista Olga Defleurs e, soprattutto, pone fine alle insistenti attenzioni della vecchia governatrice. Per fuggire, deve eludere la vigilanza dei due capi di polizia tra loro rivali, Nik Carter e Caciusky. L‘operetta procede con i bizzarri tentativi dei poliziotti di riacciuffare Luciano, senza che l’uno conosca il gioco dell’altro. Luciano, dal canto suo, allo scopo di salvarsi dai suoi inseguitori, si traveste da chanteuse con il nome di Ivonne; ad ogni occasione, riesce a sfuggire ai due poliziotti, nonostante si sia messa sulle sue tracce anche l’instancabile Tatiana. Sul finire della storia, lo Zar concede la grazia al giovane violinista che può ricongiungersi alla bella Olga.

Ivonne è sicuramente il primo vero successo di Virgilio Ranzato. Verranno poi, La Leggenda delle Arancie(sic), Quel che Manca a Sua Altezza ed I Gigli del Redentore. Alla fine, suoneranno i campanelli e sarà un trionfo, ma questa è tutta un’altra storia.  

Elena D’Angelo

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