I primi passi dell’Operetta Italiana

di Elena D'Angelo
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Carissimi amici, riprendiamo il nostro racconto sull’affermazione dell’operetta in Italia. Prima, però, di parlare del momento esatto in cui tale genere di spettacolo s’impose in maniera definitiva, è indispensabile un rapido soffermarsi sugli avvenimenti musicali operettistici dei primi dieci anni del 900.

Il primo che, in tal senso, conseguì un grandissimo successo personale fu il Sig. Jules Burgmein (pseudonimo di Giulio Ricordi) che, con “La Secchia Rapita”, su libretto di Renato Simoni, rivestì di pregevoli motivi il magistrale testo del librettista tratto dal poema eroicomico del Tassoni. Anche “La Voce del Padrone” immortalò su disco il duetto tra Renopia e il Conte di Culagna, “Sul mio petto posa, oh bella”, uno dei brani più applauditi alla sua prima rappresentazione. Cercò poi di bissare tale successo con “Tapis d’Orient” (tradotto in “Tappeto Rosa”) del 1911, ma la guerra italo – turca di Libia sconsigliò di mettere in scena, in un periodo di forti tensioni, un’operetta ambientata proprio nel Medio Oriente. Infatti, la prima data, molto ben accolta in Belgio, non vide repliche sulle scene italiane. La scomparsa dell’autore nel 1912, oltre al grande vuoto che lasciò nell’editoria, fece cadere nell’oblio i lavori di Giulio Ricordi.

Non minore fu il plauso che toccò a Ruggero Leoncavallo con “Malbruk” (dedicato al grande baritono Ferruccio Corradetti) e, soprattutto, con “La Reginetta delle Rose”, magistralmente interpretata, fra le altre, da Gea Della Garisenda. Il successo riscosso da quest’operetta fece sì che, ancora negli anni 50, la radio italiana ne proponesse una pregevole edizione con protagonista Lina Pagliughi. Molti altri furono i titoli interessanti firmati da Leoncavallo, quali: “Prestami Tua Moglie”, “La Candidata” fino alla postuma “La Maschera Nuda”, terminata da Salvatore Allegra per espresso interessamento della moglie del compositore, messa in scena nel 1925.

Anche Alberto Montanari meritò la sua parte di successo con “Il Birichino di Parigi”, mentre Virgilio Ranzato, dopo il buon debutto nel 1909 di “Velivolo”, si affermò nel 1912 con “Ivonne”. Di quest’ultima ebbero grande fortuna i brani “La Serenata”, “Mazurka Russa” (Bocca Baciata) e l’applauditissima “Danza Negra”.

Giunge all’orizzonte il 1915, quando il giovane Giuseppe Pietri propone “Addio Giovinezza”, mentre Carlo Lombardo, dopo il successo de “La Polvere di Pirlinpinpin”, è sul punto di mettere in scena un lavoro di un compositore tedesco ma… ne parleremo la prossima volta.

Elena D’Angelo

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