Un vero Dalì ne “La Verità” di Daniele Finzi Pasca

di Miki Olivieri
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Uno spettacolo pieno di poesia, che mescola la danza, l’acrobazia, il teatro e la musica; 13 artisti in scena, riuniti attorno a un gigantesco fondale originale dipinto da Salvador Dal´i. “La Verità”, spettacolo che la Compagnia Finzi Pasca porta in scena al Piccolo Teatro Strehler di Milano dal 27 dicembre all’11 gennaio, ha un’origine rocambolesca e intrisa di magia. La mano del destino suggerisce il nuovo spettacolo, che segue il successo internazionale di Rain (nel 2009 al Piccolo Teatro, dove Finzi Pasca torna nel 2011 con Donka): la compagnia cerca l’idea per una nuova creazione in cui “l’acrobazia prenda il volo” e Dal´i è la scintilla che accende la fantasia.

Dimenticato in una cassa di legno, nel deposito di un teatro di New York, viene scoperto un meraviglioso fondale. è un pezzo unico, dipinto da Dal´i negli anni Quaranta per la scenografia del balletto Tristan fou, la sua versione “surrealista” dell’opera Tristano e Isotta di Richard Wagner.

Danzato dalla compagnia ‘International Ballet du Marquis Georges de Cuevas’, il “Tristano pazzo” va in scena per la prima volta il 15 dicembre 1944 all’International Theater di New York. Per questo balletto – storia di “amore nella morte e morte nell’amore” – Dal´i crea due fondali: La For^et des idylles au printemps (La foresta degli idilli in primavera), che rappresenta due grandi figure umane in forma d’albero; L’^Ile de la mort en automne (L’isola della morte in autunno) ispirata al quadro L’isola dei morti di Böcklin con, al centro, tre enormi teste di cavallo, riferimento al quadro I cavalli del faraone di Herring. Il primo fondale (quello di La Verità) è la scena di apertura di Tristan fou: un’immagine impressionante, folgorante. Per i critici di allora, “troppo imponente”.

Il modellino del fondale e gli schizzi originali del paesaggio, realizzati da Dal´i nel 1938 e rubati dai nazisti, dopo la guerra vengono ritrovati e affidati alla Fondazione Dal´i Figueras (Spagna). Il fondale ha invece una storia diversa: terminate le repliche di Tristan fou, scompare fino al Natale del 2010, quando la fondazione europea che ne ha acquisito la proprietà contatta Finzi Pasca, proponendogli di creare uno spettacolo in cui il fondale sia parte e ispirazione. La sola condizione è che l’identità del committente resti anonima. In giacenza per 60 anni negli scantinati del MET di New York, il fondale era appartenuto a una erede del Marchese Georges de Cuevas, peraltro moglie di un Rockfeller, finanziatore della produzione originale di Tristan fou.

 

“è stato un regalo di Natale”, racconta Daniele Finzi Pasca. “Il fondale è enorme, di una bellezza mozzafiato. Un vero Dal´i in scena”. Ed è appunto attorno a questo pezzo unico che si sviluppa l’idea dello spettacolo, una storia surreale di “mani con dita lunghissime, ombre che deformano le proporzioni; colori rosso sangue, bianco e il blu del mantello di Maria; scale sospese nel vuoto, equilibri impossibili, corpi che si dislocano, piume e paillettes, come se la storia prendesse vita in un vaudeville decadente nel quale un direttore cerca idee per risollevare le sorti della baracca”.

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