“Petites Pièces” di Fabio Crestale; spiragli di vita e ricerca profonda

di Giada Feraudo
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È andato in scena al Teatro Astra di Torino, l’1 e il 2 aprile scorsi, nell’ambito della rassegna Palcoscenico Danza, lo spettacolo Petites Pièces, della compagnia parigina I Funamboli.

Ha danzato le coreografie di Fabio Crestale un cast di artisti d’eccezione del calibro di Alessio Carbone primo ballerino dell’Opéra di Parigi, e Alberto Pretto, che fa parte dell’organico dei Ballets Trockadero de Monte Carlo.

La serata del 2 aprile si è aperta con il solo Occhi, del coreografo torinese Andrea Gallo Rosso, titolo già presentato al festival Interplay.

Petites Pièces è uno spettacolo che si compone di brevi coreografie, inframezzate da momenti esclusivamente musicali interpretati dal vivo dal pianista Ugo Mathieux e dal violinista Amaud Nuvolone, che accompagnano anche i danzatori in alcune coreografie. La ricerca coreografica di Crestale lavora, in quest’occasione, per offrire al pubblico un punto di vista su momenti di vita e si propone come un’indagine profonda sulle relazioni che si intrecciano fra gli esseri umani.

Ne sono un esempio particolarmente significativo la coreografia di apertura, dal titolo De vino, corpus, in cui due danzatori-fauni, sullo sfondo di una videoproiezione che rappresenta un vigneto, interagiscono ad un ritmo sempre più incalzante, fino a ubriacarsi di quell’uva che tanto significato ha, da sempre, nella cultura del mondo occidentale. Anche l’ultima delle Petites Pièces, Il muro, è interamente basata sulla relazione umana e sembra costruirsi a poco a poco, seguendo i gesti e le intenzioni dei due danzatori (Fabio Crestale e Alessio Carbone) che la interpretano: il lavoro si apre sviluppando la ricerca di movimento e contatto fra i due individui, che si trovano uniti, disuniti, complici ed estranei in uno spazio e in un luogo che condividono ma che non appartiene loro. Il muro interrompe la necessità di comunicazione con loro stessi e con il mondo esterno: sarà solo l’ascolto costante e profondo del loro intimo che li porterà alla vera ricerca e scoperta dell’altro. Molto interessanti anche le coreografie Ame qui vive, in cui i danzatori danno corpo agli strumenti musicali e alla musica, e Opposé, pièce creata da Fabio Crestale per Maggiodanza nel 2013, qui danzata da Alessio Carbone e Juliette Hilaire, in cui il dialogo fra due persone passa attraverso i più diversi stati emotivi, dalla paura e dall’allontanamento alla ricerca di sé e dell’altro nel contatto e nella vicinanza.

Vero e proprio gioiellino della serata la coreografia Scarpette Rosse, interpretata da Alberto Pretto (Nina Immobilashvili), che in perfetto stile Trockadero, en travesti, elegante e con un’espressività capace di comunicare con il pubblico in modo forte e diretto, si cala nei panni della protagonista del celebre film, Vicky Page, in una divertente parodia della fanciulla che danza fino alla morte, incapace di resistere al desiderio di indossare della scarpette che vivono di vita propria.

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